Marcel Schwob
Kurt Vonnegut
Nel
1973 comprai un libro di Marcel Schwob, La
crociata dei bambini.
Il nome Schwob l'avevo scoperto leggendo Ubu
re, poiché
è a Schwob che Jarry aveva dedicato il suo testo.
Un anno prima,
mentre mi trovavo negli Stati Uniti, avevo comprato, su consiglio del
mio amico Neek Williams, Slaughterhouse
5 (Mattatoio
n°5), di Kurt Vonnegut. Nel titolo completo del libro, Slaughterhouse
5, or
The Children's Crusade: A Duty-Dance with Death (Mattatoio
5, o la crociata dei bambini: una danza del dovere con la morte) avevo ritrovato un accenno a Schwob. Lo
stesso anno avevo poi visto il bel film che George Roy Hill
aveva tratto dal romanzo di Vonnegut.
Il
testo di Schwob è una serie di monologhi di vari partecipanti,
adulti e bambini, a uno dei fatti più strani del Medioevo. Tutto
ebbe inizio nel 1212, quando il pastorello dodicenne Étienne de
Cloyes si presentò a re Filippo II di Francia dicendogli che il
Cristo gli era apparso e gli aveva consegnato una lettera (il Cristo
postino era una novità) con la quale gli ordinava di organizzare una
crociata per liberare il Santo Sepolcro. Ovviamente il re gli disse
di tornarsene dalle sua pecore e di mettersi l'animo in pace, ma
Étienne non ne volle sapere. Si mise a predicare a destra e a manca
e in men che non si dica mise su un esercito di bambini. Il fatto che
si trattasse di bambini e che per arrivare a Gerusalemme si dovesse
attraversare il Mediterraneo non preoccupava minimamente il
pastorello, che era sicuro che Gesù si sarebbe occupato di tutto, in
particolare aprendo il mare al passaggio della crociata, proprio come suo
babbo, Dio onnipotente, l'aveva fatto con Mosè. In breve tempo
l'esercito di bambini raggiunse le 30.000 unità e tutti si misero in
marcia verso Marsiglia. Molti morirono per strada, altri
abbandonarono l'impresa, ma una grossa parte delle truppe giunse
comunque al Mediterraneo.
La
Chiesa non sapeva bene che pesci pigliare. Questa "crociata"
non era stata lanciata dal Papa e non godeva quindi dei carismi
dell'ufficialità; d'altro canto, una simile, folle impresa poteva
essere utile a convincere i potenti d'Europa a proporre una vera
nuova crociata, indispensabile alla riconquista della città santa.
Il
mare non si aprì, questo è certo. Ma in un modo o nell'altro Étienne
riuscì a convincere degli armatori locali della giustezza e
della santità della sua causa e migliaia di bambini salirono a bordo
di sette navi pronte a veleggiare verso il Medio Oriente. Di loro non
si seppe mai più nulla.
Molti
anni dopo un prete, di ritorno dal Nord Africa, asserì di avere
incontrato alcuni superstiti, secondo i quali due delle navi erano
rapidamente affondate causando la morte di tutti i viaggiatori,
mentre le altre cinque erano state catturate da pirati che avevano
poi venduto i bambini come schiavi.
Per
anni ho pensato e ripensato a come fare uno spettacolo a partire da
quell'incredibile storia. Nell'88 uscì in Francia La
Croisade des enfants, di Thomas
Bernard, giornalista del settimanale satirico Le canard
enchaîné. Mi misi in contatto
con lui, andai a trovarlo a Parigi, ma fu uno di quegli incontri
molli e privi di risultati, come ne ho vissuti altri negli anni,
caratterizzati da una piccola smorfia del mio interlocutore quando mi
presentavo come marionettista. Com'è, come non è, quello spettacolo non sono mai riuscito a farlo.
Ho
fatto ricerche in biblioteca e più tardi su internet, ma di quegli
avvenimenti c'è solo qualche vago accenno nei documenti storici.
Negli anni '70 mi rivolsi perfino al grande medievalista Georges
Duby, la cui moglie era amica di mia suocera, nella speranza di
ottenere informazioni supplementari, ma anche lui mi confermò che di
quei bimbi si sapeva poco o nulla.
Perché
racconto oggi tutta questa storia? Prima di tutto perché questa
mattina la Repubblica
ha pubblicato un bell'articolo su Kurt Vonnegut, ma anche e
soprattutto a causa di un altro articolo, più breve, che parla di
due quindicenni austriache partite in Siria per unirsi alla jihad. Mi
è venuta voglia di parlare della crociata dei bambini perché,
ahimé, ancora oggi quella crociata sembra avere una sua attualità.
Rousseau - La guerra