sabato 11 agosto 2018

La scienza dei boxer


Sono ormai passati quasi 40 anni dal giorno in cui ho buttato in pattumiera il mio ultimo, orrido slip e sono passato ai molto più confortevoli boxer. No, non scrivo questo in seguito a non so quale improvviso desiderio di informarti sui dettagli della mia biancheria intima — ancorché non mi senta di escludere che il soggetto abbia un suo interesse, se non un suo fascino. No, se scrivo questo post è perché, come sono solito fare nei sabati mattina, soprattutto in agosto, poco fa stavo leggendo una delle mie riviste preferite, la nota Human Reproduction, pubblicata dall'Università di Oxford e che, come tutti ben sappiamo, è l'organo ufficiale — anche se forse la parola organo non è la migliore per una rivista che parla di riproduzione, ma forse sì, chi lo sa? — della popolarissima ESHRE, acronimo, per chi l'ignorasse ancora, di quell'European Society of Human Reproduction and Embriology, che, come lo indica il suo nome, si occupa di riproduzione umana e di embriologia.
E siccome la frase precedente è stata così lunga, adesso scusa, ma ho proprio bisogno di almeno una riga di pausa.

Ecco fatto.
Stavo dunque leggendo Human Reproduction, quando l'occhio mi è caduto — si fa per dire — su uno studio intitolato Type of underwear worn and markers of testicular function among men attending a fertility center (Tipi di biancheria intima portati e marcatori di funzione testicolare tra uomini che consultano centri di fertilità). Lo studio è firmato da ben otto ricercatori di Harvard i cui nomi, col caldo fa, sarebbero troppo lunghi da scrivere. La domanda dalla quale gli otto sono partiti è la seguente: il tipo di biancheria intima che uno porta è associata a marcatori di funzione testicolare tra uomini che consultano centri di fertilità?
Bella domanda, che ci siamo tutti fatti più di una volta.
La risposta sintetica alla domanda è la seguente: gli uomini che hanno affermato di portare soprattutto boxer hanno una concentrazione di sperma più alta e un numero più alto [di spermatozoi], nonché livelli più bassi di FSH di quelli che invece no (lo so, la mia traduzione non è proprio elegantissima, ma prova tu a tradurre i risultati di una ricerca americana alle 9 del mattino, a torso nudo sul balcone, mentre il termometro indica già 33° all'ombra). Tra parentesi — si fa anche qui per dire, visto che in questo frangente la parentesi mi pare superflua — l'FSH altro non è che quell'ormone follicolo-stimolante, o follitropina, che una volta arrivato a un'ovaia stimola la progressione verso la maturazione dei follicoli di Graaf, il che è una bella cosa, oppure no, dipende se uno, anzi due, vogliono passare decine di notti insonni a spupazzarsi un pargolo urlante avanti e indietro per il corridoio dell'appartamento.
Ciò che già si sapeva, spiegano gli autori, è che temperature scrotali elevate non favoriscono proprio per niente la funzione testicolare. Sappiamo tutti, o almeno tutti noi maschietti che siamo un giorno passati prima dalla mutanda classica di mamma allo slip e poi dallo slip al boxer, che l'uso di quest'ultimo è una specie di vittoria per i gioielli di famiglia che, non più surriscaldati e compressi da capi di biancheria intima manco fossero limoni di Sorrento, non sentono più il bisogno di liberare succhi sudoriferi puzzolenti che, saranno sì attrattivi per l'odorato canino, ma tendono a causare arrossamenti scrotali, nonché olezzi raramente apprezzati in caso di scambi di acrobazie intime che non sto a descriverti ma che puoi facilmente immaginare. Il problema però è che la letteratura epidemiologica come causa di aumento della temperatura scrotale e variazione della funzione testicolare è inconsistente.
Ecco allora l'importanza di questa ricerca, che ha implicato 656 maschi di coppie che si sono rivolte a un centro della fertilità per ricevere trattamenti contro la sterilità (anche perché il contrario sarebbe stato strano).
I partecipanti alla ricerca avevano in media 35,5 anni (32,0 a 39,3) e un BMI, o indice di massa corporea, di 26,3 (24.4 a 29,9) kg/m2. Circa la metà (53%; n=345) hanno affermato di portare regolarmente dei boxer. Gli uomini che hanno affermato di portare regolarmente dei boxer (questa poco elegante ripetizione non è mia, è degli autori) hanno una concentrazione spermatica più alta del 25% (95% CI = 7, 31%), un numero più alto di spermatozoi del 17% (95% CI = 0, 28%) e livelli di siero FHS più bassi del 14% (95% CI = −27, −1%) rispetto a quelli che hanno affermato di non portare boxer. Una precisione: non che io sappia cosa vogliono dire le cose tra parentesi, ma mi sembravano belle, allora le ho copiate.
I risultati della ricerca, specificano ancora gli autori, implicano che alcuni tipi di biancheria intima maschile (vedi gli orridi slip), compromettono la spermatogenesi e aumentano la secrezione di gonadotropina, il che pare non sia cosa buona in caso di desiderio di riproduzione.
Che dire? Tutto questo è estremamente interessante. Certo, possiamo limitarci a rammaricarci che il babbo di Matteo Salvini non abbia portato slip, magari di una misura inferiore al dovuto, ma vabbè. Per quanto mi riguarda, mo' che la scienza mi ha confermato che quella mia decisione di quasi 40 anni fa è stata saggia, vado a farmi una bella doccia, ché ormai sono passate le 9 e mezzo e qui sul balcone la temperatura continua a salire. Dopodiché un buon caffè non me lo toglie nessuno.