venerdì 24 agosto 2018

Un bel museo



Noi curiosi, a forza di bazzicare qua e là lasciandoci portare dalla semplice voglia di saperne un po' di più su cose anche triviali, certe volte facciamo delle scoperte interessanti. E non importa se quelle scoperte sono già conosciute da tempo da molti altri, ciò che conta è la gioia che ci dà scoprirle in modo quasi casuale.
A partire da una frase in un documentario che non c'entrava niente, ultimamente mi sono interessato a Van Eick, il pittore fiammingo al quale il Vasari attribuì l'invenzione della pittuira a olio, che invece era già usata in Afghanistan 7 secoli prima. Ovviamente il Vasari non sapeva niente dell'Afghanistan, anche perché ai suoi tempi quella parte del mondo faceva parte dell'Impero Timuride fondato da Tamerlano ed è solo ai primi dell'800 che verrà usato il nome Afghanistan.
Van Eyck era di Maaseik, un paesino oggi al confine tra Belgio e Olanda, ma passò gli ultimi sedici anni della sua vita a Bruges, allora incontestata capitale europea dei tessuti di lusso. Prima di andarsene a Bruges era stato pittore di corte di Giovanni di Baviera, all'Aia, poi aveva svolto la stessa mansione a Digione, presso Filippo il Buono di Borgogna.
Nessuno prima di lui aveva mai dipinto tessuti e drappeggi con altrettanta maestria, anche perché nessuno in Occidente aveva mai usato la pittura a olio. Ma oltre a tessuti e drappeggi, Van Eyck dipinse in maniera strepitosa anche alcune armature, come quella di San Giorgio nella Madonna del canonico van der Paele. Ed è questo che mi ha portato a fare qualche ricerca sulle armature del 3 e '400, alcune delle quali erano veri capolavori di maestria artigianale. È così che ho scoperto l'esistenza di un museo fiorentino di cui non avevo mai sentito parlare, il Museo Stibbert.
Frederick Stibbert era uno che di mestiere faceva il ricco e di hobby il massone e il garibaldino. La sua fortuna l'aveva ereditata dal padre, che di mestiere aveva fatto il colonnello delle Coldstream Guards, quei militari visibili ancora oggi nel Regno Unito, che portano una giubba rossa e un monumentale colbacco di 47 centimentri in pelo di orso bruno canadese. Mi dirai che anche le Granadier Guards, le Scots Guards, le Irish Guards e le Welsh Guards portano lo stesso colbacco e la stessa giubba rossa, ma così facendo dimostrerai solo la tua ignoranza, visto che è noto a tutti che mentre i bottoni della giubba delle Coldstream Guards sono accoppiati due a due, quelli delle Granadier Guards sono singoli, quelli delle Scots Guards sono accoppiati per 3, quelli delle Irish Guards per 4 e quelli delle Welsh Guards per 5. Allora taci e continua a leggere.
Il padre di Frederick la sua fortuna l'aveva ereditata da suo padre, Giles Stibbert, che di mestiere aveva fatto il generale comandante puzzone della Compagnia delle Indie e il Governatore superpuzzone del Bengala, che erano cose che permettevano di arricchirsi in maniera spudorata senza nemmeno sforzarsi troppo. Lui però si era sforzato lo stesso.
Frederick era nato a Firenze, tant'è che in Italia lo chiamavano Federigo. Suo padre si chiamava Thomas e aveva finito per sposare la sua governante, tale Giulia Cafaggi, di Stia, alla quale aveva già fatto un figlio e due figlie fuori dal matrimonio. Poi l'aveva sposata. Poi era morto. Ed è così che Frederick si era trovato ricco. Molto ricco.
Alla morte del marito, Giulia aveva comprato una villa sulla collina di Montughi, un paio di chilometri a nord del Duomo e vi si era trasferita con i figli. È lì che Frederick riunirà in una cinquantina d'anni un'impressionante collezione di artefatti, tra i quali centinaia di armature europee, mediorientali, indiane e giapponesi. Oggi quella villa, che lo stesso Frederick ampliò, è un museo. Ed è molto bello. La collezione di armature giapponesi in particolare, seconda, al di fuori del Giappone, solo a quella del Metropolitan di New York, vale la visita.
Lo so, uno di solito non va a Firenze per vedere delle armature giapponesi, ma io ti consiglio lo stesso di farlo. L'ho fatto stamattina e ne sono uscito felice.
Aggiungo che oltre alle armature ci sono migliaia di altri oggetti, quadri, porcellane, mobili e quant'altro, di grande interesse, senza parlare dello splendido giardino che è aperto gratuitamente tutti i giorni fino alle 19.
Le visite sono obbligatoriamente guidate, ma senza sovrapprezzo, e la guida che è capitata a me era disponibilissima a rispondere alle mie domande. L'indirizzo è via Federigo Stibbert 26, 50134 Firenze; il telefono è lo 055475520. Non ci sono problemi per parcheggiare in via Stibbert.
Un buon caffè me lo sono meritato sì o no? Io dico di sì. Però prima di andarmelo a preparare ti metto qualche altra foto.