domenica 12 ottobre 2014

La crociata dei bambini

Marcel Schwob

Kurt Vonnegut
 
Nel 1973 comprai un libro di Marcel Schwob, La crociata dei bambini. Il nome Schwob l'avevo scoperto leggendo Ubu re, poiché è a Schwob che Jarry aveva dedicato il suo testo. 
Un anno prima, mentre mi trovavo negli Stati Uniti, avevo comprato, su consiglio del mio amico Neek Williams, Slaughterhouse 5 (Mattatoio n°5), di Kurt Vonnegut. Nel titolo completo del libro, Slaughterhouse 5, or The Children's Crusade: A Duty-Dance with Death (Mattatoio 5, o la crociata dei bambini: una danza del dovere con la morte) avevo ritrovato un accenno a Schwob. Lo stesso anno avevo poi visto il bel film che George Roy Hill aveva tratto dal romanzo di Vonnegut.
Il testo di Schwob è una serie di monologhi di vari partecipanti, adulti e bambini, a uno dei fatti più strani del Medioevo. Tutto ebbe inizio nel 1212, quando il pastorello dodicenne Étienne de Cloyes si presentò a re Filippo II di Francia dicendogli che il Cristo gli era apparso e gli aveva consegnato una lettera (il Cristo postino era una novità) con la quale gli ordinava di organizzare una crociata per liberare il Santo Sepolcro. Ovviamente il re gli disse di tornarsene dalle sua pecore e di mettersi l'animo in pace, ma Étienne non ne volle sapere. Si mise a predicare a destra e a manca e in men che non si dica mise su un esercito di bambini. Il fatto che si trattasse di bambini e che per arrivare a Gerusalemme si dovesse attraversare il Mediterraneo non preoccupava minimamente il pastorello, che era sicuro che Gesù si sarebbe occupato di tutto, in particolare aprendo il mare al passaggio della crociata, proprio come suo babbo, Dio onnipotente, l'aveva fatto con Mosè. In breve tempo l'esercito di bambini raggiunse le 30.000 unità e tutti si misero in marcia verso Marsiglia. Molti morirono per strada, altri abbandonarono l'impresa, ma una grossa parte delle truppe giunse comunque al Mediterraneo.
La Chiesa non sapeva bene che pesci pigliare. Questa "crociata" non era stata lanciata dal Papa e non godeva quindi dei carismi dell'ufficialità; d'altro canto, una simile, folle impresa poteva essere utile a convincere i potenti d'Europa a proporre una vera nuova crociata, indispensabile alla riconquista della città santa.
Il mare non si aprì, questo è certo. Ma in un modo o nell'altro Étienne riuscì a convincere degli armatori locali della giustezza e della santità della sua causa e migliaia di bambini salirono a bordo di sette navi pronte a veleggiare verso il Medio Oriente. Di loro non si seppe mai più nulla.
Molti anni dopo un prete, di ritorno dal Nord Africa, asserì di avere incontrato alcuni superstiti, secondo i quali due delle navi erano rapidamente affondate causando la morte di tutti i viaggiatori, mentre le altre cinque erano state catturate da pirati che avevano poi venduto i bambini come schiavi.
Per anni ho pensato e ripensato a come fare uno spettacolo a partire da quell'incredibile storia. Nell'88 uscì in Francia La Croisade des enfants, di Thomas Bernard, giornalista del settimanale satirico Le canard enchaîné. Mi misi in contatto con lui, andai a trovarlo a Parigi, ma fu uno di quegli incontri molli e privi di risultati, come ne ho vissuti altri negli anni, caratterizzati da una piccola smorfia del mio interlocutore quando mi presentavo come marionettista. Com'è, come non è, quello spettacolo non sono mai riuscito a farlo.
Ho fatto ricerche in biblioteca e più tardi su internet, ma di quegli avvenimenti c'è solo qualche vago accenno nei documenti storici. Negli anni '70 mi rivolsi perfino al grande medievalista Georges Duby, la cui moglie era amica di mia suocera, nella speranza di ottenere informazioni supplementari, ma anche lui mi confermò che di quei bimbi si sapeva poco o nulla.
Perché racconto oggi tutta questa storia? Prima di tutto perché questa mattina la Repubblica ha pubblicato un bell'articolo su Kurt Vonnegut, ma anche e soprattutto a causa di un altro articolo, più breve, che parla di due quindicenni austriache partite in Siria per unirsi alla jihad. Mi è venuta voglia di parlare della crociata dei bambini perché, ahimé, ancora oggi quella crociata sembra avere una sua attualità.

Rousseau - La guerra