mercoledì 17 giugno 2015

Bibliografia hippy


Alla voce hippy, il vocabolario Treccani dice:
hippyhìpi(o hippie) s. e agg. ingl. [di etimo e sign. incerto] (pl., come sost., hippieshìpi), usato in ital. al masch. e al femm. – Seguace di un movimento giovanile sorto negli Stati Uniti d’America negli anni ’60 del Novecento, e di là diffusosi anche in Europa, il quale rifiuta istituzioni, norme e costumi della società consumistica, mettendosene ai margini in una posizione di protesta che si attua in forme solitamente non violente quali la vita comunitaria, la predicazione dell’amore universale, l’uso generalizzato delle droghe leggere, un modo anticonvenzionale di abbigliarsi. Per estens., il termine è stato usato per indicare qualsiasi giovane dai capelli lunghi, con abbigliamento e atteggiamenti stravaganti e anticonvenzionali. In funzione di agg., che è proprio degli hippies e delle loro manifestazioni: la moda h., i costumi h.; canzoni, cantanti hippy.
L'aver fatto parte di quel movimento è per me ancora oggi fonte di orgoglio. Lo so, oggi in Italia la parola hippy non la usa quasi più nessuno, preferondole la spregiativa fricchettone, derivata da freak, di cui sempre il Treccani dà la seguente definizione:
freakfrìiks. ingl. [in origine «capriccio, ghiribizzo», poi anche con altri sign., tra cui «essere abnorme, mostro o capriccio di natura»] (pl. freaksfrìiks), usato in ital. al masch. e al femm. – Termine introdotto negli anni Settanta per indicare chi, spec. tra i giovani, rifiutava apertamente le ideologie, così come le norme e i modi comuni di comportamento sociale, adottando comportamenti anticonvenzionali e anticonformistici, vivendo alla giornata e spesso facendo uso di droghe. ◆ In ital. la parola è stata talora adattata scherz. in fricchettóne (v.).
Ciò che né il Treccani (vocabolario) né la Treccani (enciclopedia) dicono è da dove venga il termine hippy, informazione che ci fornisce l'Enciclopedia Britannica:
La parola deriva da “hip”, termine usato a proposito dei beats degli anni '50, come Allen Ginsberg e Jack Kerouac, che erano generalmente considerati come precursori degli hippies.
Sempre la Britannica ci dà informazioni supplementari:
Movimento beat, chiamato anche beat generation; movimento sociale e letterario americano nato negli anni '50 nelle comunità artistiche bohemienne della North Beach di San Francisco, della Venice West di Los Angeles e del Greenwich Village di New York. I suoi aderenti, che si definivano beat (che in origine significava “stanco”, ma che più tardi prese un senso musicale, indicò una spiritualità “beatifica” ed ebbe altri sensi), ma furono derisi come “beatnik”, esprimevano la loro alienazione dalla società convenzionale, o “quadrata” (square) adottando uno stile vestimentario trasandato e dei modi e un vocabolario “hip” preso a prestito dai musicisti jazz.
Fin qui tutto bene, mi dirai. E magari aggiungerai che hai capito benissimo che tutto questo mio aggrapparmi a vocabolari e enciclopedie è un modo come un altro di cercare di superare quella strutturale incapacità di analisi che caratterizza quel poco più di un chilo di materia grigia che mi ritrovo nel cranio. Sul che non posso che concordare.
In realtà tutto questo arzigogolare viene da una semplice domanda che mi sono fatto: come diavolo ho finito io, un adolescente qualsiasi che viveva al settimo piano di una casa popolare nell'estrema periferia milanese, col far parte di quel movimento? Semplicemente attraverso delle letture.
Come credo di aver già raccontato in un vecchio post, tutto incominciò nel 1964, quando il mio amico Paolo Zanotti mi mise in mano un disco di Bob Dylan. A quel primo disco (The Freewheelin' Bob Dylan) ne seguì un secondo, Another Side of Bob Dylan, sul retro del quale c'era una lunga poesia nella quale appariva il nome di Allen Ginsberg. Comprai un libro di Ginsberg e ci trovai il nome di Walt Whitman, ma anche quello di Lawrence Ferlinghetti ed è così che, tirando sul filo e incominciando poi a incontrare persone che sapevano più cose di me, passai da lettura a lettura.
Quasi cinquant'anni dopo, guardandomi indietro, mi è venuta voglia di buttare giù questa piccola bibliografia hippy del tutto personale e sicuramente incompleta. Non tutti questi libri hanno a che fare col movimento hippy: alcuni sono stati scritti prima, altri non hanno niente di hippy nella struttura o nella scrittura, ma mi pare che tutti possano essere considerati oggi come elementi costitutivi di quel movimento.
Alcuni li ho riletti anni dopo, di altri ho solo lontani ricordi. Ma per tutti sento ancora un grande affetto e una specie di riconoscenza per avermi permesso di vivere una quindicina d'anni pieni di sogni e di avventure.
Se definirmi hippy oggi mi sembrerebbe ridicolo, sono però fiero di esserlo stato. E la facile ironia di chi usa quella parola in senso dispregiativo mi provoca sempre una certa tristezza, perché ci vedo un rancore e un'aggressività che erano esattamente due dei sentimenti dai quali noi hippies cercavamo di liberarci, pur se in maniera caotica e spesso inconcludente. In realtà continuo a credere che l'aver fatto parte di quel movimento sia stata un'immensa fortuna e un grande privilegio.
Ecco quindi la mia bibliografia, che magari potrà interessare qualcuno, dandogli voglia di andare a scoprire qualche libro che mi pare possa avere ancora oggi un suo interesse.

NARRATIVA
  • Herman Hesse, Il lupo della steppa e Siddharta
  • Richard Brautigan, Zucchero di cocomero e Pesca alla trota in America
  • Kurt Vonnegut, Mattatoio n°5 e Ghiaccio-nove
  • Joseph Conrad, Cuore di tenebra
  • J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli
  • Tom Robbins, Uno zoo lungo la strada
  • Jack Kerouac, Sulla strada
  • Ken Kesey, Qualcuno volò sul nido del cuculo
  • Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie
  • Richard Adams, La collina dei conigli
  • E.M. Forster, Passaggio in India
  • James Hilton, Orizzonte perduto
  • Aldous Huxley, Il mondo nuovo
  • Ursula K. Le Guin, La trilogia di Terramare (diventata più tardi pentologia)
  • Somerset Maugham, Il filo del rasoio
  • Marcel Schwob, La crociata dei bambini
  • Nevil Shute, Una città come Alice
POESIA
  • Allen Ginsberg, Urlo e altre poesie
  • Lawrence Ferlinghetti, Un Coney Island della mente
  • Walt Whitman, Foglie d'erba
  • Basho, Lo stretto sentiero verso il profondo Nord
  • Lee Masters, Antologia di Spoon River
SAGGISTICA
  • Buckminster Fuller, Manuale operativo per l'astronave Terra
  • Tom Wolfe, The Electric Kool-Aid Acid Test (il titolo italiano, L'Acid Test al Rinfresko Elettriko, è davvero orribile)
  • Aldous Huxley, Le porte della percezione
  • Wilhelm Reich, La funzione dell'orgasmo
  • Louis Pauwels e Jacques Bergier, Il mattino dei maghi
  • Eugen Herrigel, Lo Zen e il tiro con l'arco
  • Junichiro Tanizaki, Libro d'ombra
  • Vasilij Kandinskij, Lo spirituale nell'arte
  • George Orwell, Omaggio alla Catalogna
  • Gertrude Stein, Storia geografica dell'America
  • Henry David Thoreau, La disobbedienza civile
  • George Woodcock, L'anarchia
BIOGRAFIE/ AUTOBIOGRAFIE
  • Allan Ted, Gordon Sidney, Lo scalpello, la spada: la storia del Dottor Norman Bethune (non tradotto in italiano)
  • Woody Guthrie, Questa terra è la mia terra
  • Henry David Thoreau, Walden
  • T. E. Lawrence, I sette pilastri della saggezza
  • John Neihardt, Alce Nero parla