lunedì 27 dicembre 2010

Un nuovo virus

Guardiano Credenza, Guglielmo Cancelli, Teodoro Tornitore
Michele Cittadelfiore, Lorenzo D'Elia, Giorgio Luchi

I giornali, le radio, le televisioni ne parlano poco. I governi sono impreparati. Le multinazionali cercano di minimizzare il fenomeno. Ma è tutto inutile. Dobbiamo rassegnarci: un nuovo virus, estremamente pericoloso, sta provocando gravi danni negli Stati Uniti e rischia da un momento all'altro di espandersi nel mondo.
Il virus colpisce uomini e donne di ogni età e di ogni origine etnica, geografica, confessionale e sociale. Il vettore di trasmissione che appare per ora, in questa fase ancora incerta della ricerca, come più probabile  è un conto in banca di notevoli dimensioni. I miliardari del mondo tremano, i loro figli e nipoti parlano ormai apertamente di parricidio e nonnicidio. La tensione è palpabile da Manhattan a Hong Kong, dai Parioli a Chelsea, da Porto Rotondo a Miami. Solo Arcore sembra serena.
Pare ormai accertato che i primi contagiati siano stati gli sposi Guglielmo e Melissa Cancelli, che avrebbero a loro volta contagiato tale Guardiano Credenza. I pochi giornali americani che hanno parlato della cosa hanno voluto celare le vere identità dei contagiati dando dei loro nomi una strampalata traduzione inglese (Bill e Melinda Gates, Warren Buffet).
Cos'hanno fatto questi signori? Hanno deciso di buttar via i loro soldi! Basti pensare che Mister Credenza è andato fino a sostenere che mentre alcune cose materiali gli rendono la vita più gradevole, “avere una mezza dozzina di case sarebbe solo un peso.” E come hanno deciso di buttarli via i loro soldi? Creando The Giving Pledge, che sarebbe poi un'iniziativa destinata a propagare il contagio. Leggo sul sito http://givingpledge.org/ che “The Giving Pledge è uno sforzo per invitare i più ricchi individui e le più ricche famiglie d'America a impegnarsi per far dono della maggior parte delle loro ricchezze a cause filantropiche e organizzazioni umanitarie di loro scelta, o nel corso della loro vita, oppure dopo la loro morte. Ogni persona che sceglierà di promettere lo farà pubblicamente, attraverso una lettera che spieghi la sua decisione. Una volta all'anno quelli che avranno promesso si riuniranno per mettere in comune le loro idee e imparare gli uni dagli altri.
Quel che sembra veramente pericoloso qui è quella nozione di “far dono della maggior parte delle loro ricchezze.” Non si tratta più di spiccioli, ma di un minimo del 50%! Per fortuna solo 15 dei 100 più ricchi americani risultano per ora infettati. Gli altri pare che si rileggano ogni sera, come cura preventiva, quel passaggio di un discorso nel quale il nostro Amato Leader sosteneva che quando un cittadino si sente troppo tassato è in diritto di non pagare le tasse.
Purtroppo però la panriccodemia non si ferma. Il morbo muta e non esita ormai più a colpire anche persone che sono ricche solo per modo di dire. Basti pensare a tale Thomas Secunda, uomo d'affari dal misero reddito di un solo piccolo e striminzito miliardo di dollari (che sarebbe a dire un undicesimo di quello di cui dispone il nostro Virile Duce) che si è impeganto pure lui a buttare i soldi dalle finestre.
Le lettere d'impegno di questi signori sono imbarazzanti e non possono che suscitare compassione e pietà. Da un punto di vista puramente scientifico contengono però informazioni preziose sui sintomi più evidenti del morbo. Sidney Kimmel per esempio, noto produttore cinematografico, scrive che “spartire con gli altri è la cosa giusta da fare”; Ted Turner, fondatore della CNN, ammette senza vergogna che non misura “il successo in cifre”; T. Boone Pickens, finanziere texano, dopo aver spiegato che gli piace far soldi, confessa che “gli piace darli via”; e questo è niente rispetto a ciò che dichiara un altro finanziere, Peter G. Peterson: “A dire il vero oggi ho molta più soddisfazione nel dare i miei soldi a cause che considero meritevoli che a far soldi per me”.
Lo so: la lettura di queste folli affermazioni non può che provocare sgomento, ira e tachicardia in tutti noi. Ecco perché invito i più deboli dei miei affezionati lettori a chiudere qui il computer e a non cercare in alcun modo di leggere le parole del miliardario sindaco di New York, Michael Bloomberg: “Se vuoi fare qualcosa per i tuoi figli e dimostrar loro quanto li ami, la cosa di gran lunga migliore che puoi fare è aiutare quelle organizzazioni che creeranno un mondo migliore per loro e per i loro figli.” (In caso di lettura involontaria, sintonizzarsi immediatamente su Rete 4 per almeno un'ora).
Io stesso esito al momento di riprodurre qui le parole del povero David M. Rubenstein, il cui livello di contagio appare ormai disperato: “Nella misura in cui individui che dispongono di notevoli risorse si impegnano pubblicamente a far dono di almeno la metà delle loro fortune, è possibile che altre persone molto ricche nel nostro paese si sentano ispirate a fare la stessa cosa. Questo costituirebbe uno sviluppo positivo, in particolare qualora quelle persone non avessero mai pensato prima ad offrire quella quantità di denaro.”
Inutile far finta di niente: la situazione, più che grave, sembra disperata.
Invito tutti, dopo aver acceso un cero sotto una statua, una foto, un disegno o un'immaginetta di San Silvio, a darsi da fare nel suo quartiere per organizzare un pellegrinaggio votivo ad Arcore, località Villa San Martino.
Oddio: ma San Martino non è quello che ha dato il suo mantello a un povero? Aiutoooo!

(Nella foto: Warren Buffet, Bill Gates, Ted Turner, Michael Bloomberg, Larry Elison, George Lucas)