martedì 6 aprile 2010

In chiesa


Ieri era Pasquetta. Sono andato in chiesa. Non che sia andato in chiesa perché era Pasquetta: sono andato in chiesa perché qui da noi prima di Pasqua ci sono tre diverse processioni con tre diverse statue di Gesù e il giorno dopo Pasqua riportano dentro la chiesa l'ultima delle tre, quella del Gesù risorto, che è del '600. Prima la portano un po' in giro per il centro storico, poi in piazza San Francesco, dove fanno scoppiare tanti petardi che sembra di essere a Waterloo il giorno della batosta di Napoleone, poi la riportano in chiesa. E quindi ci sono andato anch'io.
È incominciata la messa. Da quando non credo più che all'ultimo piano viva un signore barbuto con un triangolo giallo dietro la testa, cioè più o meno dall'età di dodici o tredici anni, a messa mi è capitato di andarci per il funerale di mio padre e per un paio di matrimoni (di cui uno nella chiesa ortodossa russa di Parigi, dove naturalmente non ho capito una parola, anche se ho apprezzato i canti). Insomma, non sono proprio uno specialista.
Forse è anche per questo che non mi ricordo già più le prime parole che ha detto il prete. O per lo meno, se non le prime, almeno le seconde, perché mi pare che per prima cosa abbia salutato tutti. Subito dopo però ha incominciato a dire cose tipo "Meditiamo sui nostri peccati" (e lì via con un lungo momento di silenzio meditativo), "Mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa, ecc." che tutti naturalmente ripetevano e che sembrava che tutti fossero dei delinquenti patentati.
E a me sono girati i santissimi (il che magari è anche normale in chiesa, non so). Ma che cacchio di religione è questa, che per prima cosa, all'inizio del suo rito più importante fa dire a tutti i presenti una cosa che suona come "Sono un merda, una merda, una grandissima merda, però siccome Quello Là è uno buonissimo magari ce la faccio lo stesso"? Che cacchio di religione è questa che mette come primo atto l'autoumiliazione? Per carità, lungi da me l'idea di essere un ardente discepolo di Freud, Jung, Lacan and Co., ma siamo proprio sicuri che la chiave giusta per elevare un po' il proprio spirito risieda nel trattare sé stesso come una cacca di cane?
Sono uscito dalla chiesa passabilmente incazzato, però poi ero abbastanza contento. Sì, abbastanza contento di constatare quanto la chiesa mi sia estranea, quanto quel suo modo subdolamente umiliante mi sia insopportabile e quanto in realtà tutto questo mi sia talmente indifferente che non ci penso mai. Tutt'al più quando ho voglia di mandare avanti un blog...

P.S. Siccome tra i miei amici, conoscenti e famigli, quindi eventuali bloglettori, ce ne sono che in chiesa ci vanno, tengo a precisare che non intendo convincere nessuno. Non so bene con che diritto lo farei, visto che io sono uno che se può evita sempre di passare sotto una scala, di appoggiare il cappello sul letto, o di farsi attraversare la strada da uno di quei fottutissimi gatti neri che sembrano farlo apposta quando devo passare io. Chiedo solo a tutti i già citati amici, conoscenti e famigli la stessa indulgenza nei confronti del mio ateismo di quella che io mi sforzo di avere nei confronti del loro teismo. Immagino facilmente che il mio appaia loro tanto assurdo quanto il loro a me. (ma ce la farò a trattenermi dall'aggiungere, anche se in molto piccolo, che io almeno non sono assolutamente convinto di aver ragione? Eh, mi sa di no...)