martedì 11 giugno 2013

Un vecchio scontrino

 
Un'amica mi ha segnalato un post apparso sul sito del settimanale socialista francese Le nouvel observateur. A quanto pare, tale Daniel Glazman ha ritrovato in fondo a un cassetto una vecchia ricevuta di supermercato Carrefour del 1997. Incuriosito, è andato nello stesso supermercato a verificare quale fosse la differenza di prezzo dei vari prodotti tra il '97 e oggi. Ovviamente tutti i prodotti sono risultati più cari, ma quel che colpisce sono le percentuali degli aumenti:

  • 6 bottiglie di acqua naturale: + 72,74%
  • dentifricio Colgate: + 93,90%
  • 1litro di olio di semi: + 63,37%
  • 1litro½ di Coca-Cola light: + 94,83%
  • 1 gel doccia Sanex: + 73,11%
  • 1 Fjord alla vaniglia: + 91,47%
  • 1 vasetto marmellata fragole Bonne Maman: + 66,03%
  • 1 pacchetto di biscotti Petit Écolier: + 32,07%
  • 1 liquido sturalavandini: + 55,69%
  • 2 pacchetti di patatine Chipster: + 47,26%
  • 1 confezione di té alla vaniglia: + 57,70%
  • 1 deodorante per il bagno: +61,96%
Al di là di ogni giudizio su uno che beve té alla vaniglia comprato al supermercato, mangia biscotti Petit Écolier magari intingendoli in un bicchiere di Coca-Cola light e quando non lo fa divora patatine Chipster, il che gli rende evidentemente indispensabile l'acquisto di un deodorante per il bagno, le cifre sono interessanti.
Naturalmente c'è stato subito chi si è precipitato su Twitter e Facebook per commentare che gli stipendi nel frattempo erano aumentati anche loro. Ma visto che in Francia fin dal 1950 esiste lo SMIC (salaire minimum interprofessionnel de croissance), ovvero il salario minimo garantito, la verifica è facile: tra il '97 e oggi lo SMIC è aumentato del 56,40%, poco più della metà dell'aumento della Coca-Cola light.
C'è chi ha calcolato l'aumento medio dei prodotti presi in esame e ha poi commentato che un'inflazione media del 4% all'anno per 16 anni non era poi così enorme. Può anche darsi che sia così, però senza quell'inflazione (che non aveva niente di inevitabile), la Francia, come molti altri Paesi europei, non si ritroverebbe oggi coperta di debiti.
Altri ancora hanno fatto presente che per capire queste cifre bisognerebbe prendere come riferimento i dati ufficiali pubblicati ogni anno dal governo sull'inflazione. Già, ma il giochino è semplice: basta inserire nei calcoli una televisione al plasma o anche solo un lettore CD, i cui prezzi sono evidentemente diminuiti in maniera drastica, per far dire alle cifre tutto il contrario di ciò di cui la gente si accorge sulla propria pelle.
Un esempio certamente non solo francese di manipolazione di cifre è quello del numero dei disoccupati. Regolarmente ci sono migliaia e migliaia di persone che giungono alla fine del periodo in cui avevano diritto a una sussistenza in quanto privi di lavoro, ma quelle persone spariscono come per incantesimo dalle statistiche. Nell'aprile scorso in Francia le cifre ufficiali parlavano di un aumento di 65.000 disoccupati rispetto al mese precedente. Bisognava sapere dove andare a cercare per trovare un piccolo dettaglio interessante: nello stesso periodo le 285.000 altre persone che avevano perso il diritto a una sussistenza erano semplicemente spariti dalle statistiche. Quanti di loro avevano trovato un lavoro? Quanti non avevano ormai più niente? Mistero...
Naturalmente tutto questo non è risolvibile con un colpo di bacchetta magica alla Harry Potter. E altrettanto naturalmente tutto questo non è solo colpa dei vari Commissari dell'Unione Europea e più in generale dell'euro.
Ma il fondo del problema è proprio questo: ormai viviamo in una struttura sociale che sembra fare di tutto per diluire quanto possibile tutte le responsabilità e tutte le colpe, al di fuori di quelle dei più demuniti. Le società occidentali hanno raggiunto un tale livello di complessità e di incrociamenti multipli di strutture, sottostrutture, commissioni, autorità locali, banche, faccendieri, intermediari, rivenditori e chi più ne ha più ne metta, che è diventato praticamente impossibile additare un responsabile quando qualcosa non funziona.
C'è chi urla “Tutti a casa!” come se quel mantra fosse sufficiente a garantire tempi migliori e come se avesse la possibilità di concretizzarsi in alcunché di positivo. C'è chi continua ad affidare le proprie speranze a vecchi partiti e vecchie ideologie che hanno fatto il loro tempo e si sono dimostrati ampiamente incapaci di imporre alla Storia una direzione diversa. C'è poi naturalmente la grande maggioranza che non solo se ne infischia, ma sembra pure godere a restare succube di un sistema che la strizza e la stritola fino all'inverosimile.
La mia impressione è che l'unica maniera di lottare contro tutto questo marasma sia di sforzarsi quanto più possibile a consumare prodotti semplici, che non vengano da troppo lontano e che assicurino un minimo di tracciabilità. Lo so, non è facile e uno non può passare la vita a informarsi su ogni prodotto che consuma. Ma già il fatto di rifiutarsi di accordare la minima attenzione alla pubblicità, alla moda, ai vari trend che si succedono settimana dopo settimana e alle migliaia di pseudo-novità che ci vengono continuamente proposte e che ci assalgono come cavalloni impetuosi assalgono una spiaggia indifesa può essere un inizio. Altrimenti quei cavalloni finiranno davvero col divorarsi la spiaggia e con lei anche noi che ci stiamo sopra. Il che è esattamente ciò che sta succedendo.