giovedì 26 marzo 2015

Di cose importanti

Una cosa qualunque

Molti anni fa mi svegliai da un pisolino schiacciato in treno con una parola in testa. Di primo acchito non seppi se quella parola l'avessi inventata, o se il mio cervello, avendola sentita chissà dove e chissà quando, avesse poi deciso di metterla in uno di quei suoi ordinatissimi cassetti dal quale il mio pisolino ferroviario l'aveva, per qulche oscuro motivo della psiche, tirata fuori. Ebbi così paura di dimenticarla che me la scrissi subito su un fogliettino trovato in tasca, forse sullo stesso biglietto del treno, e dovetti poi aspettare di arrivare a casa per sapere se la parola esistesse oppure no.
Esisteva. La parola era perequazione.
Stamattina mi sono svegliato verso le 6 con un'altra parola in testa e questa volta non ho avuto bisogno di scomodare i discendenti del Senatore Treccani per sapere che quella parola non esiste.
Anche se è un peccato che non esista, perchè dice qualcosa che nessun'altra parola dice. La parola è cosità.
Che cos'è la cosità di qualcosa? Mi pare ovvio: la cosità di una cosa è l'insieme degli elementi materiali che fanno di una data cosa la cosa che è, ad esclusione di tutti gli elementi immateriali, affettivi, culturali, ecc. Lo stesso vale per le cose animate, dal batterio in su, che appartenengano al regno vegetale, come una foglia di rosmarino o una sequoia californiana, oppure al regno animale, come un moscerino o un'olgettina.
Lo so, la nozione di cosità può apparirti strana, ma pensaci un istante. Anzi, no: guardati attorno e scegli un oggetto qualsiasi. Adesso guardalo pensando a cosa mai potrebbe essere la sua cosità.
L'hai fatto? Allora sono sicuro che hai perfettamente capito. È così evidente!
Adesso guardati la mano. Una qualsiasi, destra o sinistra, non importa. L'importante è che tu tenga in mente l'idea di cosità.
Non è lampante?
Benvenuto nel mondo della cositologìa, scienza così indispensabile che era ora che qualcuno la inventasse.
Fatto questo, non mi sono però fermato. Come avrei potuto? È ovvio che altri concetti sono stranamente assenti dal nostro pur nutrito vocabolario italiano che, almeno nella versione Treccani comprende circa 800.000 lemmi, anche se poi ne usiamo solo 7.000 nel linguaggio corrente (250 se siamo olgettine).
Prendiamo per esempio la cositopatìa, ovvero quella sottile disfunzione psicologica che spinge chi ne è affetto a considerare le cose, inanimate e animate, solo sotto l'angolo della loro cosità, trascurandone tutti gli altri aspetti. Es.: per un cositopata, una pala dipinta da Piero della Francesca è un pezzo di legno ricoperto da pigmenti colorati, mentre Carlo Rubbia è un insieme di materie organiche semoventi.
Nota bene: mai confondere cositopatìa e cositofilìa! Mentre la cositopatia è la malattia che impedisce di vedere al di là della cosità delle cose, la cositofilia è definibile come l'eccessivo attaccamento a quella stessa cosità. Comportamenti tipici del cositofilo sono il collezionismo, il feticismo, lo shopping compulsivo, l'accumulo di oggetti inanimati (o, se animati, ridotti allo stato di cose vedi olgettine), l'attraversamento col rosso di un trafficatissimo incrocio urbano provocato dall'incontrollabile ammirazione per una Flavia Coupé Pininfarina del '64 che passa di lì per caso (con conseguemente spetasciamento corporeo da parte di un tram), ecc. Ovviamente in caso di cositofilia acuta è consigliabile rivolgersi a uno specialista di malattie cositologiche.
Al contrario, esiste la cositofobìa, altra malattia che può diventare grave se non curata. Cositofobi sono gli eremiti, gli anacoreti, gli asceti, i cenobiti, i monaci di clausura e tutti coloro che celano la loro paura delle cose (e/o della loro cosità) dietro paraventi di nobili princìpi, cadendo in uno stato di perenne cositopatìa.
Altro concetto fondamentale è il cositismo, ovvero quella scuola di pensiero che attribuisce alla cosità un valore trascendente e pseudo-scientifico, fino a farne un'ideologia. Il cositismo, alla stessa stregua di tutti gli -ismi (comunismo, fascismo, spiritualismo, ecc.) può diventare estremamente pericoloso quando viene eretto a verità assoluta (cosciente, ma il più delle volte incosciente), oppure, il che è ancora peggio, a dottrina. Basti pensare alla base ideologica del capitalismo moderno, che altro non è che una sorta di estremizzazione del cositismo, tendente a far credere a noi tutti che l'importante nella vita è acquistare, possedere, accumulare e consumare cose alla cosità delle quali vengono attribuite qualità trascendentali (il che costituisce un ossimoro tanto ovvio quanto fuorviante).
Più lieve dal punto di vista patologico è la cositomanìa, affezione blanda, ma che, se non tenuta sotto controllo, rischia poi sempre di trasformarsi in cositopatia. Dicesi cositomaniaco colui che si circonda di piccole cose inutili che lo attraggono per la loro cosità, indipendentemente da ogni considerazione estetica o utilitaria. Il cositomaniaco non cerca un'affermazione sociale, né un'intima sicurezza, né tantomeno una soddisfazione estetica nell'accumulo di cose: le accumula semplicemente perché è incapace di non accumularle. Nota bene: il cositomaniaco non sempre può dirsi affetto da cositopatia, visto che talvolta riesce a vedere al di là della cosità delle cose. Ma per lui non è la cosità che conta, bensì la cosa.
Mi accorgo però che, pur avendo citato la cositologia, non ne ho ancora dato una definizione soddisfacente. E allora eccoècquà: dicesi cositologia la scienza che studia la cosità delle cose attraverso l'esame delle loro strutture atomiche, del loro aspetto, della loro consistenza e di tutti gli aspetti materiali che le definiscono.

E va bene. È chiaro che potrei andare avanti parlando di scuole di pensiero cositista, o esaminando gli elementi cositisti della filosofia platonica o dell'esoterismo ebraico. Ma non ne sento il bisogno. So che ora che ti ho messo nel cervello l'idea di cosità non te ne sbarazzerai così facilmente. Anzi, già ti stai chiedendo come parlarne ad altre persone e già ti chiedi come tradurre cosità per quel tuo amico francese (chosité), per quella tua collega guatemalteca (cosidad), o per la colf filippina che paghi in nero e che parla solo inglese (thingness).
E poi, per dirti tutta la verità, sono ormai quasi le 9 e non vorrei che le mie due bariste preferite, Natàlia e Fabiola (giuro che è vero) incominciassero a preoccuparsi della mia assenza. Quindi ti saluto e vado a farmi il mio solito caffé mattutino.