Una tomba in California
Una delle più belle
canzoni di Woody Guthrie è senz'altro Plane Wreck at Los Gatos,
più nota come Deportees (qui la versione di Bruce Springsteen e qui il testo integrale) .
Guthrie la scrisse nel 1948, indignato da un articolo sul New
York Times del 29 gennaio che,
commentando un incidente aereo avvenuto il giorno prima in
California, spiegava che erano morte 32 persone, ovvero il pilota
Frank Atkinson, sua moglie Bobbie Atkinson, il copilota Marion Ewing,
l'ufficiale del servizio dell'immigrazione di San Francisco Frank
E. Chaffin, e “28
deportati messicani.” L'aereo apparteneva al servizio
dell'immigrazione degli Stati Uniti e stava riportando in Messico 28
immigrati entrati clandestinamente negli USA. Le vittime messicane
furono sotterrate in una fossa comune nel cimitero di Fresno, dove
una targa dice “28 cittadini messicani morti in un incidente aereo
presso Coalinga, California, il 28 gennaio 1948. R.I.P.”
Il
refrain della canzone di Guthrie dice Addio Juan, addio
Rosalita / Addio amici Jesus e Maria / Non avrete un nome quando
prenderete il grande aereo / Vi chiameranno solo “deportati”.
Negli anni la canzone è stata
ripresa da Dolly Parton Johnny Cash, Joan Baez, Bob Dylan, i Byrds, e Bruce Springsteen, oltre che
dal figlio di Woody, Arlo Guthrie.
Oggi
finalmente quei deportati hanno un nome. È il mio vecchio amico
Avram che me l'ha fatto sapere, dicendomi che quando ha letto la
notizia sul Los Angeles Times
ha pensato a me, che tante volte avevo cantato quella canzone nei
primi anni '70. Sarò anche irrimediabilmente romantico, ma la cosa
mi ha commosso.
Tutto
è incominciato con una visita dello scrittore, poeta e attore Tim Z.
Hernandez al cimitero di Fresno. Vedendo quella tomba anonima si
ricordò della canzone di Guthrie e si chiese se le famiglie dei
morti fossero mai state informate dell'incidente. Si mise in testa di ritrovare i nomi di quei morti anonimi. Contattò la diocesi di Fresno, proprietaria del cimitero, ma non
ricevette che risposte vaghe e un po' seccate. Senza darsi per vinto,
cercò su internet i nomi di tutti i dipendenti della diocesi e finì
col trovarne uno messicano, Carlos Rascon. Trovò il suo numero di
telefono, lo chiamò e Rascon gli disse che i 28 nomi li aveva. Gli
spiegò anche che da sempre qualcuno portava fiori su quella tomba
nel Dia de los muertos,
il giorno dei morti, che in Messico è una festa importante.
Quando
Hernandez vide la lista si accorse che molti nomi avevano uno
spelling improbabilmente americanizzato e che nessuno era accompagnato da una data di
nascita o da un luogo di residenza. Ne parlò qualche tempo dopo a
una riunione di scrittori al National Steinbeck Center,
a Salinas, California. Immediatamente dopo il suo intervento gli si
avvicinò una donna in lacrime. Era Nora Guthrie, figlia di Woody e
presidente della Woody Guthrie Foundation.
“Mio padre credeva nell'importanza dei nomi, gli disse. Trovare
quei nomi è importante.”
Hernandez
si mise a raccogliere soldi per erigere un monumento al posto
dell'anonima lapide. I giornali ne parlarono e uno di loro scrisse
anche i 28 nomi.
Nel
frattempo Jaime Ramirez, un immigrato messicano che aveva sempre
saputo che suo nonno era tra i 28 (i giornali messicani avevano pubblicato la lista nel '48), aveva anche lui trovato la tomba e
aveva chiamato sua madre, che alla notizia era scoppiata in lacrime:
“Ora che so dov'è sepolto mio padre posso andarmene in pace”,
gli aveva detto. Ramirez ne parlò con un amico, che ne parlò con un
altro. Quest'ultimo si ricordò di avere letto i nomi su un giornale.
Ramirez contattò Hernandez e i due si ritrovarono al cimitero di
Fresno.
A
tutt'oggi il nome del nonno di Ramirez è il solo ad aver portato a
un'identificazione precisa. Tutti gli altri restano anonimi. Ma il
prossimo 2 settembre, Labor day, la festa americana del lavoro, il monumento sarà inaugurato. Comprenderà trentadue foglie: su quattro di loro ci saranno le iniziali delle
vittime americane, sulle altre 28 i nomi dei deportees:
Miguel Negrete Álvarez, Tomás Aviña de Gracia, Francisco Llamas
Durán, Santiago García Elizondo, Rosalio Padilla Estrada, Tomás
Padilla Márquez, Bernabé López Garcia, Salvador Sandoval
Hernández, Severo Medina Lára, Elías Trujillo Macias, José
Rodriguez Macias, Luis López Medina, Manuel Calderón Merino, Luis
Cuevas Miranda, Martin Razo Navarro, Ignacio Pérez Navarro, Román
Ochoa Ochoa, Ramón Paredes Gonzalez, Guadalupe Ramírez Lára,
Apolonio Ramírez Placencia, Alberto Carlos Raygoza, Guadalupe
Hernández Rodríguez, Maria Santana Rodríguez, Juan Valenzuela
Ruiz, Wenceslao Flores Ruiz, José Valdívia Sánchez, Jesús Meza
Santos e Baldomero Marcas Torres.
Se
pubblico questi nomi lo faccio con una certa tristezza,
nell'impossibilità di pubblicare tutti quelli, centinaia, degli
africani morti in mare cercando di raggiungere le coste dell'Europa.
Peccato che non ci sia oggi in Italia un Woody Guthrie, uno che
sbarcò in Sicilia con l'esercito americano nel luglio '43 portandosi
dietro una chitarra sulla quale aveva scritto “This
machine kills fascists”.
Le molte tombe anonime di Lampedusa meriterebbero anche loro un
riconoscimento come quello ricevuto, 65 anni dopo i fatti, da quella
di Fresno. Se le parole sono importanti, i nomi lo sono ancora di
più.
Woody Guthrie