giovedì 7 marzo 2013

Le parole sono importanti

Beppe Grillo a Marina di Bibbiena

Quando, un paio di giorni fa, ho visto questa fotografia sui giornali, sono rimasto perplesso. Perché mai, mi sono chiesto, Beppe Grillo si è fatto immortalare in questa improbabile tenuta davanti alla sua villa sulla spiaggia di Marina di Bibbona? Ovviamente non per non farsi riconoscere dai numerosi giornalisti presenti; casomai per affermare visivamente la sua non-disponibilità ad essere intervistato.
Ma è la giacca in sé che mi ha più incuriosito E ho voluto saperne di più.
La giacca è della marca Ai Riders on the Storm, sul sito della quale leggo: “Pensato e disegnato da Giovanni Chicco, arriva un nuovo e originale progetto, garantito da 3 brevetti e la cui licenza è stata affidata a Comei & Co”. Sulla stessa pagina (http://www.ai-storm.com/about.php) leggo poi un'arzigogolata dichiarazione di intenti, in tipico linguaggio pubblicitese:
Ai storm è pianificare itinerari avventurosi. Trovare compagni di viaggio. Accettare le sfide. Condividere una storia. Rompere il ghiaccio. Guardare attraverso il vento. Scegliere una destinazione. Evadere. É stupire gli amici. É essere a proprio agio. É essere protetti da un guscio di futuro. É riuscire a vedere il mondo con colori diversi. É la giacca pirata come certe navi certi dischi certe bandiere. É raggiungere la consapevolezza della propria dimensione di spazio e di tempo. É amore. É amicizia. È iniziare a cambiare se stessi indossandola. Ai storm é una giacca da cittadino del pianeta pensata per lanciarsi alla scoperta del globo. Cambia i colori i rumori la musica e la vita. Rimane integra sotto ogni minaccia etica ed estetica”.
Beh, certo che l'assicurazione di una vita integra “sotto ogni minaccia etica ed estetica” è roba pesante...
Mi ha però particolarmente incuriosito il logo presente sulla giacca, che ho finito con l'individuare ingrandendo l'immagine. Il logo, che sulla giacca è arricchito dal disegno parziale di un orologio, è questo:


Ignorando completamente l'esistenza degli orologi U-boat, ho voluto anche qui saperne di più e ho trovato qualche precisazione sul sito della marca (http://www.uboatwatch.com/it/u-boat/le-origini.php?m=1&sm=3): “Lucca, 1942. Ilvo Fontana, artigiano di strumenti di precisione, ricevette una prestigiosa commessa dalla Marina Militare Italiana: disegnare e costruire un nuovo modello di orologio per i suoi piloti. La sfida consisteva nel soddisfare alti standard di qualità della Marina rispettando specifiche tecniche molto precise, e soprattutto garantire la massima visibilità ed affidabilità in ogni condizione di luce e tempo. Tuttavia le circostanze non permisero di concretizzare il progetto"
Le “circostanze” erano... la Seconda Guerra Mondiale. Il '42 è l'anno della battaglia di El Alamein. Mentre otto divisioni italiane erano mandate al macello dal governo fascista nel deserto egiziano, la Marina Militare chiedeva a Ilvo Fontana di disegnare un nuovo orologio per i suoi ufficiali.
Ma veniamo al nome U-boat. Il termine è un anglicismo derivato dal tedesco U-boot, a sua volta abbreviazione di unterseeboot, letteralmente “nave sotto il mare”, cioè sottomarino. Come lo spiega la pagina Wikipedia, U-boat è usato in tutte le lingue, meno che in tedesco, “come sinonimo dei battelli sottomarini tedeschi della prima e seconda guerra mondiale”. Si trattasse di aviazione invece che di marina, è un po' come se uno andasse in giro con un logo con su scritto Luftwaffe.
Ora, tanto per dirla con Nanni Moretti, le parole sono importanti. Le parole contano, dicono cose, spiegano, raccontano. Le parole hanno una storia, non cadono dal cielo. Sono mattoni con i quali costruiamo la nostra identità. Sono segnali. E ha ragione l'editorialista del Washington Post Richard Cohen a indignarsi che il nome di un sottomarino nazista sia usato oggi per motivi commerciali. “Chi comprerebbe, - si chiede Cohen – per non dire porterebbe un orologio il cui nome deriva da quello di un sottomarino assassino che, anche se già usato durante la Prima Guerra Mondiale, si guadagnò una reputazione durante la Seconda Guerra Mondiale combattendo per i Nazisti?
La risposta ce la dà Italo Fontana in un'intervista alla rivista online Business & Gentlemen (http://www.businessgentlemen.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2091:italo-fontana-orologi-e-passioni&catid=41:architettura-design&Itemid=58): "Sylvester Stallone ne ha quattro e mi ha anche voluto incontrare, Schwarzenegger ne ha voluto uno con la dedica “Governatore della California”, Armani l’ha comprato a Mikonos, Kenzo, David Beckham, Tom Cruise e Capirossi lo possiedono, e anche alcune donne, tra cui Victoria Beckham e Lindsay Lohan".
Come si vede da questa foto (bisogna ingrandirla per vederlo bene), anche Beppe Grillo ne ha uno, oltre a portarne il logo sul giaccone da alieno:

  L'U-boat di Beppe Grillo

Non vorrei essere frainteso: non sto dicendo che Grillo abbia simpatie naziste. Assolutamente no. Sto solo dicendo che trovo incomprensibilmente stupido e offensivo che uno come lui porti una giacca e un orologio con su scritto U-boat.
Beppe, ma se davvero volevi fare un po' di pubblicità a una marca di orologi, non potevi sceglierne un'altra? Lo so che poi ti lamenti di essere accusato di tutto e del contrario di tutto, però certe volte te le vai proprio a cercare: avevi proprio bisogno di portarti al polso un orologio da 2.000€ che si chiama U-boat andando a fare comizi?