mercoledì 14 aprile 2010

Due italiani, l'indomani

È logico che, dopo quello che ho scritto ieri, abbia voluto ad andare a vedere cosa dicesse oggi La Nuova Sardegna.
Nel titolo dell'articolo dedicato al seguito dell'aggressione razzista, le due vittime sono ancora chiamate i "fratelli congolesi", nonostante la loro nazionalità italiana.
Nel corpo dell'articolo però si parla dei "due fratelli di padre congolese e madre algherese" e, più in là, dei "due giovani di colore".
Ma Gianni Olandi, autore dell'articolo, sembra non farcela proprio con questa storia. È così che ci spiega che "questi ragazzi (sono) cresciuti nella globalizzazione e in una società multietica". Sì, multietica, senza la n, classico lapsus degno di comparire nella Psicopatologia della vita quotidiana di Freud. Immagino volentieri il sorriso ironico del vecchio dottore viennese davanti all'assenza di questa n. Il suo possibile commento consisterebbe probabilmente nel far notare come, davanti allo sforzo di trattare i due ragazzi come se fossero "normali", l'inconscio dell'autore si è divertito a inventare comunque una nozione di multietica che li rigetta dentro un mondo che non è il nostro. A meno che quest'etica multipla non sia un modo di tranquillizzare il lettore mettendolo al riparo da ogni tipo di pur minima collusione coi colpevoli, come sembra sottolineare la frase che definisce l'aggressione "così lontana dalla mentalità e dal vivere quotidiano della gente algherese". Ahimé, anche gli aggressori fanno parte della "gente algherese". O no?
A meno che non esistano tre etiche: quella dei due "giovani congolesi", quella della "gente algherese" e quella dei sei balordi colpevoli dell'aggressione, che possono quindi apparire come alieni, il che tranquillizza tutti.
La realtà però è un'altra: i due giovani italiani di padre congolese (uno è cuoco in un ristorante di Bruxelles, l'altro studente universitario a Sassari), gli aggressori e gli algheresi in generale fanno parte della stessa società. Per multietnica che questa stia diventando, mi pare che continui, o dovrebbe comunque continuare ad affondare le sue radici in un'etica che non preveda di poter prendere a sassate un concittadino solo perché ha la pelle più scura di un altro. O no?