Che
in altre parti del mondo — in India per esempio — le
carote fossero viola lo sapevo perché l'ho visto con i miei occhi.
Non sapevo però perché le nostre carote fossero arancioni. Ma
incominciamo dall'inizio. E parliamo della daucus carota.
Botanicamente
parlando, daucus è un
genere della famiglia delle apiaceae,
dell'ordine degli apiales,
delle sottoclasse delle rosidae
e mi fermo qui, tanto siamo tutti fatti di quella roba di cui sono
fatti i sogni, carote comprese. Pare che nell'antica Grecia la carota
la chiamassero καρωτόν, cioè
karotòn, il che è un
po' ridicolo, ma non importa. Ciò che importa è che le carote erano
un po' viola, un po' rosa, un po' biancastre e un po' gialle.
Poi
cos'è successo? È successo che verso la fine del '600, in seguito a
una sere di cose che non ti sto a raccontare e che vanno dalla Pace
di Münster del 1648 alla Guerra degli Otto Anni, con tanto di presa
di possesso del porto di Brielle da parte della Marina
indipendentista olandese, tutte cose delle quali puoi trovare notizie
su internet, è nata la Repubblica delle Sette Province Unite. Non
che gli olandesi ci tenessero a vivere in una repubblica, per carità.
Ma visto che Guglielmo I, detto il Taciturno, era morto e che non
sembrava esserci in giro qualcun altro che desse voglia di farlo re,
decisero di mettere su una repubblica.
Ma
laddove tutto questo interessa le carote (si fa per dire) è che
Guglielmo I, ancora oggi considerato il Padre della Patria con tanto
di maiuscole, apparteneva alla dinastia dei Nassau-Orange.
Lasciamo
pure perdere i Nassau, che come tutti sappiamo erano originari della
Renania-Palatinato, che in tedesco fa Rheinland-Pfalz, con quel Pfalz
un po' ridicolo ma non importa, e discendevano da tale Dudo-Enrico
che visse a cavallo (non perché era nobile, aspetta), dicevo a
cavallo dell'XI e del XII secolo. Sì, lasciamoli da parte e veniamo
agli Orange, casato fondato da Bertrand I (o Bertrando di Baux)
attraverso il suo matrimonio con Tiburge II di Orange nel 1173.
Questi Orange vivevano dalle parti dell'omonima città francese, non
tiravano il loro nome dall'arancia, frutto che sarebbe arrivato in
Europa dal sud-est asiatico solo verso il 1300, bensì dal dio
celtico dell'acqua Arausio. Quando i Romani fondarono un insediamento
sulle rive del Rodano, nell'anno 35, lo chiamarono proprio così,
Aurasio. Cioè, lo chiamarono Colonia Julia Firma
Secundanorum Arausio, ma siccome
il nome era un po' lungo, la gente si mise a chiamarlo solo Aurasio,
il che era nettamente più comodo. Com'è come non è, Aurasio
diventò prima Aurenja e poi Aurenjo in provenzale.
Là
dove le cose si complicano è che il nome dell'arancia deriva dal
sanscrito naranga, diventato poi narang in persiano e naranj in
arabo. E qui, se mi permetti, mi offro una digressione. Eccola qua.
Pare
siano stati i portoghesi a importare l'arancia in Europa ed è per
questo che in Albania si chiama portokall,
in Bulgaria e in Macedonia portokal,
in Grecia portokali,
in Romania portocala,
in Georgia p'ort'oxali
e persino in Etiopia birtukan.
Senza poi parlare del dialetto napoletano, che usa la parola
purtuallo. Come vedi,
questa digressione valeva la pena di essere fatta.
Ma
torniamo alla carota. Verso la fine del '600, come dicevo all'inizio,
un contadino olandese, per rendere omaggio a Guglielmo I, Padre della
Patria, e a tutta la sua dinastia, si mise a selezionare le carote
fino a ottenerne di arancioni. Lui non se l'aspettava, ma quelle
carote arancioni, oltre ad essere più belle da vedere, avevano anche
un sapore più dolce e delicato di tutte le altre.
Inutile dire che tutti i contadini d'Olanda e poi d'Europa si misero a fare la stessa
cosa e che è così che le nostre carote odierne hanno lo
stesso colore dell'ornithogalum dubium,
o stella di Betlemme, che è un fiore sudafricano del quale magari ti parlerò
un'altra volta.
Per
ora vado a farmi un buon caffè.