martedì 5 luglio 2011

Buckminster Fuller

Buckminster Fuller

Tra le poche centinaia di libri che mi restano in casa dopo che ho deciso di regalare tutti gli altri a una biblioteca pubblica ce n'è uno al quale tengo in modo particolare, The Last Whole Earth Catalogue. È un librone di 36,5x27,5cm, che comprende, sotto una copertina di cartoncino molle, 448 pagine in bianco e nero, stampate su una carta appena più spessa di quella di un normale giornale. L'ho comperato negli Stati Uniti nel 1972 e ogni tanto me lo vado a sfogliare, come si sfoglia un vecchio cimelio, o come si vanno a riguardare delle foto di famiglia.

Il Catalogue è stato un libro estremamente importante nella controcultura americana della fine degli anni '60 e nei primi anni '70. Steve Jobs, fondatore della Apple, lo definì una volta come “una Bibbia della sua generazione (…) una specie di Google cartaceo (…), idealista e stracolmo di strumenti interessanti e di grandi idee”.
Il Catalogue fu creato nel 1968 da un certo Steward Brand, scrittore, filosofo ed ecologista dell'Illinois. L'idea di base era di mettere a disposizione del pubblico uno strumento in grado di aiutare le persone a “sviluppare il loro potere di auto-educazione, trovare la loro ispirazione individuale, dare forma al loro habitat e far partecipare tutti quelli che fossero interessati alla loro avventura personale”. Vasto programma...
È praticamente impossibile dare per scritto un'idea di cosa sia il Catalogue. È un catalogo, certo, quindi un catalogo di oggetti, strumenti e utensili acquistabili per posta. Ma è molto di più: una fonte di ispirazione e oggi, quarant'anni dopo, anche di comprensione di quello che è stato il momento più entusiasmante del XX secolo. Qualche esempio:
  • pagina 61, un libro israeliano sulla coltivazione su suoli aridi ($15)
  • pagina 105, un manuale su come costruire barche in ferrocemento ($7,95)
  • pagina 157, l'indirizzo di un costruttore di forni per il vetro
  • pagina 202, un manuale di costruzione per un distillatore di bevande alcooliche ($2) pagina 295, un kit per cucire e ricucire le vele ($10,95)
  • pagina 364, un carrello per spostare i libri nelle biblioteche pubbliche ($54,50)
Eccetera, eccetera, eccetera...

Ma le prime due pagine del catalogo sono interamente dedicate a uno straordinario personaggio il cui nome è poco sconosciuto in Italia, Buckminster Fuller.
Fuller è invece molto conosciuto negli Stati Uniti. Le poste americane gli hanno dedicato un francobollo nel 2004, cinquantesimo anniversario della sua invenzione più popolare, la cupola geodetica; nel 1985 cinque chimici della Rice University, in Texas, diedero il nome di Buckminsterfullerina alla molecola di Carbonio 60 (C60), che è a tutt'oggi la più grossa nella quale si sia ravvisato un comportamente quantistico (vedi l'articolo Wave-particle duality seen in Carbon-60 molecules, qui: http://physicsworld.com/cws/article/news/2952) .
Fuller fu un ingegnere, architetto, inventore, ecologista e filosofo la cui opera influenzò profondamente la generazione “del '68”, cioè quella che oggi porta su di sé il peso di tutte le colpe. Ecco come Fuller raccontava la sua straordinaria creatività:
Sono nato strabico. È solo quando raggiunsi l'età di quattro anni che i dottori scoprirono che il mio strabismo era dovuto al fatto che vedevo anormalmente bene da lontano. Da lì la mia vista fu corretta con delle lenti. Fino all'età di quattro anni vedevo solo grandi forme, case, alberi, i contorni delle persone in colori confusi. Mentre scorgevo due aree scure sui volti umani, non vidi un occhio, una lacrima o un capello fino all'età di quattro anni. Nonostante la mia capacità attuale di vedere i dettagli, la mia dipendenza infantile e spontanea dalle forme di una certa dimensione mi è rimasta.
Sono convinto che né io, né nessun altro essere umano, passato o presente, sia stato o sia un genio. Sono convinto che ciò che c'è in me qualsiasi altro essere umano l'abbia in sé alla nascita. Naturalmente possiamo ipotizzare che tutti nasciamo geni per poi essere rapidamente degenizzati. Circostanzez sfavorevoli, miopia, sistemi nervosi fragili, nonché amori e paure filtrati dall'ignoranza degli adulti tendono a chiudere molte delle valvole che regolane le capacità del cervello dei bambini. Io ho avuto la fortuna di evitare che mi fossero chiuse troppe valvole.
C'è fortuna in tutto. La mia fortuna è stata di nascere strabico, di essere così spesso espulso da varie istituzioni (tra l'altro, Fuller fu espulso ben due volte da Harvard) che mi sono trovato nell'obbligo o di perire, o di usare alcune di quelle facoltà di cui tutti disponiamo e del cui uso le circostanze mi avevano talmente privato da farmele mettere nel congelatore. Solo situazioni bollenti come l'inferno mi hanno offerto abbastanza calore da scioglierle nuovamente quelle facoltà per poi usarle”.
Qualche altra citazione di Fuller:
  • non combattere la forza, usala
  • o la guerra è obsoleta, oppure lo è l'uomo
  • Dio è un verbo, non un sostantivo
  • l'oro e l'argento dei morti spesso sono piombo
  • ho spesso scoperto dove avrei dovuto andare andando da un'altra parte
  • l'umanità si dota delle tecnologie giuste per le ragioni sbagliate
  • io non faccio che inventare, poi aspetto che qualcuno abbia bisogno di ciò che ho inventato.
Per concludere, voglio segnalarvi il sito del Buckminster Fuller Institute (http://www.bfi.org/) dal quale potrete scaricare, se leggete l'inglese, vari libri. E vi consiglio in particolare quello che lessi nei lontani anni 70 e che mi sono riletto con enorme goduria un paio di settimane fa, Operating Manual for Spaceship Earth, ovvero Manuale operativo per l'astronave Terra, che è ancora oggi considerato come una delle basi dell'ecologia moderna.
Se non leggete l'inglese e se avete 50€ che vi pesano in tasca, potete sempre regalarvi Buckminster Fuller, architettura in movimento, di Michael G. Gorma, edito da Skira.
Nel frattempo approfittate delle vacanze per andarvi a guardare la paginetta che Wikipedia dedica alla cupola geodetica (http://it.wikipedia.org/wiki/Cupola_geodetica), quella su Fuller (http://it.wikipedia.org/wiki/Buckminster_Fuller) e, già che ci siete, quella sul Whole Earth Catalogue (http://it.wikipedia.org/wiki/The_Whole_Earth_Catalog). 
Per gli umbri o per quelli che passassero dall'Umbria durante l'estate, segnalo la cupola geodetica installata da Fuller nel 1967 a Spoleto, in viale Giacomo Matteotti, all'ingresso sud della città. 

Io mi faccio un caffé.