giovedì 21 marzo 2013

Un po' di musica

The Incredible String Band

Ieri eravamo tre in furgone, Elena, Silvia e io. Un camionista si è addormentato al volante all'uscita del tunnel del Monte Bianco ed è andato a incastrarsi nei gabbiotti del pedaggio. Risultato: tre ore e mezza di attesa. Per carità, spero che il camionista non si sia fatto male, MA NON AVREBBE POTUTO ANDARE A INCASTRARSI IN UN ALTRO POSTOOOOO???!!!
Quando abbiamo potuto rimetterci in moto Elena ha tirato fuori un CD dei Duran Duran. Una tortura. Un incubo. Un'informe melassa anni '80. Uno schifo.
Allora ho deciso di vendicarmi. Ho lasciato finire il pezzo, ho sfoderato l'IPod, l'ho connesso con l'apposito cavetto all'autoradio, e VLAM!, ecco l'Incredible String Band in tutta la sua gloria. Puro nettare hippy. Goduria peace and love. Estasi garantita 100% biologica.
Le due ragazze hanno sorriso, tanto per non ridermi in faccia, a me, l'anzianotto. Ma forse il seme ero riuscito a piantarlo lo stesso dentro quei cervellini bacati da da troppa Disco music. Chissà...
Lo so, l'Incredible String Band è un gruppo quasi sconosciuto in Italia. E allora ecco giunto anche per te il momento di scoprirlo. Qui http://www.youtube.com/watch?v=DgQuVeMOyAk potrai ascoltare un album intero. Ma attento! È taaanta robbba! Poi, se vuoi, ridi pure, o chiamami vecchio figlio dei fiori rincitrullito. Peggio per te.
Intanto la macchina dei ricordi si era messa in moto e io mi sono messo a raccontare.
L'ISB (troppo lungo da scrivere ogni volta) me l'aveva fatta scoprire nel '71, a Toronto, il mio amico Stephen Martineau, forse lo stesso giorno che mi fece ascoltare Facing you di Keith Jarret. Stephen era figlio di un pastore scozzese (un presbiteriano, non un cane, bestia!). Volendo sfuggire all'influenza paterna si era arruolato nella gloriosa RAF ed era diventato pilota di caccia, con base a Singapore. Stancatosi però anche dei caccia, lasciò l'aviazione, sposò una newyorkese di nome Barbara, e partì con lei per il Canada. A Toronto entrambi divennero professori, lei a Scarborough College, lui alla University of Toronto. Mentre Stephen si occupava della mia educazione musicale, Barbara mi parlava di femminismo e mi obbligava, praticamente con la forza, a leggere Gertrude Stein, che mi misi ad amare almeno quanto avevo amato Walter Scott la prima volta che avevo letto Ivanhoe. Pensa che qualche anno dopo avrei scelto proprio Gertrude come secondo nome da dare a mia figlia, che da allora nutre nei miei confronti un rancore indomabile.
Quando mi sposai per la prima volta, secoli fai, ricevetti da Stephen e Barbara un misteriosissimo telegramma che diceva “Mazel tov – Lang may yer lum reek – Barbara and Stephen”. Se la comprensione di Mazel tov fu facilitata dal sapere che Barbara era ebrea, mi ci volle molto più tempo per scoprire che lang may yer lum reek è un classico augurio in lingua scozzese che significa 'possa il tuo camino bruciare per molti anni'. Il che non fu poi il caso, ma non importa.
Comunque sia, rendendomi conto che fare ascoltare alle due fanciulle l'Incredible String Band era stato un colpo basso, ho smanettato sull'IPod fino a trovare You can't always get what you want, degli Stones (http://www.youtube.com/watch?v=OagFIQMs1tw). Approvazione generale. E ricordi a gogò.
Parigi, forse l'inverno del '69. Ci ritroviamo con qualche amico a casa di Tanith, vicino all'École Militaire. Tanith era una filiforme anglo-italo-francese, bella e intrigante come Jane Birkin in Blow up di Antonioni (peraltro pessimo film, se rivisto oggi). Il giradischi fa il suo dovere e gli amici pure, visto che numerose sigarette di quelle che fanno ridere circolano da una mano all'altra. Dopo un po' mi rendo conto di essere molto più di là che di qua. Mi avvicino al giradischi, afferro le cuffie, le collego al marchingegno, mi siedo per terra e me le piazzo sulle orecchie. Ed è proprio allora, proprio in quell'istante lì che incomincia You can't always get what you want. Cosa posso dire? Che ancora oggi, più di 42 anni dopo, mi ricordo perfettamente che: 1) il coro dei bambini all'inizio va avanti come minimo per otto ore e, 2), che quel finalone modello Grande porta di Kiev di Musorgskij nella versione orchestrata da Ravel ne dura almeno dodici. Lo so che sui CD di oggi non è più vero, non sono mica stupido. Ma so perfettamente che almeno su quell'LP là, quel giorno là, a casa di Tanith, vicino all'École Militaire tutta lanzone durò almeno diciannove ore (o ventuno, non sono sicuro). Lo so perché c'ero. Lo so perché quando ho riaperto gli occhi alla fine del pezzo e mi sono accorto che tutti mi stavano guardando in silenzio, Michel ha detto wow! E so anche che raramente wow! ha avuto più ragione di risuonare in questo basso mondo.
L'anno dopo ho abitato qualche mese a Parigi, dall'altra parte dell'École Militaire, a casa di Ariane, un'infermiera, in una viuzza che si chiamava Passage de la vierge. Se conoscete un nome di viuzza più bello di quello, fatemelo pure sapere. Ma non credo che esista.