Gianroberto Casaleggio
È stato molto
strano leggere l'intervista di Casaleggio al Corriere della sera
da qui, dai boschi del Vermont. Certo, alla fattoria abbiamo un modem
che consente l'accesso a internet, ma tutta la vita quotidiana, dalla
preparazione degli spettacoli alla cucina, ai lavori di manutenzione,
a quelli nell'orto, è organizzata intorno al rifiuto quanto più
possibile della tecnologia e della “modernità”. Internet, lungi
dal costituire uno spazio di libertà, è qui solo uno strumento di
accesso occasionale a notizie e dati difficilmente reperibili
altrove. Ieri per esempio, su richiesta di Peter, ho passato un paio
d'ore a mettere insieme notizie sullo sradicamento di ulivi in
Palestina da parte dei soldati e dei coloni israeliani. Ammesso e non
necessariamente concesso che ciò che regna qui sia uno spirito
rivoluzionario, la rivoluzione è vista innanzitutto come rifiuto dei
diktat di un sistema con il quale si cerca di avere il meno a che
fare possibile.
Fin dalle prime
righe l'intervista di Casaleggio mi ha fatto liquefare
i didimi. “”Gli eletti devono comportarsi da portavoce,
il loro compito è sviluppare il programma elettorale e mantenere gli
impegni presi con chi li ha votati. Ogni collegio elettorale dovrebbe
essere in grado di sfiduciare e quindi di far dimettere il
parlamentare che si sottrae ai suoi obblighi in ogni momento
attraverso referendum locali”, sostiene il grande pensatore
meneghino.
Siorre e Siorri,
ecco il parlamentare usa e getta, il deputato Scottex e il senatore
Tampax: io li eleggo, sì, ma perché facciano e dicano sempre e solo
quello che voglio io. Sennò, a casa!
È la logica
post-moderna del provvisorio e della privazione di responsabilità,
della decisione presa sotto l'influenza dell'emozione del momento,
dell'idealizzazione mistica del popolo come entità eternamente
intelligente e competente. È la negazione del fatto che ci sono
occasioni nelle quali il coraggio e l'intelligenza del politico
risiedono nella sua capacità di prendere decisioni contrarie ai
desideri della maggioranza dei suoi elettori. Ho già avuto occasione
di far notare su questo blog che se le cose avessero funzionato così
la Francia avrebbe ancora oggi la pena di morte. In quell'occasione
Chirac e pochi altri votarono per l'abolizione, contro la maggioranza
del loro partito.
Che il nostro
sistema politico funzioni male è un dato di fatto indiscutibile. Che
la nostra classe politica sia largamente corrotta e incapace, idem.
Ma che questo significhi che l'idea di democrazia rappresentativa sia
da buttare è non solo un salto logico estremamente azzardato, ma
anche un'apertura a sistemi molto più inquietanti e liberticidi.
Un politico dovrebbe
idealmente fare ciò che io, cittadino, non posso fare: lavorare a
tempo pieno allo studio, la comprensione e l'esame di tutta una serie
di misure da prendere per mandare avanti in maniera armonica e
dignitosa la macchina dello Stato al servizio dei cittadini. Lo
Stato, nella sua architettura legislativa, non è una serie di
cassetti ognuno dei quali può essere riempito o svuotato a volontà
senza intaccare il contenuto degli altri. Prendere una decisione
legislativa non significa solo decidere in merito a un punto x della
struttura globale, ma provocare onde d'urto (positive o negative che
siano) sull'insieme della struttura. Io posso anche essere
convintissimo di pagare troppe tasse, o di non avere una copertura
sociale sufficiente, o di essere vittima di questa o quella legge che
considero iniqua, ma siccome so che altri cittadini, che vivono vite
diverse dalla mia, la pensano diversamente, ho bisogno che un gruppo
di persone rappresentative di vari orizzonti politici, sociologici e
culturali, trovi di volta in volta delle soluzioni anche se queste
non vanno nel senso delle mie aspettative.
La grande truffa di
Casaleggio consiste poi nel volerci far credere che internet sia in
grado di garantire quella trasparenza che la politica tradizionale
occulta: “La trasparenza è uno dei princìpi di Internet e
credo diventerà in futuro obbligatoria per qualunque governo o
organizzazione”, spiega il filosofo pubblicitario. Balle
spaziali. In realtà non c'è niente di più opaco di internet. Come
funziona internet? Chi controlla chi? Chi ha scritto quello che
leggo? Quei trecento commenti positivi o negativi a una data notizia
da dove vengono? Quanti soldi fa guadagnare quel piccolo inserto
pubblicitario che si apre quando vado su un sito? Chi manipola chi?
Quello di Casaleggio
è uno scientismo da primo ottocento, alla Auguste Comte; è la
negazione dell'entropia, l'illusione della tecnologia liberatrice, la
sottomissione alla disarmante idea che “gli smartphone, i tablet
e ora Google glass, [ci consentano] di avere in tempo reale,
mentre ci si sposta, informazioni su tutto ciò che ci circonda”,
facendo una tragica confusione tra cìò che ci circonda e la sua
immagine virtuale. E poi: vogliamo veramente vivere in un mondo in
cui sia possibile avere informazioni in tempo reale su tutto ciò che
ci circonda? Vogliamo davvero delegare per sempre a degli strumenti
informatici la nostra capacità di intuizione, le gioie delle nostre
scoperte, i piaceri delle nostre sorprese? Dopo migliaia di anni di
storia umana possiamo davvero ancora concederci il lusso di
crogiolarci nell'illusione che disporre di più informazioni faccia
di noi persone migliori?
Pare che Shakespeare
abbia avuto accesso a una trentina di libri in vita sua. È certo che
Sofocle, Dante e Leonardo da Vinci messi insieme abbiano disposto di
meno informazioni e abbiano letto meno libri di quanti ne abbia letti
io. Eppure io non scriverò mai un nuovo Re Lear, né un nuovo Edipo
re, o un solo capitolo di una nuova Divina Commedia. Siamo sinceri,
non dipingerò mai nemmeno una nuova Vergine delle rocce.
La moltiplicazione
dell'informazione è diventata la spina dorsale del sistema globale
di sfruttamento delle masse da parte di pochi. Credere e affermare
che quel sistema possa essere scardinato aumentando ulteriormente
l'informazione è una pia illusione, se non un atto di malafede.
La possibilità di
accesso all'informazione globale è un mito. Non solo sapere non
serve a nulla se prima non si è imparato a scegliere (e questo non
è certo internet che te lo può insegnare), ma illudersi che sapere
di più significhi essere in grado di scegliere meglio significa non
aver capito niente della natura umana.
Casaleggio fa in
realtà parte di quel sistema entropico che dice di voler scardinare,
ne è un fautore entusiasta quanto pericoloso. Che il suo pensiero
sia diventato così importante da meritare attenzione è un sintomo
della gravità della malattia di cui soffre l'Italia oggi. Che la sua
voce appaia come un'alternativa al sistema in vigore è semplicemente
tragico.
Il sistema ha
bisogno di uno, dieci, cento Casaleggio. Il sistema vive di
marketing. Ne ha bisogno per mantenere viva l'illusione che grazie al
suo sviluppo domani sarà migliore di oggi, per convincerci che siamo
sulla buona strada e che il progresso esiste davvero. E non importa
se l'Italia, trasformata e peggiorata per vent'anni da un
imprenditore inceronato privo di scrupoli, deve adesso subire i
deliri di un manipolatore di opinione. Il sistema ha bisogno che i
filosofi siano messi a tacere e con loro gli umanisti e tutti quelli
che mettono la persona umana al centro delle loro riflessioni.
Casaleggio è una
escort sado-maso del potere finanziario, un'amante a pagamento, un
illusionista da baraccone, un venditore di sciroppi miracolosi che
curano il mal di testa, la bromidrosi acuta e il cancro tutti
insieme, un Ron Hubbard de' noialtri.
Lette da qui, le sue
parole sono interessanti quanto una popò del cagnolino di Lele Mora.
Purtroppo, vista l'importanza che molti tendono ad accordar loro,
sono molto più inquietanti.