venerdì 15 marzo 2013

Un'insana passione

Non so nemmeno io più bene come la cosa sia incominciata, ma qualche mese fa mi sono lasciato sopraffare da un'insana passione cruciverbistica. Alla sera, prima di addormentarmi, non leggo più: una matita nella mano destra, una gomma nella sinistra, cerco disperatamente di ricordare quale sia stato il luogo di nascita di Einstein (Ulma), chi abbia scritto l'Elegia, sive de miseria (Arrigo da Settimello, e ci lo conosce?), nonché di indovinare, attraverso improbabili incroci, quale sia la “salsa per la cacciagione” (io sono vegetariano!) con una a al terzo posto, una d al quinto e una f al sesto (chaudfroid). Il tutto stramaledicendo Alessandro Bartezzaghi, condirettore della Settimana enigmistica e figlio di quel Piero che sentivo regolarmente stramaledire cinquant'anni fa da mio padre e mia madre. 
Sono un cruciverbista mediocre. Intanto, più di trent'annni di vita all'estero mi precludono ogni possibilità di indovinare i nomi di cantanti, presentatori televisivi e soubrette di ogni genere e tipo; idem per i titoli dei film, che spesso cambiano radicalmente da una lingua all'altra. Poi, non avendo frequentato né liceo, né università, sono paralizzato di fronte all'imperiosa necessità di trovare nomi di filosofi minori, oscuri scrittori e movimenti letterari marginali dei quali non ho mai sentito la minima mancanza. Ho sempre vissuto benissimo ignorando il nome di Eubulide di Mileto e di Pompeo Trogo, e pure l'esistenza del Crepuscolarismo! 
Ci sono poi stati i miei trenta e passa anni all'estero. Credi davvero che uno passa tutto quel tempo in Francia e altrove possa sapere che gli scaratafacci sono dei “quaderni malridotti” e che gli abitanti di Assisi sono assisiati, con la t?
Questo per quel che riguarda Bartezzaghi. C'è poi l'ancora più perfido Malaguti, che pretenderebbe io sapessi che l'”arte del gestire parlando” è la chironomia, che il “regolo del goniometro” si chiama alidada e che nella Carmen c'è un contrabbandiere che porta l'improbabile nome di Dancairo. A queste risposte certe volte ci arrivo, lettera dopo lettera, attraverso la soluzione delle parole che le incrociano. Ma anche in questi casi non posso evitare di aspettare il venerdì seguente (così lontano...!) per andare a verificare l'esattezza delle mie deduzioni sulla penultima pagina della Settimana enigmistica seguente. 
Pare che il diabolico inventore delle parole crociate sia stato un giornalista, nonché violinista dell'orchestra sinfonica di Pittsburgh, tale Arthur Wynne, nativo di Liverpool. Ecco il suo primo cruciverba, del 21 dicembre 1913:
Fill in the small squares with words which agree with the following definitions:
2-3. What bargain hunters enjoy.6-22.What we all should be.
4-5. A written acknowledgment.4-26. A day dream.
6-7. Such and nothing more.2-11. A talon.
10-11. A bird.19-28. A pigeon.
14-15. Opposed to less.F-7. Part of your head.
18-19. What this puzzle is.23-30. A river in Russia.
22-23. An animal of prey.1-32. To govern.
26-27. The close of a day.33-34. An aromatic plant.
28-29. To elude.N-8. A fist.
30-31. The plural of is.24-31. To agree with.
8-9. To cultivate.3-12. Part of a ship.
12-13. A bar of wood or iron.20-29. One.
16-17. What artists learn to do.5-27. Exchanging.
20-21. Fastened.9-25. To sink in mud.
24-25. Found on the seashore.13-21. A boy.
10-18. The fibre of the gomuti palm.

Ci ho passato sopra un bel po' di tempo. Ma quel che mi ha colpito è stata la malignità della definizione 18-19: what this crossword is (cos'è questo cruciverba), la cui soluzione è hard (difficile), il che dà subito a vedere la dose di sadismo e di perversità necessaria a creare parole crociate. 
Tra le maledizioni che lancio ad ogni parola che non trovo ce n'è sempre una per il Cavaliere del Lavoro Gr. Uff. Dott. Ing. Giorgio Sisini, Conte di Sant'Andrea, fondatore e direttore della Settimana Enigmistica per 41 anni (vedi l'ultima pagina della rivista).
Questo Sisini, mi spiega il sito http://www.telesanterno.com/23-gennaio-1932-un-nobile-sardo-inventa-la-settimana-enigmistica-0123.html, era un nobile romangio (la Romangia è una regione storica della Sardegna nordoccidentale, bestia!), figlio del fondatore del Rotary club della Sardegna, nonché “importatore e promotore dei più aggiornati mezzi della meccanica agraria (a Cagliari aprì ben tre negozi di macchine agricole)”. Ma perché non ha continuato a vendere macchine agricole?! Io adesso continuerei a leggere romanzi e saggi, invece di autoumiliarmi di fronte a quella che mi appare improvvisamente come la mia ignoranza abissale.
E invece no, si è anche riprodotto, visto che oggi la rivista è diretta da un altro Sisini, non so se figlio o nipote del primo, tale Francesco Baggi Sisini, che il Corriere della sera del 15 luglio 2008 definiva “cattolicissimo imprenditore che ha creato, accanto a una struttura societaria 'in chiaro', un arcipelago di holding estere dove è custodita buona parte del patrimonio” familiare. (http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/15/Settimana_enigmistica_polizze_finanza_passioni_co_9_080715105.shtml). Maledetti tutti i cattolicissimi imprenditori che creano holding dove è custodita buona parte dei loro patrimoni familiari!!!
Se almeno fossi rimasto fedele alle mie abitudini infantili! A quei tempi, quando in televisione c'erano Rintintin e il Mago Zurlì, La Settimana Enigmistica me la portavo in bagno, oasi di pace. Ma non mi sognavo nemmeno di provare le parole crociate. Leggevo le barzellette (quelle con i disegni, non quelle di Risate a denti stretti, che non mi facevano ridere). Finite le barzellette con quella muta e a striscia dell'ultima pagina, tornavo lentamente indietro, leggendo Strano, ma vero! (un capolavoro), Forse non tutti sanno che... (anche questo niente male) e le "Spigolature", che avevano però il difetto di non essere illustrate. Non che tralasciassi Leggendo qua e là...: è semplicemente che quella rubrica non c'era ancora. Dell'edipeo enciclopedico mi intimoriva il titolo, e quindi non mi ci avventuravo. Tutt'al più, una volta terminati i miei bisogni, andavo a recuperare una matita per annerire le parti appuntate di Che cosa apparirà? e unire i punti numerati della pista cifrata. Tutto qua. E stavo benissimo! Cosa mi è venuto in mente di attaccarmi alle parole crociate?
Ho anche una confessione da fare: confesso che un paio di volte, in occasione di viaggi in treno, ho comperato un'altra rivista. Sì, ho tradito il Conte con Il corriere enigmistico, che è praticamente una fotocopia della più illustre Settimana, con la differenza che le soluzioni ai giochi e cruciverba li trovi nel numero stesso, senza dover aspettare una settimana. Ho voluto fare il furbo, ma l'ho pagata cara. Credevo che avere le soluzioni nello stesso numero fosse meglio, e invece no. Appena ti manca una parola, comincia a venirti la tentazione di andarla a vedere nelle ultime pagine. Allora ti dici “no, aspetta, magari la trovi dopo”. È un po' come quando sai che hai già fumato troppe sigarette e ti viene voglia di fumarne un'altra. Cerchi di resistere, magari resisti anche per un po', ma poi, che tu abbia resistito 5 o 50 minuti, quando te la fumi (perché te la fumi, ovviamente) ti senti comunque sconfitto, privo di volontà, debole, incapace, umiliato. Una volta che sei andato a verificare una parola non ti serve più a niente resistere strenuamente, come Leonida alle Termopili, prima di verificarne un'altra: anche se ce la fai (ed è dura...), lo smacco della prima sconfitta resta intatto e non è minimamente scalfito da questa nuova prova di coraggio.
Insomma, i cruciverba, che dovrebbero essere un gioco e che potrebbero magari rassicurarti sullo stato delle tue conoscenze, sono in realtà più simili a dei riti di autoflagellazione da Settimana Santa che a dei piaceri enigmistici. Che sia per questo che già godo all'idea che stasera potrò attaccare La Settimana enigmistica n° 4222, anno 82, Euro 1,50 (in Italia)?
Il primo numero, 23 gennaio 1932