Léopold Cédar Senghor
Da
ragazzino l'Africa non mi affascinava. Non ne sapevo nulla,
ovviamente. Ne sentivo parlare ogni tanto alla radio o in televisione
perché erano gli anni della decolonizzazione. Ho un ricordo
abbastanza preciso della morte del segretario generale delle Nazioni
Unite, lo svedese Dag
Hammarskjöld. L'aereo sul quale viaggiava nel settembre '61 esplose in volo,
probabilmente colpito dai miliziani di Moise Ciombe, che volevano per
il Katanga l'indipendenza dal Congo.
Ricordo
il nome di Patrice Lumumba, uno degli eroi delle indipendenze
africane, che fu deposto da Mobutu e poi fucilato proprio nel
Katanga.
L'Africa
l'ho scoperta senza desiderarlo particolarmente quando ho
incominciato ad andarci con i miei spettacoli. E ho imparato ad
amarla e a rispettarla.
Ma
il mio primo vero incontro con l'Africa è avvenuto attraverso la
poesia, verso i 16 o 17 anni, quando ho comprato un libro di Léopold
Sédar Senghor, uno degli ideologhi, con Aimé Césaire della
négritude.
È nel '35 che Césaire, poeta martinichese, coniò il termine négritude, con il quale intendeva rivendicare non solo la sua africanità, ma anche la sua appartenenza "alla razza degli oppressi".
Per quanto mi riguarda, non ho mai avuto l'occasione di incontrare Césaire, ma la sua Tragedia del re Christophe, che vidi a Milano nel '69 mi colpì profondamente proprio perché non racconta la storia edificante di un monarca di colore che prende il posto dei colonizzatori bianchi, ma la tragedia di un uomo che si rivela incapace di capire come sia possibile passare dalla decolonizzazione alla democrazia.
È nel '35 che Césaire, poeta martinichese, coniò il termine négritude, con il quale intendeva rivendicare non solo la sua africanità, ma anche la sua appartenenza "alla razza degli oppressi".
Per quanto mi riguarda, non ho mai avuto l'occasione di incontrare Césaire, ma la sua Tragedia del re Christophe, che vidi a Milano nel '69 mi colpì profondamente proprio perché non racconta la storia edificante di un monarca di colore che prende il posto dei colonizzatori bianchi, ma la tragedia di un uomo che si rivela incapace di capire come sia possibile passare dalla decolonizzazione alla democrazia.
Qualche anno prima però una
poesia di Senghor mi aveva colpito ancora di più, probabilmente anche perché solleticava i miei ormoni adolescenziali. Come sempre, eccola qui sia in italiano che in versione originale.
Donna
nera
Donna nuda, donna nera
Vestita del tuo colore che è vita, della tua forma che è bellezza!!
Sono cresciuto alla tua ombra;
la dolcezza delle tue mani mi bendava gli occhi.
Ed ecco che nel cuore dell’Estate e del Meriggio
Ti scopro Terra Promessa, dall’alto di un alto colle calcinato
E la tua bellezza mi folgora in pieno cuore come il lampo di un’aquila.
Donna nuda, donna oscura
Frutto maturo dalla carne piena, estasi cupa di vino nero,
bocca che rende la mia bocca lirica,
Savana di puri orizzonti, savana che fremi alle carezze ardenti del Vento dell’Est
Tamtam scolpito, tamtam teso che tuona sotto le dita del Vincitore
La tua voce profonda di contralto è il canto spirituale dell’Amata.
Donna nera, donna oscura
Olio che alcun respiro riesce a increspare,
olio calmo sui fianchi dell’atleta, sui fianchi dei principi del Mali
Gazzella dalle giunture celesti, le perle sono stelle sulla notte della tua pelle
Delizie dei giochi della mente i riflessi dell’oro che rosseggia sulla tua pelle che si screzia
All’ombra della tua capigliatura si rasserena la mia angoscia per il sole vicino dei tuoi occhi.
Donna nuda, donna nera
Canto la tua bellezza che passa, forma che fisso nell’Eterno,
Prima che il destino geloso ti riduca in cenere per nutrire le radici della vita.
Donna nuda, donna nera
Vestita del tuo colore che è vita, della tua forma che è bellezza!!
Sono cresciuto alla tua ombra;
la dolcezza delle tue mani mi bendava gli occhi.
Ed ecco che nel cuore dell’Estate e del Meriggio
Ti scopro Terra Promessa, dall’alto di un alto colle calcinato
E la tua bellezza mi folgora in pieno cuore come il lampo di un’aquila.
Donna nuda, donna oscura
Frutto maturo dalla carne piena, estasi cupa di vino nero,
bocca che rende la mia bocca lirica,
Savana di puri orizzonti, savana che fremi alle carezze ardenti del Vento dell’Est
Tamtam scolpito, tamtam teso che tuona sotto le dita del Vincitore
La tua voce profonda di contralto è il canto spirituale dell’Amata.
Donna nera, donna oscura
Olio che alcun respiro riesce a increspare,
olio calmo sui fianchi dell’atleta, sui fianchi dei principi del Mali
Gazzella dalle giunture celesti, le perle sono stelle sulla notte della tua pelle
Delizie dei giochi della mente i riflessi dell’oro che rosseggia sulla tua pelle che si screzia
All’ombra della tua capigliatura si rasserena la mia angoscia per il sole vicino dei tuoi occhi.
Donna nuda, donna nera
Canto la tua bellezza che passa, forma che fisso nell’Eterno,
Prima che il destino geloso ti riduca in cenere per nutrire le radici della vita.
Femme noire
Femme
nue, femme noire
Vétue de ta couleur qui est vie, de ta forme qui est beauté
J'ai grandi à ton ombre; la douceur de tes mains bandait mes yeux
Et voilà qu'au cœur de l'Eté et de Midi,
Je te découvre, Terre promise, du haut d'un haut col calciné
Et ta beauté me foudroie en plein cœur, comme l'éclair d'un aigle
Femme nue, femme obscure
Fruit mûr à la chair ferme, sombres extases du vin noir, bouche qui fais lyrique ma bouche
Savane aux horizons purs, savane qui frémis aux caresses ferventes du Vent d'Est
Tamtam sculpté, tamtam tendu qui gronde sous les doigts du vainqueur
Ta voix grave de contralto est le chant spirituel de l'Aimée
Femme noire, femme obscure
Huile que ne ride nul souffle, huile calme aux flancs de l'athlète, aux flancs des princes du Mali
Gazelle aux attaches célestes, les perles sont étoiles sur la nuit de ta peau.
Délices des jeux de l'Esprit, les reflets de l'or ronge ta peau qui se moire
A l'ombre de ta chevelure, s'éclaire mon angoisse aux soleils prochains de tes yeux.
Femme nue, femme noire
Je chante ta beauté qui passe, forme que je fixe dans l'Eternel
Avant que le destin jaloux ne te réduise en cendres pour nourrir les racines de la vie.
Vétue de ta couleur qui est vie, de ta forme qui est beauté
J'ai grandi à ton ombre; la douceur de tes mains bandait mes yeux
Et voilà qu'au cœur de l'Eté et de Midi,
Je te découvre, Terre promise, du haut d'un haut col calciné
Et ta beauté me foudroie en plein cœur, comme l'éclair d'un aigle
Femme nue, femme obscure
Fruit mûr à la chair ferme, sombres extases du vin noir, bouche qui fais lyrique ma bouche
Savane aux horizons purs, savane qui frémis aux caresses ferventes du Vent d'Est
Tamtam sculpté, tamtam tendu qui gronde sous les doigts du vainqueur
Ta voix grave de contralto est le chant spirituel de l'Aimée
Femme noire, femme obscure
Huile que ne ride nul souffle, huile calme aux flancs de l'athlète, aux flancs des princes du Mali
Gazelle aux attaches célestes, les perles sont étoiles sur la nuit de ta peau.
Délices des jeux de l'Esprit, les reflets de l'or ronge ta peau qui se moire
A l'ombre de ta chevelure, s'éclaire mon angoisse aux soleils prochains de tes yeux.
Femme nue, femme noire
Je chante ta beauté qui passe, forme que je fixe dans l'Eternel
Avant que le destin jaloux ne te réduise en cendres pour nourrir les racines de la vie.