Jim Al-Khalili
Forse parlare di un
libro che non ho ancora letto è cosa che dovrei lasciare a chi lo fa
di mestiere (e sono tanti). Senonché quello che ho incominciato
stamattina, La casa della saggezza,
di Jim Al-Khalili, fa per me seguito a quello dello stesso autore che
ho finito ieri sera, La fisica del diavolo.
Al-Khalili
è un iracheno di madre inglese, cresciuto a Hindiya, un centinaio di
chilometri a sud di Baghdad, sulle rive dell'Eufrate. Attualmente
è professore di fisica teorica all'università del Surrey, nonché presidente della British Humanist Association. E qui mi permetto una piccola digressione per citare in extenso la definizione che il sito della BHA dà di un umanista.
Umanista è chi:
- pensa da solo a ciò che è giusto e a ciò che è ingiusto basandosi sulla ragione e sul rispetto per gli altri;
- trova senso, bellezza e gioia nella sola vita che abbiamo, senza bisogno di una vita dopo la morte;
- guarda alla scienza piuttosto che alla religione come al modo migliore di scoprire e spiegare il mondo;
- crede che le persone possano usare empatia e compassione per fare del mondo un posto migliore per tutti.
Ovviamente, uno che è presidente di una cosa così non può che essermi simpatico. Se poi ha scritto La
fisica del diavolo è
ancora meglio. Il libro è un'interessante e divertente passeggiata attraverso nove paradossi
scientifici (da Achille e la tartaruga al diavoletto di Maxwell,
passando dal gatto di Schrödinger e dai gemelli di Einstein).
La
casa della saggezza invece si pone come
obiettivo, nelle parole dell'autore, di "condividere
la storia affascinante di un'epoca in cui menti geniali spinsero le
frontiere della conoscenza così in là da plasmare le civiltà che
seguirono, fino ai giorni nostri."
Quell'epoca è costituita dai 700 anni nei quali "la
lingua internazionale della scienza fu l'arabo."
E
l'autore puntualizza: "Nelle descrizioni divulgative
della storia della scienza si è soliti mostrare una linea temporale
che nel periodo compreso tra l'antichità greca e l'Europa
rinascimentale non mostra alcun progresso significativo in campo
scientifico. Nei mille anni tra quelle due epoche, ci viene detto,
l'Europa occidentale — e, per estrapolazione, il resto del mondo —
languì nell'Età Oscura."
Tanto
per togliere fin dalla prefazione ogni possibile dubbio, Al-Khalili
scrive anche: "Naturalmente qualcuno sospetterà che,
essendo cresciuto in Iraq, io veda il mondo musulmano dipinto di rosa
e che, viziato dai pregiudizi di parte, mi sia prefisso di dimostrare
quanto sia bella e illuminata la religione islamica. Come ateo,
però, ho per l'Islam un interesse più culturale che spirituale.
Pertanto, se dal mio racconto il sistema di credenze alla base
dell'Islam emergerà in una luce positiva, sgombro dai pregiudizi e
dai malintesi di molti musulmani e non-musulmani dei nostri tempi,
pazienza."
Il
fatto stesso che un professore universitario si senta in dovere di
fare questo tipo di precisione è un po' strano. Chi mai si
aspetterebbe qualcosa di simile da uno storico occidentale che
pubblicasse un libro sulla Cina o sul Medio Oriente? Ahimé, è ovvio
che, volenti o nolenti, molti di noi hanno integrato senza nemmeno
accorgersene tutta una serie di meccanismi mentali tendenti a farci
considerare qualsiasi persona di origine musulmana come sospetta
nella sua logica e nelle sue affermazioni. Dico questo anche perché
proprio ieri ho guardato un video sull'Huffington Post (versione US),
nel quale una giornalista di Fox News, Lauren Green, intervista
l'universitario Reza Aslan sul suo ultimo libro, Zealot:
the life and times of Jesus of Nazareth.
L'intervista incomincia così: "Reza Aslan era
cristiano, ma è tornato alla fede dei suoi antenati: l'Islam. Adesso
ha scritto un libro su Gesù. Il libro è controverso perché rimette
in discussione alcune delle basi del cristianesimo. Il libro è
intitolato Fanatico: la vita e
il tempo di Gesù di Nazareth. Ed ecco l'autore in diretta
da Los Angeles. Benvenuto!"
"Grazie di avermi invitato."
"Questo è un libro interessante. Ora, vorrei mettere una cosa
in chiaro: lei è musulmano, perché ha scritto un libro sul
fondatore del Cristianesimo?"
"Beh, per essere chiaro, io
sono uno studioso di religioni con quattro lauree, tra le quali una
sul Nuovo Testamento e sulla lingua greca usata nella Bibbia. Ho
studiato le origini del Cristianesimo per vent'anni e, sì, sono
anche musulmano. Quindi non sono solo un qualunque musulmano che
scrive su Gesù, sono un esperto con una laureau in storia delle
religioni..."
A
questo punto la brillante giornalista interrompe lo studioso e
chiede: "Va
bene, però la domanda resta: perché le interessa in fondatore del
Cristianesimo?"
"Perché quello è il mio lavoro di
studioso: sono un professore di religione, il che include il Nuovo
Testamento. È così che mi guadagno da vivere. Sarebbe un po' come
chiedere a un cristiano perché ha scritto un libro sull'Islam. Non
ne sono sicuro... [...]
Tanto per essere
chiari, io non attacco il Cristianesimo. Mia madre è cristiana, mia
moglie è cristiana, mio cognato è un pastore evangelista."
L'intervista
va avanti per sei minuti. Per ben cinque volte Reza Aslan ripete che
è un laureato prima di essere un musulmano, ma non c'è niente da
fare. la giornalista lo incalza: "Mi
pare che lei abbia partecipato a numerose trasmissioni senza mai
rivelare che è musulmano."
"Signora, risponde
lui, a pagina 2
del mio libro c'è scritto che sono musulmano. In ogni intervista che
ho dato alla televisione o alla stampa scritta ho detto che sono
musulmano."
Insomma,
una tipica intervista da Fox News.
Ma
torniamo ad Al-Khalili. Quando ho saputo del suo libro me ne è
venuto subito in mente un altro, che ho letto più di vent'anni fa e
ho riletto l'anno scorso, Le
crociate viste dagli arabi,
di Amin Maalouf. Nel caso non l'avessi letto, te lo consiglio. È
molto interessante e utile vedere come centinaia d'anni fa gli arabi
considerassero, a ragione, i crociati come patetici fanatici privi di
cultura e di senso dell'onore.
E
ora, sperando di averti dato voglia di leggere un paio di libri, ti
lascio per andarmene tranquillamente a continuare quello del quale ho
più parlato.
Accidenti, no: prima devo passare dalla pasticceria Le due isole a fare scorta di maialate alla ricotta. Peccato...