sabato 16 luglio 2011

Un odioso razzista

Emir Kusturica

" Ko ne voli Dabic Rašu, popušio kitu našu" (chi non ama Raso Dabic dovrà succhiarci l'uccello).
Questa delicata frase, urlata (più che cantata) durante un concerto all' Oslo World Music Festival, ha probabilmente bisogno di qualche precisione:
  • Raso Dabic è lo pseudonimo usato da Radovan Karadzic durante la sua latitanza
  • Radovan Karadzic è stato l'artefice della pulizia etnica in Bosnia ed è oggi sotto processo al tribunale internazionale dell'Aia per crimini contro l'umanità, violazioni della Convenzione di Ginevra e deportazione di popolazioni civili.
Un'altra frase, “Ne damo Kosovo” (“non avrete il Kosovo”), è stata altrettanto urlata nella stessa occasione. M da chi?, mi chiederai. Dalla No Smoking Orchestra, gruppo il cui chitarrista altri non è che Emir Kusturica (le due frasi sono perfettamente comprensibili sul video visibile su YouTube all'indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=be_EfUyLLCE).
Che Kusturica fosse un ignobile individuo già lo sapevo, ma siccome molti continuano a non saperlo mi permetto di ripeterlo ancora una volta.
Un piccolo ricordo personale: era una giornata di sole del gennaio 1995, ma a Sarajevo la gente diceva che “pioveva”. In realtà piovevano bombe e i cecchini serbi si divertivano a sparare ai passanti. Io ero lì per fare la regia di Ubu incatenato di Jarry. Era il mio quinto o sesto viaggio in Bosnia in poco più di un anno. Quel giorno era davvero impossibile andare in teatro, troppo pericoloso. Me ne restai a casa, nell'appartamento che spartivo con un'amica francese, responsabile dell'antenna locale di una ONG. Accesi la vecchia televisione in bianco e nero. Tra i vari canali visibili c'era naturalmente anche quello serbo. E lì, mentre fuori la gente rischiava di farsi ammazzare andando dal panettiere o tornando a casa dal lavoro, ecco apparire Emir Kusturica che accoglieva attori e registi a Belgrado per il festival internazionale del cinema.
Kusturica è nato a Sarajevo in un famiglia musulmana (come è chiaro dal suo nome), anche se lui preferisce dire che “Ok, magari siamo stati musulmani per duecentocinquant'anni,ma prima eravamo ortodossi e in fondo siamo sempre stati serbi”. A Sarajevo avevo conosciuto un suo cugino. Un giorno lo incontrai... e feci un'enorme gaffe. Lui faceva la coda in un cortile di fianco a un cinema e io gli chiesi sorridendo come mai ci fosse la coda per entrare al cinema dalla porta laterale. “Non è la coda per il cinema, mi rispose lui, è la coda per un piatto di minestra”. Tipica occasione nella quale uno si sparerebbe volontieri nelle palle...
Quaell'anno Kusturica ricevette la Palma d'oro al festival di Cannes per Underground. Jeanne Moreau lo salutò come “figlio di Sarajevo”. Sì, certo, figlio di Sarajevo lo era, ma figlio fuggito, figlio traditore, figlio rinnegato, figlio ignobile, cose che la Moreau sembrava ignorare. Ancora una quindicina di giorni e Kusturica venne a Marsiglia, dove vivevo, per presentare il suo film. Chiamai un'amica giornalista, che accettò di portarmi con lei alla conferenza stampa. Riuscii anche a fare un paio di domande, ma Kusturica si limitò a rispondermi che lui “non faceva politica, era un artista”, tipica risposta da coglione.
In realtà Underdog era fondamentalmente un chiarissimo quanto fetido pamphlet nel quale i Caschi blu delle Nazioni unite erano presentati come mercanti di bambini e tutti i personaggi negativi erano musulmani. Questo, è bene ricordarlo, nel momento in cui i serbi di Milosevic, Karadzic e Mladic massacravano nell'ignobile nome della “pulizia etnica” di hitleriana memoria quegli stessi musulmani che non avevano ancora deciso di convertirsi dopo duecentocinquant'anni. Peraltro la Palma d'oro al “figlio di Sarajevo” fu accolta con sgomento a Sarajevo, come si accoglie un insulto particolarmente odioso.
Detto tra parentesi ma non troppo, tra gli assediati e i morti di Sarajevo c'erano anche dei serbi e dei croati che avevano rifiutato di collaborare con Kardizc e compagnia.
Il caso Kusturica non è nemmeno comparabile a quelli di Céline o di Hamsun. Tanto il Viaggio al termine della notte del primo, quanto Il risveglio della Terra del secondo (premio Nobel), continuano giustamente ad essere considerati tra i migliori romanzi del ventesimo secolo nonostante Céline abbia poi scritto odiosi libretti antisemiti e Hamsun sia addirittura stato l'autore di un famoso necrologio di Hitler. Kusturica non è un grande artista che a latere si rivela poi essere un farabutto, è un artista farabutto. Il suo odio razzista verso i bosniaci e kosovari musulmani e il suo continuo inneggiare a quel fascismo serbo che ha valso ai suoi più ardenti difensori di essere incriminati dal tribunale dell'Aia è chiaramente visibile nei suoi film a tutti quelli che accettano di guardarli senza paraocchi. Kusturica è semplicemente un uomo spregevole che sa fare dei film e che li fa senza mai perdere l'occasione di darci chiari segni del suo profondo e odioso razzismo.