Questa mi era
sfuggita. Ma poi un'amica francese ne ha parlato su Facebook.
Dunque, cominciamo
dall'inizio. Dalla metà del '600 alla fine del '700 la regione di
Città del Capo fu amministrata dall'Olanda. Normale quindi che un
certo numero di olandesi ci andassero ad abitare. Dopo la revocazione
dell'Editto di Nantes da parte di Luigi XIV, nel 1685, arrivarono poi
gruppi di protestanti francesi. Tutta quella brava gente naturalmente
schiavizzò le popolazioni locali. Nel 1707 il colono olandese
Hendrik Biebouw, plagiando con ben 256 anni di anticipo quanto detto
dal primo marito di Jacqueline Onassis da un balcone berlinese, fu il
primo bianco a pronunciare la famosa frase "ik ben een
Afrikaander", che l'alta
stima che ho per la tua intelligenza mi eviterà di tradurre.
Tutti
questi olandesi si definivano "boeri", non tanto perché la
parola fosse nettamente più corta di marron glacé,
ma perché boer in
olandese vuole dire contadino. Alcuni di loro fondarono un paesino a
cui diedero il nome di Bloemfontein, cioè Fontana dei Fiori, che più
tardi gli inglesi trasformarono in città. Bloemfontein finì col
diventare capitale di uno Sato, lo Stato Libero dell'Orange, che fu
poi sconfitto dagli inglesi nella famosa guerra dei cuneesi al rum,
pardon, dei boeri, alla quale partecipò anche il venticinquenne
Winston Churchill.
Bloemfontein
è ancora oggi una specie di capitale degli Afrikaan,
che ovviamente non sono tutti razzisti ma che, come gruppo, del
razzismo e dell'apartheid sudafricano hanno costituito la colonna
vertebrale.
Ora,
se non mi fossi lasciato andare a questo lungo preambolo con il solo
scopo di spacciare per cultura generale quella che è solo una
piccola abilità a consultare internet, ti avrei detto subito che
poco fuori Bloemfontein c'è un un hotel, l'Emoya Luxury
Hotel & Spa, con tanto di
parco privato di 270 ettari. Rispetto agli standard europei, i prezzi
dell'hotel sono modici: puoi dormirci da solo per 68€, o con la
migliore amica di tua moglie per 76.
Ma
c'è di meglio: oggi l'Emoya Luxury Hotel & Spa
si è dotato di una nuova struttura, composta da un certo numero di
camere disposte in cerchio in piena natura. Non sono proprio camere,
sono bungalow. No, non sono proprio bungalow, sono baracche. Come,
baracché?, mi dirai. Sì, baracche con i muri di latta, come potrai
vederlo tu stesso qui.
Ma
vediamo cosa dice di questa iniziativa il sito dell'hotel:
"Milioni
di persone vivono in insediamenti informali in tutto il Sudafrica.
Questi insediamenti sono fatti di migliaia di case, chiamate anche
baracche, catapecchie o makhukhu.
Una baracca di solito è fatta di vecchie lastre di metallo ondulato
o di qualsiasi altro materiale impermeabile, assemblato in maniera da
creare una piccola "casa" o rifugio dove vivere normalmente
(sic). Una lampada
alla paraffina, delle candele, una radio a batterie, un gabinetto
esterno (chiamato anche long
drop, cioè latrina all'aperto) e un bidone nel quale si
accende il fuoco per cucinare sono parti integranti di questo modo di
vivere (lifestyle nel
testo originale).
Adesso tu puoi
vivere questa esperienza soggiornando in una baracca, nella sicurezza
dell'ambiente di un parco animalista privato. Questa è l'unica
baraccopoli al mondo con riscaldamento a pavimento e ADSL! (giuro
che il punto esclamativo non è mio).
La baraccopoli è
ideale per stare insieme, fare un barbecue, organizzare un party a
tema e vivere l'esperienza di una vita. Posti letto per 52 persone.
Le nostre baracche sono assolutamente sicure anche per i bambini."
Vuoi
davvero che commenti questa roba? No, guarda, preferisco andare a
lavarmi i denti e fare una bella doccia, visto che non ho resistiro a
scrivere questo post mentre ero ancora seduto al tavolo della prima
colazione. Buona giornata.