giovedì 22 luglio 2010

Musica




Nel Grande freddo, lo storico film di Lawrence Kasdan che è una delle più belle fotografie della mia generazione, Harold, il personaggio interpretato da Kevin Kline, dice qualcosa tipo "non c'è più stata musica dopo gli anni 70" (cito a memoria). Una volta o due mi è capitato di citare la frase a voce alta: la mia troppo giovane moglie (allora fidanzata) mi ha immediatamente ed elegantemente invitato ad andarmene a defecare altrove...
Sta di fatto che quando sento musica di "quegli anni" godo come un grillo. Quali anni? Non saprei dire esattamente. Quelli che vanno più o meno da You Really Got Me dei Kinks e House of the Rising Sun degli Animals fino a Imagine di John Lennon, passando da My Generation degli Who, da Sgt. Pepper dei Beatles, da Satisfaction degli Stones, da Electric Ladyland di Hendrix e da tutto Dylan.
Ogni tanto mi offro il lusso di ricomprarmi la versione CD o MP3 di uno di quei fantastici 33 giri. L'ultimo che ho trovato è il mitico The Soft Machine, dell'omonimo gruppo. Il 33 giri l'avevo rubato a Parigi, in un grande magazzino, con la complicità di un mio amico che ci lavorava. Quel giorno ne avevamo rubati una dozzina (il sistema del mio amico sembrava infallibile), tra i quali Volunteers dei Jefferson Airplane, Blues from Laurel Canyon di John Mayall e un Howlin' Wolf (non so più quale).
Quelle vecchie canzoni le riascolto spesso, con emozione.
Non è emozione nostalgica. Detesto la nostalgia. Caso mai è piacere di ritrovare le proprie origini e fierezza di non sentirsi in dovere di rinnegarle.
L'emozione forte è al primo riascolto, quando quelle note, quei suoni, quei fraseggi che non si sentivano da decenni si rivelano immediatamente con una freschezza inaudita, come se li avessi ascoltati ieri per l'ultima volta. La voce di Robert Wyatt che canta "Hope for happiness / hope for happiness / hope for happiness, happiness, happiness..." e i suoi vagabondaggi sulla batteria alla ricerca di suoni e ritmi inconsueti ce li avevo ancora lì intatti, in un angolo della memoria. È come ritrovare un amico che si era perso di vista e ritrovarlo uguale. È una piccola, bella vittoria sul tempo e sulla morte. Ed è una goduria.