Ho preso la macchina e sono andato alla Coop. Ho comprato poche cose: fragole, asparagi, latte biologico, un pezzo di pecorino di Pienza Gran Riserva e uno di semistagionato. Ho pagato col Bancomat. Ho ripreso la macchina e sono andato da un gelataio artigianale che fa delle meraviglie. Gli ho comperato mezzo chilo di gelato (amarena, melone e torta di mele). Ho chiaccherato un po' con lui, come mi piace fare sempre con gli artigiani e gli ho detto che non gli avrei mai comperato il gelato al cocco perché il cocco mi piace troppo. Allora è venuta fuori la storia della prima volta che ho mangiato una noce di cocco appena colta, trentasei anni fa, su una spiaggia messicana. Gli ho raccontato come all'interno ci fosse almeno un litro di succo assolutamente paradisiaco. Gli ho detto che quando il succo era finito il cameriere di quel posto isolato e apparentemente poverissimo è venuto a tagliare il cocco in quattro e mi ha portato un cucchiaino. E gli ho spiegato che la polpa aveva la consistenza di una banana bella matura e un sapore che ancora adesso me lo ricordo. Il gelataio mi ha detto che gli avevo messo la voglia di andare nei Caraibi. Ho pagato, ho salutato e ho ripreso la macchina per tornare a casa.
Allora mi è venuto in mente che al reparto formaggi e salumi della Coop c'era una donna davanti a me. Portava uno di quei vestitini estivi che si comprano da almeno cinquant'anni alla Standa e un paio di sandali con delle perline di vetro rosse. Aveva l'aria stanca e trascurata. Ha chiesto se c'era del prosciutto scontato e se n'è fatta affettare cento grammi (“belle sottili le fette, mi raccomando”). Poi ha voluto sapere qual'era la mortadella che costava meno e anche di quella ha preso cento grammi.
Mi è tornata in mente, così, mentre guidavo...
Non c'è nessuna morale a questa piccola avventura quotidiana. Ma avevo voglia di raccontarla lo stesso.