Noi
curiosi, a forza di bazzicare qua e là lasciandoci portare dalla
semplice voglia di saperne un po' di più su cose anche triviali,
certe volte facciamo delle scoperte interessanti. E non importa se
quelle scoperte sono già conosciute da tempo da molti altri, ciò
che conta è la gioia che ci dà scoprirle in modo quasi casuale.
A
partire da una frase in un documentario che non c'entrava niente,
ultimamente mi sono interessato a Van Eick, il pittore fiammingo al
quale il Vasari attribuì l'invenzione della pittuira a olio, che
invece era già usata in Afghanistan 7 secoli prima. Ovviamente il
Vasari non sapeva niente dell'Afghanistan, anche perché ai suoi
tempi quella parte del mondo faceva parte dell'Impero Timuride
fondato da Tamerlano ed è solo ai primi dell'800 che verrà usato il
nome Afghanistan.
Van
Eyck era di Maaseik, un paesino oggi al confine tra Belgio e Olanda,
ma passò gli ultimi sedici anni della sua vita a Bruges, allora
incontestata capitale europea dei tessuti di lusso. Prima di
andarsene a Bruges era stato pittore di corte di Giovanni di Baviera,
all'Aia, poi aveva svolto la stessa mansione a Digione, presso
Filippo il Buono di Borgogna.
Nessuno
prima di lui aveva mai dipinto tessuti e drappeggi con altrettanta
maestria, anche
perché nessuno in Occidente aveva mai usato la pittura a olio. Ma
oltre a tessuti
e drappeggi, Van Eyck dipinse in maniera strepitosa anche alcune
armature, come quella di San Giorgio nella Madonna
del canonico van der Paele.
Ed è questo che mi ha portato a fare qualche ricerca sulle armature
del 3 e '400,
alcune delle quali
erano veri capolavori di maestria artigianale. È così che ho
scoperto l'esistenza di un museo fiorentino di cui non avevo mai
sentito parlare, il Museo Stibbert.
Frederick
Stibbert era uno che di mestiere faceva il ricco e di hobby il
massone e il garibaldino. La
sua fortuna l'aveva ereditata dal padre, che di mestiere aveva fatto
il colonnello delle Coldstream
Guards,
quei militari visibili ancora oggi nel Regno Unito,
che portano una giubba rossa e un monumentale colbacco di 47
centimentri in pelo
di
orso bruno canadese. Mi dirai che anche le Granadier
Guards,
le Scots
Guards,
le Irish
Guards
e le Welsh
Guards
portano lo stesso colbacco e la stessa giubba rossa, ma così facendo
dimostrerai solo la tua ignoranza, visto che è noto a tutti che
mentre i bottoni della giubba delle Coldstream
Guards
sono accoppiati due a due, quelli delle Granadier
Guards
sono singoli, quelli delle Scots
Guards
sono accoppiati per 3, quelli delle Irish
Guards per 4 e quelli delle Welsh
Guards
per 5. Allora taci e continua a leggere.
Il
padre di Frederick la sua fortuna l'aveva ereditata da suo padre,
Giles Stibbert, che di mestiere aveva fatto il generale comandante
puzzone della Compagnia delle Indie e
il Governatore superpuzzone del Bengala,
che erano
cose
che permettevano
di arricchirsi in maniera spudorata senza nemmeno sforzarsi troppo.
Lui però si era sforzato lo stesso.
Frederick
era nato a Firenze, tant'è che in Italia lo chiamavano Federigo. Suo
padre si chiamava Thomas e aveva finito per
sposare la sua governante, tale Giulia Cafaggi, di Stia, alla quale
aveva già fatto un figlio e due figlie fuori
dal matrimonio.
Poi
l'aveva sposata. Poi
era morto. Ed
è così che
Frederick si era trovato ricco. Molto ricco.
Alla
morte del marito, Giulia aveva comprato una villa sulla collina di
Montughi, un paio di chilometri a nord del Duomo e vi si era
trasferita con i figli. È lì che Frederick riunirà in una
cinquantina d'anni un'impressionante
collezione di artefatti, tra i quali centinaia di armature europee,
mediorientali, indiane
e giapponesi. Oggi quella villa, che lo stesso Frederick ampliò, è
un museo. Ed è molto bello. La collezione di armature giapponesi in
particolare, seconda, al di fuori del Giappone, solo a quella del
Metropolitan di New York, vale la visita.
Lo
so, uno di solito non va a Firenze per vedere delle armature
giapponesi, ma io ti consiglio lo stesso di farlo. L'ho fatto
stamattina e ne sono uscito felice.
Aggiungo
che oltre alle armature ci sono migliaia di altri oggetti, quadri,
porcellane, mobili e quant'altro, di grande interesse, senza parlare
dello
splendido
giardino che è aperto gratuitamente tutti i giorni fino alle 19.
Le
visite sono obbligatoriamente guidate, ma senza sovrapprezzo, e la
guida che è capitata a me era disponibilissima a rispondere alle mie
domande. L'indirizzo è
via
Federigo Stibbert 26, 50134 Firenze; il
telefono è lo 055475520.
Non ci sono problemi per parcheggiare in via Stibbert.
Un
buon caffè me lo sono meritato sì o no? Io dico di sì. Però
prima di andarmelo a preparare ti metto qualche altra foto.