La bandiera confederata sventola nella Carolina del Sud
La
cosa più raccapricciante nelle conseguenze del gesto terrorista di
Dylann Storm Roof, il ventunenne terrorista che ha ucciso nove
persone di colore nella Chiesa Metodista Episcopale Africana di
Charleston, Carolina del Sud, sono i commenti di vari politici del
Partito Repubblicano. Per molti l'importante sembra essere di negare
la connotazione razzista del massacro, nonostante lo stesso Roof
abbia chiaramente detto, mentre ammazzava nove persone, “stuprate
le nostre donne e vi state impadronendo del nostro paese, dovete
andarvene!”; nonostante lo stesso Roof si fosse fatto
fotografare con una giacca di pelle sulla quale aveva cucito una
bandiera della Rhodesia e una del Sudafrica dell'apartheid;
nonostante lo stesso Roof abbia affermato, dopo il suo arresto, di
aver voluto “dare il via a una guerra civile”; nonostante il suo
compagno di stanza, Dalton Tyler, abbia spiegato che Roof era un
fanatico segregazionista.
Jeb
Bush, candidato Repubblicano alla presidenza, noché figlio di George
1 e fratello di George 2, ha detto: 'Non so cosa ci fosse nella
testa o nel cuore dell'uomo che ha commesso questi crimini atroci.”
Non lo sa.
Il
governatore della Louisiana Bobby Jindal ha sostenuto che bisognerà
aspettare le conclusioni dell'inchiesta per sapere se il gesto di
Roof abbia un rapporto col razzismo, mentre è vergognoso
che il Presidente Obama abbia approfittato della situazione per dire
che bisognerebbe limitare il possesso di armi.
Il
candidato repubblicano Lindsey Graham ha dichiarato: “Il
problema non è chi siamo noi o cosa sia il nostro paese, il problema
è che questo ragazzo ha un sacco di problemi”',
lasciando poi intendere che le vittime erano morte non perchè erano
persone di colore, ma perché erano cristiani.
Rick
Santorum, candidato tre anni fa, ha sostenuto che il massacro “fa
parte di un assalto generale contro la libertà di religione”.
Per
Rand Paul, altro candidato Repubblicano, la colpa del massacro è di
“chi non capisce da dove venga la salvezza”.
Fox
News pubblicava giovedì sul suo sito un articolo intitolato Suspect
in deadly Charleston shooting apparently introverted with few friends
(Il sospetto nella sparatoria mortale di Charleston era
apparentemente un introverso con pochi amici). Nell'articolo la
parola razzista appare
una sola volta, nella frase alcuni amici non sapevano che
fosse razzista.
La
smetto qui, anche se la lista potrebbe essere ancora lunga.
Ancora
una cosa però: ilmassacro si è svolto nella Carolina del Sud, la
cui capitale è Columbia. Lì c'è la Statehouse,
nella quale si trovano l'ufficio del governatore e del
vice-governatore, la sede del governo e dell'assemblea dello Stato,
nonché quella della sua Corte Suprema. Di fronte alla Statehouse
sventola la bandiera sudista, ovvero quella usata dagli Stati del Sud
che combatterono quelli del Nord, in particolare per difendere il
loro diritto di possedere degli schiavi. Per ricordare cosa
rappresenti quella bandiera è bene citare un brano del discorso che
Alexander Stephens, vice-presidente della Confederazione, tenne
all'Atheneum di
Savannah, Georgia, il 21 marzo 1861:
Il
nostro nuovo governo è fondato sull'idea opposta; le sue basi sono
fissate, le sue mura riposano sulla grande verità che i negri non
sono uguali ai bianchi; che la sottomissione degli schiavi a una
razza superiore è la loro condizione normale e naturale. Il nostro
governo è il primo nella storia del mondo a basarsi su questa grande
verità fisica, filosofica e morale.
Attento
a non vomitare sul computer, che poi pulirlo è un casino.
Quella
bandiera continua a sventolare e per il governatore dello Stato,
Nikki Haley, non c'è nessun problema:
“Quello
che posso dirvi è che negli ultimi tre anni e mezzo ho passato molte
giornate al telefono con dei dirigenti per creare lavoro nel nostro
Stato e posso dire onestamente che non ho avuto nessuna conversazione
con nessun dirigente a proposito della bandiera confederale.
Ooops...
te l'avevo detto. Adesso pulisci.
Ma
oggi è il 20 giugno. Ed è l'anniversario del giorno in cui, 48
anni fa, il pugile Muhammad Ali rifiutò la coscrizione. Rifiutò di
andare a combattere in Vietnam. E questo è ciò che disse:
Perché
dovrebbero chiedermi di portare un'uniforme e di andarmene a 10.000
miglia da casa mia per lanciare bombe e pallottole sulla gente dalla
pelle marrone del Vietnam quando dei cosidetti negri a
Louisville1sono
trattati come cani e sono privati dei loro semplici diritti umani?
No, non me ne andrò a 10.000 miglia da casa per aiutare a uccidere e
bruciare un'altro povero paese solo per perpetrare la dominazione dei
bianchi padroni di schiavi sulla gente con la pelle scura. Oggi è il
giorno in cui queste malvagità devono finire. Mi hanno avvertito che
prendere questa posizione mi costerà milioni di dollari. Ma l'ho già
detto e lo dico ancora. I veri nemici del mio popolo sono qui. Se
pensassi che la guerra potrebbe portare la libertà e l'uguaglianza
ai 22 milioni del mio popolo, non avrebbero bisogno di arruolarmi, mi
porterei volontario domani. Non ho niente da perdere restando fedele
a ciò in cui credo. Andrò in prigione, e allora? Siamo in prigione
da 400 anni.
A
proposito di prigioni: secondo varie fonti, la percentuale di
afro-americani nelle prigioni statunitensi sarebbe di 5 a 6 volte a
quella dei bianchi.
1Città
del Kentucky dove Martin Luther King era stato accolto a sassate e
sputi dalla comunità bianca un mese prima