giovedì 9 dicembre 2010

Un bel discorso

Bernie Sanders

Tra tutti i cinquanta Stati americani quello che mi è più simpatico è il Vermont. Naturalmente lo è perché ci ho vissuto e perché ci vivono ancora molti amici miei, ma lo è anche politicamente, perché rappresenta un'altra America, più nascosta, alternativa, meno arrogante, più preocupata da problemi ambientali e sociali. Da sempre i rappresentanti e i senatori del Vermont sono “a sinistra”, espressione che metto tra virgolette perché essere a sinistra negli Stati Uniti non significa necessariamente assomigliare alla sinistra europea. Per fortuna, mi direte voi, e sono d'accordo.
Comunque sia, anche un senatore Repubblicano del Vermont è di solito molto, ma molto più progressista di un suo collega Democratico dell'Alabama o dell'Idaho.
Una mia amica ex-vermontese e ora newyorkese ha messo su Facebook il video di un discorso pronunciato recentemente al Senato dal senatore indipendente Bernie Sanders, ex sindaco di Burlington, che del Vermont è la città principale. Anche se il discorso è più lungo dei miei abituali post, ho voluto tradurlo e pubblicarlo perché mi sembra molto bello. Chi capisse l'inglese potrebbe magari andarselo a vedere direttamente su http://www.youtube.com/watch?v=H5OtB298fHY.

Ecco il discorso (che ho tradotto un po' in fretta...):

Signor Presidente, c'è una guerra in questo paese, e non mi riferisco alle guerre in Irak o in Afghanistan. Parlo della guerra portata avanti da alcuni dei più ricchi e potenti abitanti del nostro paese contro le famiglie dei lavoratori degli Stati Uniti d'America, contro la classe media che sta sparendo dal nostro paese.
La realtà è che molti miliardari americani sono sul piede di guerra. Vogliono di più, di più, di più. La loro avidità non ha limiti e a quanto pare non c'è da parte loro alcun riguardo per il paese o per il popolo se questi si mettono di traverso sul cammino dell'accumulo di ricchezze e di potere sempre più grandi.
Signor Presidente, nel 2007 l'1 per cento degli americani guadagnava il 23,5 per cento del reddito nazionale. Pare non fosse abbastanza. La percentuale dei guadagni di quell'1 per cento è triplicata dagli anni 70. Alla metà degli anni 70 l'1 per cento guadagnava circa l'8 per cento del reddito nazionale. Negli anni 80 quella percentuale è salita fino al 14 per cento. Alla fine degli anni 90 quell'1 per cento guadagnava il 19 per cento. E oggi, mentre la classe media sprofonda, quell'1 per cento guadagna il 23 per cento del reddito nazionale, cioè più di quel che guadagna la metà della popolazione. Oggi, se riuscite a crederci, un decimo di quell'1 per cento intasca 12 centesimi di ogni dollaro guadagnato in America.
Parliamo di molte cose nell'aula del Senato, ma in un modo o nell'altro ci dimentichiamo di parlare di chi vince in questo sistema economico e di chi perde. È molto chiaro a chiunque passi due minuti a studiare il problema che la gente in cima alla scala sta straordinariamente bene, e che al tempo stesso la classe media sprofonda e la povertà aumenta. Molti sono arrabbiati e si chiedono cosa stia succedendo ai loro guadagni, alle loro vite, alle vite dei loro figli.
Se riuscite a crederci, tra il 1980 e il 2008 l'80 per cento di tutti i nuovi redditi creati in questo paese è andato a quell'1 per cento — l'80 per cento di quei guadagni è andato all'1 per cento. Ecco perché la gente si fa domande e chiede: cosa sta succedendo? Perché lavoro di più e guadagno di meno? Perché mi preoccupo all'idea che i miei figli avranno un livello di vita più basso del mio? Dal 1980 al 2007 l'80 per cento dei nuovi redditi è andato a quell'1 per cento.
Oggi gli amministratori di Wall street, i mascalzoni di Wall street le cui azioni hanno dato come risultato la recessione nella quale ci troviamo, la gente le cui azioni illegali e sconsiderate hanno dato come risultato la perdita di un lavoro, di una casa e dei risparmi di milioni di americani, indovinate?... Dopo che li abbiamo salvati, quegli amministratori guadagnano più soldi di prima del salvataggio. E mentre la classe media sparisce e i ricchi diventano molto più ricchi gli Stati Uniti si ritrovano con la distribuzione di ricchezza più sbilanciata di tutti i grandi paesi del mondo.
Signor Presidente, quando andavamo a scuola leggevamo libri di testo che parlavano delle repubbliche bananiere dell'America Latina. Leggevamo libri su paesi nei quali un gruppetto di individui controllava la maggioranza dei redditi. Bene, indovinate?... Questo è esattamente quel che succede oggi negli Stati Uniti. E a quanto pare l'unica preoccupazione di alcuni dei ricchi più ricchi del nostro paese è accumulare sempre più soldi e sempre più potere. Non tutti i più i ricchi. Non tutti. Ci sono molti ricchi che capiscono e che sono fieri di essere americani, che capiscono quanto sia importante che stiamo bene tutti. E questo è un problema, il problema dell'avidità, al quale dobbiamo confrontarci.
Nel bel mezzo di questa crescita diseguale di guadagni e di ricchezze ci troviamo ora di fronte al problema di decidere cosa fare dei tagli delle tasse del 2001 e del 2003 dell'amministrazione Bush. E, se riuscite a crederci, c'è molta gente qui, molti dei miei colleghi Repubblicani, che dice: oh, sono tanto preoccupato dal nostro deficit record. Sono terribilmente preoccupato dai 13.700 miliardi di deficit pubblico. Sono terribilmente preoccupato dal debito che lasceremo in eredità ai nostri figli e nipoti. Ma, un momento: è molto importante che offriamo su un periodo di dieci anni una riduzione delle tasse di 700 miliardi al 2 per cento dei più ricchi. Oh, sì, siamo preoccupati dal deficit, ma siamo più preoccupati dal fatto che i milionari — gente che guadagna come minimo un milione di dollari all'anno — abbiano almeno 100.000 dollari all'anno di riduzione di tasse. Quindi abbiamo 13.700 miliardi di debito — in aumento — abbiamo le disuguaglianze che aumentano, eppure la prima priorità di molti colleghi Repubblicani è di assicurarsi che molti milionari e miliardari paghino meno tasse. Per me è assurdo.
Ma non si tratta solo dei tagli delle tasse sul reddito. Si tratta anche dei tagli delle tasse sul patrimonio. E siamo chiari: mentre alcuni dei miei colleghi vogliono eliminare completamente le tasse sul patrimonio — tasse che esistono dal 1916 — ogni centesimo di quei benefici andrà a un terzo di quell'1 per cento. Se facessimo ciò che alcuni dei miei amici vorrebbero, cioè eliminare completamente le tasse sul patrimonio, la cosa ci costerebbe mille miliardi su un periodo di dieci anni, soldi che andrebbero tutti in tasca all'1 per cento dei più ricchi.
Sono certo che tra poco i miei amici verranno a parlare dicendo che sono molto preoccupati dal deficit, però sapete cos'è più importante? Ridurre drasticamente le tasse dei più ricchi del nostro paese.
Signor Presidente, il problema delle tasse è solo una parte di ciò che i nostri amici più ricchi vorrebbero accadesse nel nostro paese. La realtà è che molta di questa gente vorrebbe riportare il paese indietro ai livelli del 1920, e così vogliono fare il possibile per eliminare ogni traccia di leggi che le famiglie hanno lottato con le unghie e coi denti per far adottare e per raggiungere un minimo di sviluppo e di stabilità nelle loro vite.
C'è gente là fuori — non sono tutti, ma sono molti — che vuole privatizzare o eliminare completamente l'assistenza sanitaria. Vogliono privatizzare o tagliare drasticamente la mutua. Sì, se hai 75 anni e non hai soldi, buona fortuna per trovare un'assicurazione sanitaria a un costo ragionevole da una compagnia privata! Sono sicuro che ci sono un sacco di compagnie di assicurazione che saranno felici di occuparsi dei senior poveri che lottano contro il cancro o contro altre malattie.
E poi ci sono amministratori e molti membri del Congresso che non vogliono solo continuare, ma vogliono sviluppare le nostre disastrose politiche commerciali. L'altro giorno sono andato a fare shopping con mia moglie, siamo andati a comperare i regali di Natale. Guardavamo e guardavamo e praticamente tutti i prodotti in vendita erano Cina, Cina, Cina. Sembra che siamo un paese con un cinquantunesimo stato chiamato Cina che produce praticamente tutto quello che consumiamo in America.
La nostra politica commerciale ha dato come risultato la perdita di milioni di impieghi mentre gli amministratori e i presidenti di consigli d'amministrazione dicevano: perché dovrei reinvestire in America quando posso andare in paesi dove gli operai sono pagati 50 o 75 centesimi all'ora? Ecco quel che farò, e al diavolo i lavoratori di questo paese. Quindi non solo ci siamo accollati una politica commerciale disastrosa, ma vogliamo espanderla.
Una cosa che vedremo succedere è che mentre ci dibattiamo contro un deficit nazionale mai visto prima, provocato dalle guerre in Irak e in Afghanistan, provocato dai tagli delle tasse dei ricchi, provocato da un programma di rimborso delle medicine non budgetizzato, provocato dal salvataggio di Wall street che ha aumentato il deficit, c'è gente che dirà: accidenti, ci sono tutte quelle spese e oltre tutto dobbiamo ridurre le tasse dei milionari e dei miliardari, però vogliamo equilibrare il bilancio. Mamma mia, come faremo?
Ovviamente sappiamo come faranno. Taglieranno le spese di assistenza sanitaria, taglieranno le spese della scuola, taglieranno le spese di assistenza ai bambini, taglieranno le borse di studio. Taglieranno i buoni pasto. Non abbiamo abbastanza soldi per le famiglie e le educatrici. Non aumenteremo certo i sussidi di disoccupazione. Abbiamo priorità più importanti, Signor Presidente: dobbiamo, dobbiamo, dobbiamo ridurre le tasse dei milionari. Dopo tutto, non è per questo che siamo qui? Loro sovvenzionano le nostre campagne elettorali, dobbiamo restituirgli ciò che gli è dovuto.
Straodinariamente gli amministratori di Wall street e le grandi istituzioni finanziarie vogliono ridurre o sopprimere i pochi investimenti — molto pochi — nelle leggi a venire. Io ho votato per la riforma finanziaria ma voglio dire chiaramente che questa non è andata da nessuna parte, è solo andata lontano a favore dei nostri amici di Wall street e alle loro lobby, che sono dappertutto. E in cambio delle centinaia di milioni di dollari che Wall street spende per le lobby, Wall street vuole ridurre o sopprimere le riforme.
Vogliono ridurre i poteri del ministero dell'ambiente e di quello dell'energia, così ExxonMobil potrà continuare ad essere la compagnia più lucrativa nella storia del mondo mentre le compagnie petrolifere e carbonifere continueranno a inquinare la nostra aria e la nostra acqua. L'anno scorso ExxonMobil ha guadagnato 19.000 milioni di dollari. Indovinate?... Ha pagato zero tasse. Ha avuto un rimborso di tasse di 156 milioni. Ma non è abbastanza. Dobbiamo tagliare ancora di più le tasse delle compagnie petrolifere.
Quindi ecco dove siamo. Dobbiamo ammetterlo. Siamo in guerra. La classe media lotta per sopravvivere e si scontra con alcune delle forze più facoltose e potenti del mondo, la cui avidità non ha limiti. E se non incominciamo ad alzarci in piedi per rappresentare quelle famiglie non ci sarà più una classe media in questo paese.