sabato 2 novembre 2013

Leggere una pubblicità

Io che sono uno che guarda molto la televisione, non guardo mai la pubblicità. Appena il programma è interrotto da una serie di spot cambio canale e passo due o tre minuti a guardare qualcosa d'altro. Lo faccio perché non sopporto di sottomettermi al lavaggio del cervello di chi vuole vendermi macchine, dentifrici, detersivi, o qualsiasi altra cosa attraverso insulsi annunci spesso intrisi di bieco maschilismo o semplicementi zeppi di imbarazzanti appelli a ciò che di meno ragionevole e presentabile c'è in un essere umano.
Mi capita però, quando qualcuno mi segnala l'esistenza di uno spot particolarmente "bello", oppure controverso, di andarmelo a cercare su YouTube. Così stamattina, su segnalazione di un mio contatto su Facebook, sono andato a guardare lo spot della FIAT 550L destinato alle televisioni statunitensi. L'ho fatto perché la ragazza che segnalava quello spot lo commentava scrivendo "terribile... giusto per capire che immagine diamo noi italiani e noi donne." Forse sarebbe bene che prima di continuare la lettura di questo post te lo andassi a vedere anche tu, qui.
A parte la solita dose di maschilismo e la solita necessità di far vedere donne procaci che si spogliano per vendere una macchina, io non ci ho trovato niente di speciale. Non solo, l'ho trovato piuttosto lusinghiero per noi italiani.
Innanzitutto non dimentichiamo che lo spot è destinato al mercato statunitense e andiamo a vedere perché è praticamente inesportabile al di fuori degli USA. Il personaggio che apre lo spot e che poi cavalca attraverso le vie di un paesino settecentesco (lo spot è stato girato nelle vie della vecchia Salem, nella Carolina del Nord) altri non è che il patriota Paul Revere, di cui ogni americano conosce almeno il nome, tra l'altro celebrato da Longfellow nella famosa poesia Paul Revere's Ride.
Revere, nella notte del 18 aprile 1775, venuto a sapere che le truppe britanniche basate a Boston si apprestavano ad attraversare il fiume Charles per poi scatenare le prime due battaglie della guerra d'indipendenza americana, quelle di Lexington e di Concord, si lanciò nel Midnight ride, la corsa di mezzanotte, nota negli Stati Uniti quasi quanto la spedizione dei Mille da noi. Prima attraversò il fiume nonostante la cosa fosse vietata, sfuggendo alla vigilanza delle guardie della nave da guerra Somerset, lì ancorata. Poi, giunto sull'altra sponda, partì a cavallo allertando dell'arrivo del nemico ogni casa sul suo cammino. Secondo la leggenda, Revere gridava "The British are coming!", il che salvò molte vite umane e permise ai rivoluzionari di organizzarsi, vincendo già l'indomani la battaglia di Concord.
Uno spot americano che incomincia con un uomo in costume settecentesco che grida "The British are coming!" è un po' come uno spot italiano che iniziasse con uno vestito da antico romano che dicesse "il dado è tratto", o con uno con barba e camicia rossa che dicesse "qui si fa l'Italia o si muore".
Ma andiamo avanti. Una volta che abbiamo visto Revere dare l'allarme giusto, "The Italians are coming!", eccoci trasportati nelle vie di un paese del '700, tra personaggi che portano costumi d'epoca. In particolare vediamo varie giovani donne che si strappano quei vestiti puritani e si tagliano i capelli sulla musica di una canzone del gruppo rock inglese T-Rex. Le parole della canzone che sono state scelte per accompagnare le immagini sono "No, you won't fool the children of the Revolution", cioè, no, non la farete ai figli della rivoluzione.
In un altro momento vediamo un ragazzo che, dopo aver cambiato la vecchia insegna di un pub con una, nettamente più moderna, con su scritto "club", scaraventa via da un tavolo di legno quattro tazze da té rimpiazzandole con quattro tazzine di espresso.
La ragazza che parla alla fine dello spot dice "This is gonna be so much better than the tea party", cioè questo sarà molto meglio del tea party. Qui ci sono due interpretazioni possibili, una valida quanto l'altra. La prima è quella che fa pensare al Tea Party del 16 dicembre 1773. Quel giorno decine di patrioti buttarono a mare quintali di té inglese per protestare contro il fatto che le tasse sul té andassero integralmente alla Gran Bretagna, senza alcun profitto per le sue colonie americane. Oggi a Boston esiste un Tea Party Museum. Il sito del museo ti invita a "incontrare i colonizzatori, esplorare le navi e buttare a mare del té proprio come lo fecero i Figli della Libertà nella notte fatale del 16 dicembre 1773. Fai uno stop alla Tea room di Abigail e visita il negozio di souvenir per comprare dei ricordi speciali."
Un'altra lettura delle stesse immagini è però possibile, quella che ci rimanda al Tea Party Movement la cui attivista più nota è l'ex-candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti Sarah Palin. È bene ricordare che questo Movimento raggruppa l'insieme dei Repubblicani più conservatori, bigotti e imbarazzanti degli USA di oggi. Vista sotto questa luce, la frase This is gonna be so much better than the Tea Party suona allora come un chiaro appello a quella clientela giovane, trendy e non bacchettona alla quale la FIAT spera di vendere la sua 500L. È la clientela che non frequenta i vecchi pub, ma i nuovi club e che non porta abiti da Amish, ma spregiudicate minigonne e body più o meno attillati.
Da notare la presenza, in due brevi momenti, dell'inevitabile afro-americano che prima si spoglia da quella che potrebbe essere una livrea da domestico e poi riappare altrettanto brevemente verso la fine alla sinistra di tre ragazze (una bionda, una mora e una rossa, manco a farci caso) che hanno alla loro destra il classico anglosassone biondo. Ovviamente il biondo, che è poi quello che aveva cambiato l'insegna del pub, porta una camicia bianca abbastanza larga, mentre l'afro-americano veste una maglia grigia molto attillata che gli permette di fare bella mostra dei suoi pettorali. Come spesso accade, il bianco lo vediamo mentre fa qualcosa (cambia l'insegna del pub), mentre l'afro-americano si limita a essere qualcosa (muscoloso, quindi sexy).
Detto tutto ciò, non vedo bene cosa ci sia di terribile in questo spot, al di fuori dei triti cliché sessisti e razziali, il che, mi dirai, non è poca cosa. Di solito noi italiani siamo visibili nelle pubblicità statunitensi come mangiatori di pizza, suonatori di mandolino, mafiosi e patetici latin lover de noantri. Una battuta che ho sentito mille volta vuole anche che i carri armati del nostro esercito abbiano una sola marcia, la marcia indietro.
Una recente inchiesta ha rivelato che il 78% degli adolescenti statunitensi tra i 13 e e i 18 anni associano l'idea del tipico italo-americano con il crimine organizzato o con il lavoro dell'operaio, mentre secondo una precedente inchiesta della Response Analysis Corporation il 74% degli statunitensi crede che la maggior parte degli italo-americani abbiano qualche connessione col mondo del crimine organizzato. Come lo spiega un documento dell'Order Sons of Italy in America, la più vecchia confraternita italo-americana, "le campagne pubblicitarie nelle quali appaiono italo-americani usano stereotipi che presentano immagini deformate delle persone di origine italiana: gli uomini sono vecchi, disonesti e/o violenti; le donne sono vecchie casalinghe sovrappeso e nonne vestite di nero, col grembiule; grazie al successo della serie TV I Soprano e altre simili trasmissioni, la maggior parte delle pubblicità presentano gli italiani come dei banditi." Tutto questo mentre, secondo il Dipartimento della Giustizia, "meno dello 0,0025% dei 26 milioni di statunitensi di origine italiana è legato al crimine organizzato [e] i due terzi degli italo-americani sono oggi imprenditori, medici, insegnanti, impiegati, ecc."
Per tutto ciò dico che da questo punto di vista lo spot mi sembra piuttosto lusighiero nei nostri confronti, perché dà di un prodotto tecnologico italiano una visione (patetica o no che possa sembrarci) di modernità e di "rivoluzione." Anche il fatto che si vedano giovani donne strapparsi di dosso vestiti lunghi e cuffiette alla Vermeer, che il pubblico americano identifica con i costumi puritani, mi sembra positivo in un Paese ossessionato dalla pseudo "invasione islamica", nel quale i rappresentanti del Tea Party mettono in guardia contro il pericolo che un giorno tanto le mamme del Middlewest quanto le impiegate di Manhattan possano essere obbligate a portare il chador.
Siamo chiari: non me ne importa nulla di sapere come la FIAT venda le sue automobili negli Stati Uniti. Ma mi innervosice sempre vedere quanto l'autolesionismo che è il nostro sport nazionale preferito ci porti all'autoflagellazione anche quando non c'è proprio di che.