venerdì 21 giugno 2013

Una texana del Surrey

Margaret

Margaret Doughty è una signora di 64 anni che vive a Palacios, Texas, un paese di cinquemila abitanti sulla costa del Golfo del Messico. È però nata nel Surrey, a venticinque chilometri da Londra, in un posto appena più grande, Tatsfield. Da più di trent'anni abita negli USA, ma non ha mai chiesto la cittadinanza americana.
Non ha viaggiato molto. È stata a Buffalo, nello stato di New York, a Louisville, Kentucky, a Chicago, e un po' in giro per il Texas. Le piace guardare la trasmissione di Oprah Winfrey, le piacciono la M.A.A.C.C.E. (Maryland Association for Adult, Community and Continuing Education), la First Book Matagorda (associazione che distribuisce libri ai bambini poveri della Contea di Matagorda, di cui fa parte Palacios), la Lifetime Learning Brenham (associazione culturale della vicina contea di Washington), la AARP (American Association of Retired Persons, ovvero Associazione Americana Pensionati), la Verizon Foundation (che si occupa di problemi energetici in campo sociale), il Lady Bird Johnson Wildflower Center (specializzato in ricerca floreale) e le piacciono le colline del Texas. Queste almeno sono le cose che Margaret Doughty ha scelto di evidenziare sulla sua pagina Facebook.
Margaret ha una faccia sorridente e sulla foto che ha messo su Facebook porta una giacca che assomiglia stranamente a una mia vecchia giacca, comprata vent'anni fa in saldo da Marlboro Country.
Ma Margaret ha un grave difetto: è atea. Atea in Texas. Mmmh...
Per ragioni che ignoro, dopo tre decenni di vita americana, Margaret ha finalmente deciso di chiedere la cittadinanza. Probabilmente pensava che sarebbe stata una formalità. Forse la decisione l'ha presa dopo lunghe riflessioni. Dopo tutto, rinunciare all'invidiabile status di suddita di sua Maestà Elisabetta II non è cosa da poco.
Comunque sia, si è procurata i moduli necessari alla domanda di naturalizzazione e li ha riempiti. Una delle domande però le ha dato da pensare. La domanda era questa: “Sareste pronto a prendere le armi per difendere gli Stati Uniti d'America?”
Margaret era perfettamente conscia del fatto che le probabilità che qualcuno venisse a chiedere a una sessantaquattrenne texana di prendere le armi per difendere gli Stati Uniti d'America erano alte quanto quelle di una legge che vietasse il porto d'armi in Texas. Ma a Margaret non piace raccontare fandonie. Una parola è una parola, per Margaret. Allora ha scritto “no” nello spazio riservato alla risposta.
Poi ha preso la macchina ed è andata a Houston a depositare il plico presso l'ufficio competente, che poi sarebbe quello dell'USCIS (United States Citizenship and Immigration Services). Qualche tempo dopo le è arrivata la risposta. Purtroppo non era quella sperata.
Per l'USCIS c'era un problema e il problema era quella mancanza di buona volontà a prendere le armi da parte di Margaret in difesa degli Stati Uniti d'America. Per carità, non che l'USCIS avesse rifiutato in blocco la domanda: semplicemente, richiedeva “una lettera su carta ufficiale di una Chiesa che certifichi che lei fa parte di quella chiesa e che precisi la posizione di quella Chiesa sul porto d'armi”.
Già il burocratese è sempre una lingua misteriosa, figuriamoci poi quando è tradotto da un'altra lingua... Quindi mi spiegherò meglio.
Quello che l'USCIS diceva in sostanza era: ok Margaret, lei sembra una brava persona, che vive qui da trent'anni, che guarda Oprah Winfrey e che è innamorata delle nostre colline e noi la cittadinanza saremmo anche disposti a dargliela. Guardi che noi siamo tolleranti. Siamo perfino disposti ad accettare il fatto che la sua religione le imponga di non portare armi. Dopo tuto siamo Texani e abbiamo visto molti di quei film western nei quali c'erano dei barbuti vestiti di nero che avevano le sue stesse idee. Abbiamo anche visto The witness, con Harrison Ford, e sappiamo che in Pennsylvania ci sono ancora gli Amish, barbuti pure loro, che rifiutano non solo le armi, ma anche l'elettricità e tutta una serie di altre cose che noi usiamo quotidianamente. Vabbé, sono un po' matti, ma il nostro è un grande Paese e c'è posto per tutti. Lei è un'Amish? Oppure fa parte di un'altra Chiesa della quale non siamo al corrente? Guradi, basta che lei chieda al suo vescovo (se non lo chiamate vescovo va bene lo stesso) di farle una letterina e tutto andrà a posto.
Ma Margaret non ha nessun vescovo. Margaret non crede che Dio esista. Margaret crede che le guerre siano state fatte troppe volte in nome di Dio, che la Storia del mondo sia una lunga litania di vescovi che benedicono cannoni, che la vera spiritualità, la vera compassione e il vero amore del prossimo si possano sviluppare solo liberandosi delle imposizioni e delle superstizioni religiose.
Adesso Margaret sta ricevendo centinaia di mail di persone che le esprimono solidarietà. Da parte sua scrive: “Fin dalla mia giovinezza ho sempre avuto una ferma e sincera obiezione a partecipare a qualsiasi atto di guerra e a portare armi. Credo profondamente e sinceramente che togliere la vita a qualcuno non sia né morale né etico e ciò in cui credo da sempre dal punto di vista religioso e spirituale mi impone di non contribuire alla guerra portando armi. Le mie idee sono forti e radicate quanto quelle di chi crede in Dio e ha una fede religiosa. Voglio comunque precisare che sarei disposta a effettuare lavori di pubblico interesse in campo civile o di servire come membro non combattente delle Forze Armate degli Stati Uniti se e quando la legge me lo imponesse”.
Ora la speranza di Margaret è che l'USCIS si ricordi di una sentenza della Corte Suprema del 1970, quando un tale Elliott Ashton West II rifiutò il servizio di leva sulla base di convinzioni sviluppate attraverso “letture nei campi della storia e della sociologia.” La Corte Suprema gli riconobbe il diritto all'obiezione spiegando che tutto ciò che un obiettore doveva dimostrare era che le sue idee “occupavano nella sua vita lo stesso spazio che la fede in un Essere Supremo occupa nella vita di un credente.”
Andrew L. Seidel, avvocato della Freedom from Religion Foundation (Fondazione per la Libertà dalla Religione) ha dichiarato che i casi sono due: “O gli ufficiali [dell'USCIS] di Houston sono degli incapaci, oppure discriminano volontariamente persone non credenti che richiedono la cittadinanza.”
Sarà che io per non fare il militare ho dovuto ricorrere a uno stratagemma perché l'obiezione di coscienza manco c'era (la legge Marcora la introdusse solo nel '72), ma questa storia mi piace.