lunedì 24 settembre 2018

Ti scrivo dal mio ufficio



Ciao.
Ti scrivo dal mio ufficio. Se vuoi, puoi passare a salutarmi. L'indirizzo è 31 Caroline Street North, Waterloo, Ontario - Canada N2L 2Y5. Semplice, no? Quando arrivi non lasciarti intimidire dalla scritta in lettere di bronzo sopra la porta d'ingresso:
Come tutti sappiamo vuole semplicemente dire che nessuno che non si interessi alla geometria entri qui
So già cosa obietterai con la tua aria da saputello, mi dirai che quella citazione è sbagliata, che la scritta che appariva sopra la porta d'ingresso dell'Accademia di Platone diceva in realtà che nessuno non portato per la geometria entri qui. Ma così dicendo avrai solo perso un'altra occasione di tacere, visto che la sostituzione di nessuno che non si interessi alla geometria con nessuno non portato per la geometria è voluta. Voluta da chi? Dai fondatori del Perimeter Institute, che, come lo spiega una scritta all'interno della porta, ci tenevano a far sapere che il loro lavoro lo svolgono per condividere la gioia delle loro scoperte con l'insieme della comunità.
Già, perché è qui che mi trovo, al Perimeter Institute for Physical Research di Waterloo, nell'Ontario, un centro di ricerca sulla fisica quantistica tra i più importanti al mondo. E mi hanno dato un ufficio tutto per me, il 267, al secondo piano — che per noi sarebbe il primo, ma non importa — anche se starò qui solo quattro giorni e anche se sono solo un guitto itinerante. Questi fisici sono pazzi.
Ma anche molto gentili, tant'è che quello che mi ha preceduto in questo stesso ufficio, usato solitamente dai fisici di passaggio, mi ha lasciato sulla lavagna tutta una serie di equazioni, sperando forse che le avrei risolte per il bene comune. Mmmhhh…
Tanto per darti un'ulteriore idea di quanto i fisici siano pazzi, se sono qui lo devo alla splendida Krista Blake, che svolge ufficialmente il compito di Catalizzatrice delle arti, della cultura e dell'immaginazione. Insisto: non è che sia lei che dice che quello è ciò che fa di mestiere, è proprio il suo titolo ufficiale: Catalyst of the Arts, Culture and the Imagination. Te lo immagini un titolo così in un'università nostrana?
Questa mia piccola tournée nordamericana, con tre date, due in altrettanti college dello Stato di New York e una qui in Canada, più che un sogno è una cosa che non avrei mai nemmeno osato sognare quando, più di dieci anni fa, mi è venuta l'idea di lavorare a un racconto sulla fisica. Già fare la prima dello spettacolo in occasione del festival della scienza di Genova era stato eccitante, ma qui, più che un bambino in un negozio di caramelle mi sento come un bambino al quale il negozio di caramelle l'hanno regalato. E più che un negozio è tutto un  centro commerciale ed è pieno solo di caramelle.
Ed eccomi qui, seduto a scrivere, con fuori dalla finestra il laghetto del Waterloo Park, mentre dal computer, piano, per non disturbare i vicini, escono le note del bellissimo CD del 2013 Hagar's Song, di Charles Llloyd e Jason Moran. 
Mi viene voglia di starmene qui a non far niente, solo a godermi questi momenti. Oltretutto il pass che ho in tasca mi dà accesso al Perimeter giorno e notte, quindi mi sa che stanotte dormirò qui, per terra. Ma forse prima andrò a comprarmi una grossa catena e mi legherò a non so bene cosa ma a qualcosa, perché io qui ci voglio restare per sempre, voglio mangiare tutti i giorni al Black Hole Bistro, il Caffè del buco nero, anche solo per le cose che quelli che lo gestiscono mettono su internet. In questo momento suggeriscono il rinfrescante sciroppo di menta in questi termini:
I neuroni incaricati di sentire il freddo emettono una proteina chiamata TRPM8. Quando questa proteina raffredda si apre come un portone e lascia entrare gli ioni presenti nell'aria dentro il neurone. Il cambiamento della carica elettrica all'interno del neurone e il messaggio “ricettori di freddo attivati!” viene mandato al cervello attraverso il sistema nervoso centrale.
Questa è biologia. Ma il fatto è che la TRPM8 non risponde solo al freddo. Risponde anche al mentolo, il composto cristallino presente nella menta e negli olii di menta. Perché il mentolo si aggrappi alla maniglia chimica della TRPM8 non lo sappiamo, ma una volta che la maniglia è girata la TRPM8 apre il cancello e i neutroni che rispondono al freddo vengono attivati.
Quei neutroni lanciano un solo tipo di messaggio e il risultato — straordinario — è che il sapore della menta è indistinguibile dalla sensazione di freddo. Urrà!
Cosa vuoi che ti dica, io in un caffè che si fa pubblicità in questi termini ho voglia di passarci altro che quattro giorni; settimane, mesi, anni. Quindi se capiti dalle parti di casa mia e ti viene voglia di suonare il campanello non stupirti se non ti rispondo. Sai dove sono.

venerdì 14 settembre 2018

Mai mi sarei aspettato questo nuovo amore



Non so se ti piace scrivere a mano. A me sì. Sopratutto con una stilografica, magari la bella Montblanc Meisterstück che la mia allora suocera mi regalò qualche anno fa, oppure la Pelikan M120 (a pennino largo) che mi sono comprato l'anno scorso e che è la replica esatta di quella che avevo alle elementari. Le carico con inchiostri inglesi, i Diamine (pronuncia dàiamin), che trovo nel negozietto della Casa della stilografica, in via Cavour, a Firenze, e che hanno bellissimi colori.
Ma ho voluto provare qualcosa di nuovo, anche se con una certa reticenza, visto che quello che avevo letto sulla Palomino Blackwing 602 mi sembrava davvero esagerato. Va bene, la usava Steinbeck, la usavano e usano Leonard Bernstein, John Williams e Quincy Jones, ma quelli sono musicisti… Cosa vuoi che ne sappiano delle penne?
Già, ma il fatto è che la Palomino Blackwing 602 non è una penna, è una matita.
Fu fabbricata dalla Eberhard Faber Pencil Company, che si trovava a New York, là dove oggi c'è il palazzo dell'ONU, dal 1934 all'88, poi dalla fabbrica americana della norimbergana Faber Castell dall'88 al '94 e in seguito dall'illinoisiana Stanford dal '94 al '98. Quell'anno, forse per protesta contro la nascita quasi contemporanea di Rihanna e di Adele, ma non ne sono sicuro, comunque non si sa, la Palomino sparì. Nel giro di un paio di lustri la si trovava solo a 40 o anche 50$ su ebay. Alcuni pezzi “antichi” raggiunsero i 100$. Vabbè…
Il 10 ottobre 2010, miracolo: come un volgare figlio di falegname palestinese e di madre vergine, ma grazie alla California Cedar Products, oggi Cal Cedar, la Palomino Blackwing 602 risorse. Alleluia!
Anzi no. Come direbbe il Commissario Montalbano: “Alleluia 'sta minchia!” La ragione? Semplice: come si era permesso Charles Berolzheimer, la cui famiglia fabbricava matite in Baviera da più di un secolo e che adesso possedeva la California Cedar Products, di “migliorare” la 602? Si può migliorare un quadro di Leonardo? Una scultura di Michelangelo? Un'opera di Verdi? Siamo seri... E infatti i fan protestarono vigorosamente.
Basterà ricordare che il corpo della matita da grigio diventò nero lucido (!); che la gomma fissata all'estremità da rosa diventò bianca (!!); che la formula della grafite fu modificata (!!!). Basta capire queste cose per non trattenere un urlo disumano. Agggrrrrhhh!!!
Ma poco per volta le cose cambiarono e i puristi si calmarono, forse anche perché la gomma ridiventò rosa, ma non ne sono sicuro, comunque non si sa.
Ciò che si sa per certo — anche se, diciamo la verità, lo sanno in pochi e se lo so io è perché c'ero — è che questa mattina, verso le 11 e 40, ora della East Coast, io sottoscritto qui presente e scrivente sono entrato nel negozio CW Pencils, sito al numero civico 15 di Orchard street, nel cuore di quel Lower East Side un tempo chiamato Kleindeutschland (che è un po' come dire Little Italy, ma in tedesco) prima di diventare un'enclave ebrea e poi latina, per finire, come tutto il sud di Manhattan, per trasformarsi in via chic, e mi sono comprato non solo una Palomino Blackwing 602, ma pure un temperino metallico sfavillante che sembra d'oro massiccio e (ma ciò che sto per scrivere merita una e maiuscola, magari pure in grassetto, quindi) E un point guard anche lui sfavillante, che ti spiego subito se mai non lo sapessi che un point guard è un cappuccio metallico protettivo nel quale infilare la punta della matita e che ti evita che la stessa punta si spezzi se metti la matita non so bene dove, ma comunque là dove le punte delle matite rischiano di spezzarsi.
Fatto questo, sono andato a sedermi in una di quelle tristi mescite che da queste parti chiamano café con una f sola e l'accento sbagliato, ho estratto dallo zaino la Palomino Blackwing 602 e il suo sfavillante temperino, le ho fatto una punta che più bella non si poteva, ho estratto — sempre dallo zaino — il piccolo carnet di marca Legami e di colore azzurro (un po' troppo azzurro a mio gusto, ma vabbè…) al quale ho permesso di sorvolare l'oceano in mia compagnia, l'ho aperto e, pur con una certa reticenza iniziale, ho scritto questa frase: “Vediamo come scrive questa Palomino Blackwing. Urca! Ma scrive proprio bene! Molto, molto bene! Ma è incredibile! Non ha niente a che vedere con le matite “normali.” Urca urca urca!!! Ma pensa tè!!!”
Poi mi sono messo a ululare come un volgare licantropo fino all'arrivo della polizia.
Adesso è notte. Sono in una cella del 5th Precint, in compagnia di uno spacciatore di Medellín e di un'attempata prostituta, nonché ex-maestra di asilo, originaria del Kansas. Circa un'ora fa un tenente mi ha detto che se la smettevo di ululare domattina mi avrebbe lasciato uscire. Allora ho smesso. Con fatica, ma ho smesso.
Meno male, così potrò andarmi a comprare una dozzina supplementare di Palomino Blackwing 602. O magari due dozzine, non ne sono sicuro, comunque non so, vedrò sul posto.
Chi l'avrebbe mai detto che questo nuovo e inatteso amore mi avrebbe sconvolto la vita? Urca urca urca! Che bello che bello che bello!
Come forse non l'avrebbe mai urlato ai quattro venti Søren Kierkegaard, che già era uno che non urlava molto — figuriamoci poi ai quattro venti… — ma come l'avrebbe di sicuro zirlato Dean Martin, al secolo Dino Paul Crocetti, that's amore (tippy-tippy-tay, tippy-tippy-tay).
Ahuuuuuuuu!