venerdì 7 maggio 2010

Delle razze

Da dove viene questa bambina?

Negli Stati Uniti è in corso il censimento che, come voluto dalla Costituzione, deve svolgersi ogni dieci anni. Incuriosito dalla copertina che Il venerdì della Repubblica dedica all'argomento, sono andato a guardarmi il sito ufficiale che il governo ha preparato (http://2010.census.gov/2010census/) e mi sono scaricato i fogli che ogni residente negli USA deve compilare. E lì, in prima pagina, ho effettivamente trovato ciò che mi aveva fatto sobbalzare sul Venerdì: il dichiarante deve indicare la propria "razza", con possibilità di scelta multipla.
Le "razze" tra le quali è possibile scegliere sono:
  • Bianca
  • Nera, Afro-americana o Negra
  • Amerindiana o dell'Alaska (indicare il nome della tribù)
  • Asiatica Indiana
  • Cinese
  • Filippina
  • Giapponese
  • Coreana
  • Vietnamita
  • Hawaiana
  • Dell'isola di Guam o Chamorro (ovvero delle Marianne)
  • Samoana
  • Altre asiatiche (indicare la razza, per esempio Hmong, Laotiana, Thai, Pakistana, Cambogiana, ecc.)
  • Di altre isole pacifiche (indicare la razza, per esempio delle Figi, di Tonga, ecc.)
  • Di altre razze (indicare la razza)
 Sono basito. Già l'idea di razza riferita a degli esseri umani mi lascia a bocca aperta, ma poi le scelte possibili sono veramente patetiche e ridicole. Così, per esempio, un cinese sembra dover essere un cinese e basta, indipendentemente dalla sua appartenenza al gruppo etnico tibetano, han, mongolo, o qualsivoglia. Immagino la gioia dei tibetani.
Per gli etiopi residenti in America la cosa è ancora diversa: dei 72 gruppi etnici esistenti in Etiopia una buona dozzina, tra i quali  gli amhara e i tigregni, sono di ceppo semita, contrariamente agli altri, che sono camiti. Tutti però devono definirsi Neri semplicemente perché hanno la pelle scura?
C'è poi il Pakistan, che era India fino a settant'anni fa, ma che ora si trova ad essere individuato come razza. E il Bangladesh? Non è stato anche lui India prima e Pakistan poi?
Ma allora non si capisce bene perché i lapponi e i i ciprioti debbano essere tutti Bianchi. E i marocchini e congolesi sono tutti Neri?
Mi pare chiaro che distinzioni di questo genere applicate all'Italia farebbero, almeno in un primo tempo, la gioia della Lega Nord. Dico in un primo tempo perché è facile immaginare come dopo un po' certi friulani troverebbero strano il fatto di essere assimilati ai novaresi. E in un secondo tempo? Sì, perché già li sento i pavesi: "Ué, siamo mica come quei barboni della Val Brembana! Mangiamo mica la polenta, noi! Mangiamo il riso!"
Le classificazioni e le liste mi hanno sempre affascinato e adoro fare liste di tutto. Però se le liste mi piacciono è perché mi sembra evidente che sono cose impossibili. Provate anche semplicemente a fare una lista dei libri che avete in casa e vedrete. A parte la lista alfabetica, sia per autore o per titolo, troverete sempre dei libri inclassificabili. Poema a fumetti di Buzzati è un romanzo o un fumetto? Conrad è un autore polacco o inglese? Il nome della rosa è un giallo?
È questo il bello delle liste: sono impossibili! Farne uno strumento pseudo-scientifico è non solo ridicolo, ma anche pericoloso, soprattutto quando a servirsene è un governo.

E mi torna in mente un documentario che vidi anni fa alla televisione francese. Un gruppo di ricercatori americani andò in un paesino sperduto del centro della Francia e propose a tutti gli abitanti di analizzare il loro DNA per studiarne in particolare i marcatori genetici. Ne venne fuori, con grande stupore dei partecipanti, che la sequenza genetica di alcuni di loro indicava origini etniche molto lontane. Ricordo in particolare la faccia assolutamente allibita di una vecchia contadina quando le venne detto che il suo sangue rivelava una discendenza da antenati sub-sahariani. Ecco, quella faccia stupita fu bellissima da vedere proprio perché la sua espressione era semplicemente stupita e non lasciava intuire nessuna considerazione razzista. Al contrario: le avevano appena detto che aveva un antenato "negro" e la cosa sembrava piacerle, come se lei, che non era nemmeno mai stata a Parigi, potesse ora essere fiera del fatto che almeno una parte del suo DNA aveva viaggiato. Ma non abbiamo viaggiato tutti?

(La bambina della foto viene dall'isola di Tonga)