venerdì 29 novembre 2013

Di un hotel


Questa mi era sfuggita. Ma poi un'amica francese ne ha parlato su Facebook.
Dunque, cominciamo dall'inizio. Dalla metà del '600 alla fine del '700 la regione di Città del Capo fu amministrata dall'Olanda. Normale quindi che un certo numero di olandesi ci andassero ad abitare. Dopo la revocazione dell'Editto di Nantes da parte di Luigi XIV, nel 1685, arrivarono poi gruppi di protestanti francesi. Tutta quella brava gente naturalmente schiavizzò le popolazioni locali. Nel 1707 il colono olandese Hendrik Biebouw, plagiando con ben 256 anni di anticipo quanto detto dal primo marito di Jacqueline Onassis da un balcone berlinese, fu il primo bianco a pronunciare la famosa frase "ik ben een Afrikaander", che l'alta stima che ho per la tua intelligenza mi eviterà di tradurre.
Tutti questi olandesi si definivano "boeri", non tanto perché la parola fosse nettamente più corta di marron glacé, ma perché boer in olandese vuole dire contadino. Alcuni di loro fondarono un paesino a cui diedero il nome di Bloemfontein, cioè Fontana dei Fiori, che più tardi gli inglesi trasformarono in città. Bloemfontein finì col diventare capitale di uno Sato, lo Stato Libero dell'Orange, che fu poi sconfitto dagli inglesi nella famosa guerra dei cuneesi al rum, pardon, dei boeri, alla quale partecipò anche il venticinquenne Winston Churchill.
Bloemfontein è ancora oggi una specie di capitale degli Afrikaan, che ovviamente non sono tutti razzisti ma che, come gruppo, del razzismo e dell'apartheid sudafricano hanno costituito la colonna vertebrale.
Ora, se non mi fossi lasciato andare a questo lungo preambolo con il solo scopo di spacciare per cultura generale quella che è solo una piccola abilità a consultare internet, ti avrei detto subito che poco fuori Bloemfontein c'è un un hotel, l'Emoya Luxury Hotel & Spa, con tanto di parco privato di 270 ettari. Rispetto agli standard europei, i prezzi dell'hotel sono modici: puoi dormirci da solo per 68€, o con la migliore amica di tua moglie per 76.
Ma c'è di meglio: oggi l'Emoya Luxury Hotel & Spa si è dotato di una nuova struttura, composta da un certo numero di camere disposte in cerchio in piena natura. Non sono proprio camere, sono bungalow. No, non sono proprio bungalow, sono baracche. Come, baracché?, mi dirai. Sì, baracche con i muri di latta, come potrai vederlo tu stesso qui.
Ma vediamo cosa dice di questa iniziativa il sito dell'hotel:
"Milioni di persone vivono in insediamenti informali in tutto il Sudafrica. Questi insediamenti sono fatti di migliaia di case, chiamate anche baracche, catapecchie o makhukhu. Una baracca di solito è fatta di vecchie lastre di metallo ondulato o di qualsiasi altro materiale impermeabile, assemblato in maniera da creare una piccola "casa" o rifugio dove vivere normalmente (sic). Una lampada alla paraffina, delle candele, una radio a batterie, un gabinetto esterno (chiamato anche long drop, cioè latrina all'aperto) e un bidone nel quale si accende il fuoco per cucinare sono parti integranti di questo modo di vivere (lifestyle nel testo originale).
Adesso tu puoi vivere questa esperienza soggiornando in una baracca, nella sicurezza dell'ambiente di un parco animalista privato. Questa è l'unica baraccopoli al mondo con riscaldamento a pavimento e ADSL! (giuro che il punto esclamativo non è mio).
La baraccopoli è ideale per stare insieme, fare un barbecue, organizzare un party a tema e vivere l'esperienza di una vita. Posti letto per 52 persone. Le nostre baracche sono assolutamente sicure anche per i bambini."
Vuoi davvero che commenti questa roba? No, guarda, preferisco andare a lavarmi i denti e fare una bella doccia, visto che non ho resistiro a scrivere questo post mentre ero ancora seduto al tavolo della prima colazione. Buona giornata.