Questo
è il Primo Ministro indiano. No, non quello sullo sportellone
dell'aereo, quello con le mani giunte. Si chiama Narendra Damodardas Modi e si è messo in
testa di riscrivere la storia dell'India. Il suo scopo è di
dimostrare che L'india è sempre stata e deve continuare a essere induista e che
quindi i più
o meno 260
milioni di musulmani, buddisti, jain, cristiani, sikh e zoroastriani
sono dei puzzoni.
Che vedesse
i musulmani come cittadini di seconda classe, Modi
lo aveva già ampiamente dimostrato durante i progrom anti-islamici
del 2002 nel Gujarat, stato del quale era Chief
Minister.
In quell'occasione perirono 1.144 persone secondo le autorità, più
di 2.000 secondo varie fonti indipendenti, e ci furono 150.000
profughi.
Da
quando è diventato Primo Ministro, Modi non ha mai smesso di
promuovere il
nazionalismo religioso, anche con
dichiarazioni imbarazzanti. Un articolo dell'agenzia Reuters ricorda
che in occasione dell'inaugurazione di un ospedale di Mumbai Modi
disse:
— Noi
adoriamo Ganesh e forse a quei tempi c'era un chirurgo plastico che
mise la testa di un elefante sul torso di un uomo. Ci sono molte aree
allo sviluppo delle quali i nostri antenati hanno largamento
contribuito.
Niente
da obiettare, Mister Modi: in fondo anche in Occidente c'è chi è
convinto che la Terra sia stata creata 5.000 anni fa da un signore con barba bianca e triangolo dorato
dietro la testa che poi ha avuto un figlio da una vergine rimasta
tale dopo il parto.
La
Reuters rivela che il governo Modi ha
messo in piedi
un bel comitato di 14 membri con lo scopo di dimostrare: 1) che gli
indiani moderni sono i discendenti dei popoli che abitavano l'India
molte migliaia di anni fa e non di quelli che l'hanno invasa 3.000
anni fa e 2) che testi come Il
Ramayana
e il Mahabharata
dicono tutta la verità e vanno presi alla lettera.
Il
comitato è
presieduto da un
tale K.
N. Dikshit,
il
cui cognome,
almeno foneticamente, significa cacca di pene, il
che non lascia presagire granché di buono.
E infatti Mr.
Dikshit ha
candidamente dichiarato che gli
era stato chiesto un rapporto che potesse aiutare il governo a
riscrivere alcuni aspetti della storia antica.
Non per vantarmi di avere scritto tre righe fa il che non lascia presagire niente di buono, ma quando un governo si mette in testa di riscrivere la storia, non a caso chiede aiuto a delle cacche di pene.
Dietro
queste porcate c'è il potente RSS, Rashtriya
Swayamsevak Sangh
(Organizazione Volontaria Nazionale), che da anni sostiene
attivamente il partito di Modi, il BJP (Bharatiya
Janata Party,
ovvero Partito del Popolo Indiano). L'RSS
si è distinto nel 1992 partecipando all'organizzazione della distruzione di una
moschea del XVI secolo nella città di Ayodhya, nell'Uttar Pradesh. Quell'incidente incidente
negli
anni successivi è
stato all'origine della morte di varie migliaia di persone nel corso
di manifestazioni, pogrom e altre spedizioni e
controspedizioni punitive
in giro per l'India.
Il
comitato, ufficialmente chiamato comitato
per lo studio olistico dell'origine e dell'evoluzione della cultura
indiana a partire da 12.000 anni fa e ai suoi interscambi con altre
religioni del mondo,
il
che non è poco, è
stato istituito dal Ministro della Cultura, Maresh Sharma, un medico,
che i giornalisti della Reuter citano tra virgolette: “Venero
il Ramayana e credo che sia un documento storico. Chi crede che si
tratti di finzione si sbaglia completamente.”
È
bene ricordare che il Ramayana racconta tra l'altro che il dio
Rama, volendo liberare la moglie Sita, tenuta prigioniera dal demone
Ravana sull'isola di Lanka (attuale Sri Lanka), si alleò con il re
delle scimmie. Le stesse scimmie costruirono un ponte tra l'India e
lo Sri Lanka, ponte fatto di pietre che galleggiavano perché su
ognuna di loro c'era inciso il nome di Rama. E mi fermo qui.
Sia
chiaro: il Ramayana è molto bello, su questo non ci piove. Ma anche
la storia di Zeus e Leda, o quelle
di Orfeo ed Euridice, della nascita di Atena e della mela d'oro lo
sono. Non per questo si deve temere di essere smentiti affermando che
chiunque sostenga che sono meno fittizie di quella di Biancaneve e dei
sette minatori
diversamente alti
è matto come un equus
caballus.
(Il
latino è per fare il figo)
Che
sia per questo che il ministro ha nominato tra i membri del comitato
un certo Professor Santosh
Kumar Shukla,
che ha detto ai giornalisti della Reuters che crede che la cultura
indiana sia vecchia di milioni di anni? Qualcuno può per favore
ricordargli che homo
sapiens
è apparso sulla Terra, anno più, anno meno, tra 200.000 e 300.000
anni fa e che è solo — anche
qui anno più, anno meno — 70.000 anni fa che ha deciso di andare a vedere se fuori dall'Africa si stava meglio? Grazie.
Viviamo
davvero in un'epoca formidabile. La stupidtà, sorella gemella del
fanatismo religioso, dilaga ovunque. Anche, ahinoi, in quell'India
che ha visto la nascita di alcune delle religioni più tolleranti del
mondo.
A parte andare a farmi un caffè, non saprei proprio come reagire.