giovedì 9 giugno 2011

Puro sangue ravennate

 Ouidad Bakkali

L'assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Ravenna è una ragazza di 25 anni, con laurea triennale in Scienze Intenazionali e Diplomatiche conseguita presso la Facolta di Scienze Politiche “Roberto Ruffilli” di Forlì e due anni di partecipazione alle sessioni del Parlamento Europeo dei Giovani come delegata nella commissione affari esteri e poi in quella ambiente e sanità.
Ma l'assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Ravenna si chiama Ouidad Bakkali, nome ancora meno italiano di Massimo Schuster. E la cosa non piace a tutti. Non piace in particolare a ben cinque consiglieri comunali del PDL, che hanno tenuto a farlo sapere. I cinque scrivono di essere assai preoccupati, dal rischio “di una politica culturale che continui a guardare solo ed esclusivamente all’interculturalità ma che non tenga conto della tradizione culturale della nostra città”. Eh già, perché la città è loro, non di una che ci ha vissuto, studiato e lavorato per 24 dei suoi 25 anni di vita, una che ha magari la nazionalità italiana, però ha la pelle abbronzata anche d'inverno.
Questo inquadramento nel multiculturalismo — proseguono i cinque — rischia di diventare l’azzeramento dei nostri valori, della nostra identità, delle nostre radici per confluire in una nuova civiltà che è la sommatoria quantitativa di quanti arrivano a casa nostra e dettano le loro condizioni”. Eh già, perché vuoi vedere che magari 'sta Ouidad quando aveva un anno e stava ancora nel suo Marocco natìo si è detta “mo' me ne vado ad azzerare i valori e a dettare le mie condizioni ai ravennati”? No, attenzione: sono cose che capitano! Gli stranieri sono fatti così. Non tutti, per fortuna: Mike Bongiorno, tanto per citarne uno, idee del genere non le ha mai avute. E nemmeno Mal dei Primitives.
Ma il fatto è che i cinque consiglieri sono preoccupati dal pericolo di “annacquare le peculiarità dell’essere e delle tradizioni di Ravenna in un anonimo multiculturalismo di maniera”. Eh, sì, essere di Ravenna è importante. Ravenna non va annacquata! Il mondo intero conosce Ravenna per il mausoleo di Galla Placidia (costruito da una regina visigota), per la chiesa di Sant'Apollinare nuovo (costruita da re Teodorico, ostrogoto, per il culto ariano), per la cappella arcivescovile (costruita anche lei da Teodorico), per il battistero degli ariani (idem) e per la basilica di San Vitale (idem). Come dire, tutta roba ravennate d.o.c.
Uno dei cinque firmatari del documento che smaschera le origini straniere dell'assessore alla cultura, tale Alberto Alcarani (ma lo sa che Alberto è un nome germanico?), che su Facebook oltre a definirisi “christianus catholicus” pare affermi la sua predilezione per la Gialappa’s band e Mai dire Grande fratello, scrive che “se il sindaco nella Bakkali ha visto un simbolo, questo simbolo è l’esatto contrario per i ravennati autoctoni. Non si capisce poi come il Comune territorialmente più esteso dopo Roma non riesca a individuare una persona ivi residente che possa fare l’assessore”. Scusa, Alberto, ma cosa c'entrano gli autoctoni coi residenti? Non è che questo tuo lapsus l'hai messo apposta per dirci che secondo te gli stranieri non dovrebbero mai diventare residenti?...