domenica 5 giugno 2011

Grande arte

Avrebbe potuto essere un titolo del Vernacoliere, tipo: Artista se prende 'na banana 'n culo, ché i cetrioli c'hanno 'l morbo. E invece è un articolo del Corriere della sera. Secondo paragrafo:
Vengo attirata dal richiamo visivo di un gruppo di statue religiose dai colori fluo (la Madonna, San Pietro e il serpente, opera di Katharina Fritsch) e, soprattutto, dalla musica incalzante di una band hard rock. Situazione simil Woodstock ma formato mignon (lo spinello fa parte dell’ambience). Sul fondo, una montagnetta di tronchi di legno e lì sopra due che ballano quasi una lap dance, ma vestiti normali, con fare più annoiato che sexy. Un forno acceso che surriscalda l’aria (e fa un caldo boia) nel quale si fonde il vetro delle tante bottiglie di birra e vino bevute, in un gesto di riciclo molto greenmodaiolo. Questo è il «padiglione» open air dei Gelitin, un famoso, irriverente collettivo austriaco (fondato a Vienna nel 1978), invitato a questa Biennale. E cosa ti serve a merenda questo gruppetto di artisti? Nudo come un verme c’è uno di loro che si offre a un altro in una pratica di sodomizzazione con una banana (completa di buccia). La cosa va avanti per un po’ finché la musica smette e il pubblico astante applaude.
Sembrava che la giornalista, tale Francesca Pini, avesse preso la strada giusta. Senonché nel paragrafo successivo scrive che siamo in un porno da edicole notturne, in giochi di nonnismo da caserma, nel voyeurismo più assoluto (anche Jeff Koons ha spesso indugiato sull’argomento ma sempre controllandone l’estetica). 
Jeff Koons ha sempre controllato l'estetica? Forse è bene ricordare qualche controllo estetico dell'ex-marito della Cicciolina. Questo, per esempio:


Oppure questo:


Non c'è che dire: dal punto di vista dell'estetica, Koons va alla grande!
Prosegue la Pini: non c’è neppure la sofisticazione intellettuale dell’Azionismo viennese, alla Nitsch, artista che pure nelle sue performances sparge e cosparge le persone di sangue animale in un rito purificatorio dell’esistenza umana, macchiata dalla sua colpevolezza eterna.
Non c'è che dire: anche qui siamo davanti a grande arte:


Meno male che nell'articolo c'è anche il commento di Ali Janka, un componente fondatore dei Gelitin: «Non era affatto una performance. Questa volta abbiamo fatto davanti a tutti ciò che facciamo normalmente quando ci troviamo fra di noi a casa o in studio. Usiamo di tutto: carote, melanzane… Personalmente ho cucinato anche della pasta condendola con escrementi».
Wow! Pasta condita con la cacca! Questa sì che è un'idea artistica!
Qualcuno mi spiega come siamo passati dall'impiego della parola arte per Goya, Van Gogh e Pollock a quello per questa manica di coglioni? Mi devo essere perso un capitolo...