Beppe Grillo a Marina di Bibbiena
Quando, un paio di giorni fa, ho visto
questa fotografia sui giornali, sono rimasto perplesso. Perché mai,
mi sono chiesto, Beppe Grillo si è fatto immortalare in questa
improbabile tenuta davanti alla sua villa sulla spiaggia di Marina di
Bibbona? Ovviamente non per non farsi riconoscere dai numerosi
giornalisti presenti; casomai per affermare visivamente la sua
non-disponibilità ad essere intervistato.
Ma è la giacca in sé che mi ha più
incuriosito E ho voluto saperne di più.
La giacca è della marca Ai Riders
on the Storm, sul sito della
quale leggo: “Pensato e disegnato da Giovanni Chicco,
arriva un nuovo e originale progetto, garantito da 3 brevetti e la
cui licenza è stata affidata a Comei & Co”.
Sulla stessa pagina (http://www.ai-storm.com/about.php)
leggo poi un'arzigogolata dichiarazione di intenti, in tipico
linguaggio pubblicitese:
“Ai storm è pianificare itinerari
avventurosi. Trovare compagni di viaggio. Accettare le sfide.
Condividere una storia. Rompere il ghiaccio. Guardare attraverso il
vento. Scegliere una destinazione. Evadere. É stupire gli amici. É
essere a proprio agio. É essere protetti da un guscio di futuro. É
riuscire a vedere il mondo con colori diversi. É la giacca pirata
come certe navi certi dischi certe bandiere. É raggiungere la
consapevolezza della propria dimensione di spazio e di tempo. É
amore. É amicizia. È iniziare a cambiare se stessi indossandola. Ai
storm é una giacca da cittadino del pianeta pensata per lanciarsi
alla scoperta del globo. Cambia i colori i rumori la musica e la
vita. Rimane integra sotto ogni minaccia etica ed estetica”.
Beh,
certo che l'assicurazione di una vita integra “sotto ogni
minaccia etica ed estetica” è
roba pesante...
Mi ha
però particolarmente incuriosito il logo presente sulla giacca, che
ho finito con l'individuare ingrandendo l'immagine. Il logo,
che sulla giacca è arricchito dal disegno parziale di un orologio, è
questo:
Ignorando
completamente l'esistenza degli orologi U-boat,
ho voluto anche qui saperne di più e ho trovato qualche precisazione
sul sito della marca
(http://www.uboatwatch.com/it/u-boat/le-origini.php?m=1&sm=3):
“Lucca, 1942. Ilvo Fontana, artigiano di strumenti di
precisione, ricevette una prestigiosa commessa dalla Marina Militare
Italiana: disegnare e costruire un nuovo modello di orologio per i
suoi piloti. La sfida consisteva nel soddisfare alti standard di
qualità della Marina rispettando specifiche tecniche molto precise,
e soprattutto garantire la massima visibilità ed affidabilità in
ogni condizione di luce e tempo. Tuttavia le circostanze non
permisero di concretizzare il progetto".
Le
“circostanze” erano... la Seconda Guerra Mondiale. Il '42 è
l'anno della battaglia di El Alamein. Mentre otto divisioni italiane
erano mandate al macello dal governo fascista nel deserto egiziano,
la Marina Militare chiedeva a Ilvo Fontana di disegnare un nuovo
orologio per i suoi ufficiali.
Ma
veniamo al nome U-boat.
Il termine è un anglicismo derivato dal tedesco U-boot,
a sua volta abbreviazione di unterseeboot,
letteralmente “nave sotto il mare”, cioè sottomarino. Come lo
spiega la pagina Wikipedia, U-boat
è usato in tutte le lingue, meno che in tedesco, “come
sinonimo dei battelli sottomarini tedeschi della prima e seconda
guerra mondiale”. Si trattasse
di aviazione invece che di marina, è un po' come se uno andasse in
giro con un logo con su scritto Luftwaffe.
Ora,
tanto per dirla con Nanni Moretti, le parole sono importanti. Le
parole contano, dicono cose, spiegano, raccontano. Le parole hanno
una storia, non cadono dal cielo. Sono mattoni con i quali costruiamo
la nostra identità. Sono segnali. E ha ragione l'editorialista del
Washington Post
Richard Cohen a indignarsi che il nome di un sottomarino nazista sia
usato oggi per motivi commerciali. “Chi comprerebbe,
- si chiede Cohen – per non dire porterebbe un orologio
il cui nome deriva da quello di un sottomarino assassino che, anche
se già usato durante la Prima Guerra Mondiale, si guadagnò una
reputazione durante la Seconda Guerra Mondiale combattendo per i
Nazisti?”
La risposta ce la dà Italo Fontana in un'intervista alla rivista online Business & Gentlemen (http://www.businessgentlemen.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2091:italo-fontana-orologi-e-passioni&catid=41:architettura-design&Itemid=58): "Sylvester Stallone ne ha quattro e mi ha anche voluto incontrare,
Schwarzenegger ne ha voluto uno con la dedica “Governatore della
California”, Armani l’ha comprato a Mikonos, Kenzo, David Beckham, Tom
Cruise e Capirossi lo possiedono, e anche alcune donne, tra cui Victoria
Beckham e Lindsay Lohan".
Come si vede da questa foto (bisogna ingrandirla per vederlo bene), anche Beppe Grillo ne ha uno, oltre a portarne il logo sul giaccone da alieno:
L'U-boat di Beppe Grillo
Non vorrei essere frainteso: non sto dicendo che Grillo abbia simpatie naziste. Assolutamente no. Sto solo dicendo che trovo incomprensibilmente stupido e offensivo che uno come lui porti una giacca e un orologio con su scritto U-boat.
Beppe,
ma se davvero volevi fare un po' di pubblicità a una marca di orologi,
non potevi sceglierne un'altra? Lo so che poi ti lamenti di essere
accusato di tutto e del contrario di tutto, però certe volte te le
vai proprio a cercare: avevi proprio bisogno di portarti al polso un orologio da 2.000€
che si chiama U-boat andando a fare comizi?