domenica 21 novembre 2010

Caro Benedetto

Benedetto

Caro (si fa per dire) Benedetto (si fa sempre per dire),
diamoci pure del tu. Facciamolo con cristiana solidarietà, anche se io cristiano non lo sono. Ovvero: tu mi consideri cristiano, visto che i miei genitori procedettero decadi addietro a quella cerimonia di umidificazione chiamata battesimo. A dire il vero a farmi sbattezzare ci ho anche pensato, ma poi mi sono detto che era cosa  che non valeva né la spesa di un francobollo, né tantomeno il tempo passato a scrivere una lettera. Ma diamoci del tu lo stesso.
Stamattina, mentre, come ogni mattina, bevevo il mio sacrosanto (scherzo...) caffé e leggevo il mio giornale, a momenti mi hai fatto andare di traverso la caffeina. Pare tu abbia scritto un libro, in collaborazione con un giornalista bavarese, tale Peter Seewald: Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Bel titolo, complimenti.
 Ora, cosa dici in questo libro? Dici in particolare: "Il Papa può prendere decisioni in ultimo vincolanti grazie alle quali diviene chiaro cosa è la fede della Chiesa e cosa non è. Il che non significa che il Papa possa di continuo produrre 'infallibilità'" (il corsivo è mio). Come sarebbe a dire? Ma l'infallibilità del papa non è un dogma approvato dal concilio Vaticano I nel 1870, qualche mese prima della breccia di Porta Pia? 
La tua frase, lo ammetto, mi ha messo la pulce all'orecchio. Così ho fatto qualche ricerca su internet e ho scoperto che l'infallibilità è valida solo quando il papa parla ex-cathedra. Figurati che ho scoperto anche che da allora un solo papa, Pio XII, si è servito di quel cavillo per proclamare un altro dogma, quello dell'assunzione "anima e corpo" di Maria. A me questo dogma è sempre piaciuto molto perché grazie a due fatti innegabili mi permette una deduzione interessante. Fatto n°1: Maria è morta, anno più, anno meno, verso il 40 o il 50; fatto n°2: nulla nell'universo può muoversi a una velocità superiore a quella della luce, ovvero 300.000 chilometri al secondo; deduzione: la mamma di Gesù si trova oggi a circa 1960/1970 anni luce dalla terra, quindi probabilmente in prossimità della nebulosa NGC 7000 (detta Nord America), che dev'essere un bel posto. 
Grazie quindi di avermi aiutato è scoprire che non tutto quel che dici è oro colato. Adesso so con certezza ciò che già sospettavo, ovvero che anche tu puoi dire minchiate.
A proposito di minchiate: c'è un'altra cosa di cui parli nel tuo libro, il preservativo (detto anche profilattico, condom, anticoncezionale, contraccettivo, berretto, cappellino di Pulcinella, impermeabile, cappottino, cappuccio, giubbetto, vestitino, camicetta, palloncino, papalina, bottiglietta dell'anice, poggiolo, profiterol, parasburre, Giannetto, Giannuzzo, ecc.). Secondo te (e questa è una novità) “vi possono essere singoli casi giustificati” nei quali il coso può essere usato, ad esempio quando lo utilizza una prostituta. Infatti, continui, questo può essere “un primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può fare tutto ciò che si vuole” (il corsivo è sempre mio, non farci caso). A parte lo stile del discorso, scusa, ma a te chi l'ha detto che una prostituta è una che pensa che si può fare tutto ciò che si vuole? Non ti è mai ma proprio mai venuto in mente che se una fa la prostituta magari è proprio perché non è riuscita a fare quello che voleva? O credi che se si veste da velina pre-ministeriale per andarsi a mettere sul bordo di una provinviale e poi farsi fottere dal primo pirla che passa è perché è ciò che ha sempre voluto fare fin da piccola? Sveglia, Benedetto, sveglia! Se c'è una cosa di cui una prostituta è convinta è proprio che una non può fare sempre quello che vuole. O no?
Mi sa che il tuo scivolone è dovuto alla mancanza di esperienza. E ormai alla tua età è un po' tardi per far esperienza, mi dirai. Certo. Ma allora, scusa, perché non te ne stai un po' zitto su queste cose delle quali non puoi oggettivamente capire una mazza?
Cordiali saluti.
Massimo Schuster