venerdì 14 settembre 2018

Mai mi sarei aspettato questo nuovo amore



Non so se ti piace scrivere a mano. A me sì. Sopratutto con una stilografica, magari la bella Montblanc Meisterstück che la mia allora suocera mi regalò qualche anno fa, oppure la Pelikan M120 (a pennino largo) che mi sono comprato l'anno scorso e che è la replica esatta di quella che avevo alle elementari. Le carico con inchiostri inglesi, i Diamine (pronuncia dàiamin), che trovo nel negozietto della Casa della stilografica, in via Cavour, a Firenze, e che hanno bellissimi colori.
Ma ho voluto provare qualcosa di nuovo, anche se con una certa reticenza, visto che quello che avevo letto sulla Palomino Blackwing 602 mi sembrava davvero esagerato. Va bene, la usava Steinbeck, la usavano e usano Leonard Bernstein, John Williams e Quincy Jones, ma quelli sono musicisti… Cosa vuoi che ne sappiano delle penne?
Già, ma il fatto è che la Palomino Blackwing 602 non è una penna, è una matita.
Fu fabbricata dalla Eberhard Faber Pencil Company, che si trovava a New York, là dove oggi c'è il palazzo dell'ONU, dal 1934 all'88, poi dalla fabbrica americana della norimbergana Faber Castell dall'88 al '94 e in seguito dall'illinoisiana Stanford dal '94 al '98. Quell'anno, forse per protesta contro la nascita quasi contemporanea di Rihanna e di Adele, ma non ne sono sicuro, comunque non si sa, la Palomino sparì. Nel giro di un paio di lustri la si trovava solo a 40 o anche 50$ su ebay. Alcuni pezzi “antichi” raggiunsero i 100$. Vabbè…
Il 10 ottobre 2010, miracolo: come un volgare figlio di falegname palestinese e di madre vergine, ma grazie alla California Cedar Products, oggi Cal Cedar, la Palomino Blackwing 602 risorse. Alleluia!
Anzi no. Come direbbe il Commissario Montalbano: “Alleluia 'sta minchia!” La ragione? Semplice: come si era permesso Charles Berolzheimer, la cui famiglia fabbricava matite in Baviera da più di un secolo e che adesso possedeva la California Cedar Products, di “migliorare” la 602? Si può migliorare un quadro di Leonardo? Una scultura di Michelangelo? Un'opera di Verdi? Siamo seri... E infatti i fan protestarono vigorosamente.
Basterà ricordare che il corpo della matita da grigio diventò nero lucido (!); che la gomma fissata all'estremità da rosa diventò bianca (!!); che la formula della grafite fu modificata (!!!). Basta capire queste cose per non trattenere un urlo disumano. Agggrrrrhhh!!!
Ma poco per volta le cose cambiarono e i puristi si calmarono, forse anche perché la gomma ridiventò rosa, ma non ne sono sicuro, comunque non si sa.
Ciò che si sa per certo — anche se, diciamo la verità, lo sanno in pochi e se lo so io è perché c'ero — è che questa mattina, verso le 11 e 40, ora della East Coast, io sottoscritto qui presente e scrivente sono entrato nel negozio CW Pencils, sito al numero civico 15 di Orchard street, nel cuore di quel Lower East Side un tempo chiamato Kleindeutschland (che è un po' come dire Little Italy, ma in tedesco) prima di diventare un'enclave ebrea e poi latina, per finire, come tutto il sud di Manhattan, per trasformarsi in via chic, e mi sono comprato non solo una Palomino Blackwing 602, ma pure un temperino metallico sfavillante che sembra d'oro massiccio e (ma ciò che sto per scrivere merita una e maiuscola, magari pure in grassetto, quindi) E un point guard anche lui sfavillante, che ti spiego subito se mai non lo sapessi che un point guard è un cappuccio metallico protettivo nel quale infilare la punta della matita e che ti evita che la stessa punta si spezzi se metti la matita non so bene dove, ma comunque là dove le punte delle matite rischiano di spezzarsi.
Fatto questo, sono andato a sedermi in una di quelle tristi mescite che da queste parti chiamano café con una f sola e l'accento sbagliato, ho estratto dallo zaino la Palomino Blackwing 602 e il suo sfavillante temperino, le ho fatto una punta che più bella non si poteva, ho estratto — sempre dallo zaino — il piccolo carnet di marca Legami e di colore azzurro (un po' troppo azzurro a mio gusto, ma vabbè…) al quale ho permesso di sorvolare l'oceano in mia compagnia, l'ho aperto e, pur con una certa reticenza iniziale, ho scritto questa frase: “Vediamo come scrive questa Palomino Blackwing. Urca! Ma scrive proprio bene! Molto, molto bene! Ma è incredibile! Non ha niente a che vedere con le matite “normali.” Urca urca urca!!! Ma pensa tè!!!”
Poi mi sono messo a ululare come un volgare licantropo fino all'arrivo della polizia.
Adesso è notte. Sono in una cella del 5th Precint, in compagnia di uno spacciatore di Medellín e di un'attempata prostituta, nonché ex-maestra di asilo, originaria del Kansas. Circa un'ora fa un tenente mi ha detto che se la smettevo di ululare domattina mi avrebbe lasciato uscire. Allora ho smesso. Con fatica, ma ho smesso.
Meno male, così potrò andarmi a comprare una dozzina supplementare di Palomino Blackwing 602. O magari due dozzine, non ne sono sicuro, comunque non so, vedrò sul posto.
Chi l'avrebbe mai detto che questo nuovo e inatteso amore mi avrebbe sconvolto la vita? Urca urca urca! Che bello che bello che bello!
Come forse non l'avrebbe mai urlato ai quattro venti Søren Kierkegaard, che già era uno che non urlava molto — figuriamoci poi ai quattro venti… — ma come l'avrebbe di sicuro zirlato Dean Martin, al secolo Dino Paul Crocetti, that's amore (tippy-tippy-tay, tippy-tippy-tay).
Ahuuuuuuuu!