Siamo
ormai in piena estate e come ogni anno è arrivata la solita epidemia
di isteria pseudo-salutista e di fanatismo anti-pilosità femminile.
A me, come ogni anno, viene un po' da vomitare.
Non
credo di essere solo. Credo però che la pressione sia tale che molti
esitano a confessare di non essere d'accordo con il dogma
politicamente corretto della femmina depilata.
A
più di quarant'anni di distanza ricordo ancora con un certo ribrezzo
l'impressione che mi fece il primo contatto con un pube femminile
interamente rasato. Fu una cosa tanto raccapriciante quanto sorprendente,
che mi provocò uno stupore di quelli che si provano davanti a
qualcosa, o qualcuno, di incommensurabilmente stupido. Perché?, mi
chiesi. Perché?
Da
allora sono stato abbastanza fortunato, o forse sono solo stato
estremamente vigile, rifiutando anche solo la possibilità di un
contatto intimo con qualunque persona di sesso femminile mi lasciasse
sospettare una propensione sconsiderata alla rasatura totale. Negli
anni ho dovuto finire con l'accettare l'assenza di peli sulle gambe, andando fino a sorridere, falsamente compiaciuto, quando
la donna con la quale ero mi diceva "guarda che bello! Mi sono
rasata le gambe!", manco quello fosse stato un giustificabile
motivo d'orgoglio.
Ma sono soprattutto i peli sotto le ascelle che mi
sono (troppo) spesso mancati. Mi è mancata la ricchezza del loro
mistero, la profondità del loro sentore, il contatto vellutato con
la loro densità.
Quanto
al pube, quanta miseria in quelle colline spelacchiate, in quelle
tristi superfici umiliate da rasoi e cerette, rese sterili e morte da
incomprensibili aneliti verso non so quale stupida purezza! Un sesso
privato della sua corona di peli l'ho sempre visto come una cosetta
squallida e umiliata, come uno di quegli alberelli potati fino ad
assomigliare a dei vasi barocchi, o una di quelle statuette di
ceramica da quattro soldi che la gente compra per metterle sul comò ad affermare un
buon gusto che buon gusto lo è solo per chi gusto non ne ha.
Forse
prenderai queste mie parole per le divagazioni di un vecchio
solitario che, non avendo di meglio da fare, di sesso si limita a
parlare. Fai pure. Ma quando cammino per le vie di una città e mi
sento assalito da ogni parte da immagini di giovani donne che
sembrano affermare come una vittoria alle Termopili la loro triste
rinuncia ad ogni traccia di animalità, di pilosità e di odore,
quando incrocio, a centinaia, quelle specie di insipidi surrogati di
femmine dalle quali emanano solo profumi artificiali, quei corpi
negati sotto strati di creme, deodoranti, ciglia finte, sederi e seni
rifatti, nasi limati e labbra botulinate, quando vedo solo movimenti
studiati e coreografati, sguardi calcolati e ammiccamenti privi di
ogni spontaneità ripenso con gioia a quegli anni passati ad
assaporare ambrosie delle quali ormai resta solo il ricordo.