lunedì 19 aprile 2010

Adrenalina

Stamattina il mio giornale mi ha detto che il papa ha pianto. Poverino. Era a Malta e ha pianto in compagnia di otto giovani che erano stati violentati da preti. Ha consacrato loro "una ventina di minuti", dice il mio giornale, nei quali, dopo una preghiera comune e prima di una benedizione, ognuno "ha raccontato la sua storia". A occhio e croce, contando un paio di minuti per preghiera, lacrime  e benedizione,  ogni ragazzo violentato ha avuto a sua disposizione ben due minuti e quindici secondi per raccontare la sua storia. All'uscita, uno di loro si è dichiarato commosso e sollevato.
Che meraviglia! Un capolavoro di comunicazione. Un altro grande successo adrenalinico.
Il mondo oggi, o almeno il nostro mondo occidentale, è dominato dall'adrenalina. Sesso, tifo, politica spettacolo, mercato dell'arte, ideologie sempre più intransigenti, tutto sembra basato su quell'ormone della classe delle catecolammine, così notoriamente chiamate perché contengono sia un gruppo amminico che il catecolo, un orto-diidrossi-benzene.
Tiger Woods ha pianto, prima di lui l'avevano fatto un paio di predicatori americani sorpresi con prostitute, adesso piange anche il papa. Ha proprio ragione Belusconi: la soluzione è il partito dell'amore. Piangiamo sui nostri peccati e che poi nessuno osi più venirci a rompere le balle con fesserie tipo giustizia o risarcimento.
Il bello del pianto è che non hai nemmeno bisogno di scendere in particolari. Che bisogno c'è di andare a raccontare le singole storie, di cercare le singole responsabilità e di punire i colpevoli? Se poi la vittima piange con te, allora tombola! Chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdammoce 'o passato...
Ricordiamoci allora di un altro esempio, l'unico che mi venga in mente da contrapporre a questo diluvio lacrimale: la Truth and Reconciliation Commission voluta da Nelson Mandela. Lì non si trattava di piangere, ma di offrire un eventuale perdono ai colpevoli solo dopo il racconto dettagliato dei loro misfatti di fronte alla vittime e a tutta la nazione. Lì si affermava il diritto delle vittime a sapere e a far sapere.
Ma qui dove sono i preti colpevoli, i vescovi che scopavano la polvere sotto il tappeto, i cardinali muti e ciechi? Chi sono, chi erano? Non voglio sapere i loro nomi e le loro storie per bollarli a vita. Li voglio sapere perché la dignità della vittima è impossibile in questi casi senza un minimo sforzo di dignità del colpevole.
Non bastano le lacrime del capo, la sua contrizione, la sua incapacità a rispondere a domande precise. Il suo silenzio di oggi è colpevole e indecente quanto quello di ieri.
E scusate per questa specie di mini-editoriale, ma è proprio che i santissimi mi girano a velocità vertiginosa.