Qualche
giorno fa ho pubblicato sulla mia pagina Facebook il link
verso un testo di Einstein che non conoscevo, intitolato Perché
il socialismo?
Per caso, poco dopo, sempre su Facebook, ho trovato una lettera di
Einstein a Eric Gutkind, filosofo ebreo tedesco, dal pensiero
mistico-pacifista. Gutkind faceva parte di un gruppo informale di
pacifisti come Kandinsky, Tagore, Oppenheimer e Benjamin. Non avendo
trovato una traduzione italiana della lettera su internet, me la sono
tradotta io e te la propongo qui perché mi piace assai.
Princeton,
3. 1. 1954
Caro Signor Gutkind,
ispirato dalle insistenze di Brouwer1 ho letto gran parte del suo libro e la ringrazio di avermelo prestato. Ciò che mi ha colpito è questo: [lei e io] abbiamo molto in comune per quanto riguarda il nostro modo fattuale di affrontare la vita e la comunità umana. Il suo ideale personale di lotta per la libertà contro i desideri egoisti, per rendere la vita bella e nobile, con un'enfasi sull'elemento puramente umano ci unisce in una stessa “attitudine non americana.”
Caro Signor Gutkind,
ispirato dalle insistenze di Brouwer1 ho letto gran parte del suo libro e la ringrazio di avermelo prestato. Ciò che mi ha colpito è questo: [lei e io] abbiamo molto in comune per quanto riguarda il nostro modo fattuale di affrontare la vita e la comunità umana. Il suo ideale personale di lotta per la libertà contro i desideri egoisti, per rendere la vita bella e nobile, con un'enfasi sull'elemento puramente umano ci unisce in una stessa “attitudine non americana.”
Ciò
nonostante, senza il suggerimento di Brouwer non mi sarei mai
impegnato così instensamente nella lettura del suo libro, scritto in
una lingua per me inaccessibile. La parola Dio per me non è niente
di più che l'espressione e il prodotto delle debolezze umane, la
Bibbia è una collezione di leggende certo onorevoli, ma puramente
primitive ed estremamente infantili. Non c'è interpretazione, per
quanto sottile, che possa farmi cambiare opinione. Per me la
religione ebraica, come tutte le altre religioni, è l'incarnazione
delle superstizioni più infantili. E il popolo ebreo, di cui sono
felice di fare parte e con il cui modo di pensiero provo molte
affinità, non ha per me nessuna qualità diversa da quella di altri
popoli. Se giudico dalla mia esperienza, gli ebrei non sono migliori
di altri gruppi umani, anche se sono protetti dai peggiori cancri [le
guerre] dalla mancanza di potere. A parte questo, non vedo niente di
“eletto” in loro.
In
maniera generale trovo penoso il suo rivendicare una posizione
privilegiata e il suo tentativo di difenderla alzando due muri di
orgoglio, uno esterno, come uomo, e uno interno, come ebreo. Come
uomo lei afferma, in un certo senso, di sentirsi dispensato dalla
causalità che tutti accettano, mentre come ebreo rivendica il
privilegio del monoteismo. Ma una causalità limitata non è più una
casualità, come il meraviglioso Spinoza lo ha indicato per inciso,
probabilmente per primo. E le interpretazioni animistiche delle
religioni della natura non sono annullate dalla monopolizzazione. Con
muri di questo tipo non solo possiamo arrivare unicamente a un certo
auto-accecamento, ma i nostri sforzi morali non ci guadagnano nulla.
Al contrario.
Ora
che ho chiamaramente indicato le differenze nelle nostre convinzioni
mi è chiaro che siamo vicini l'uno all'altro in cose essenziali come
le nostre valutazioni del comportamento umano. Ciò che ci separa
intellettualmente sono solo gli “accessori” e la
“razionalizzazione”, per dirlo nella lingua di Freud. Quindi
credo che ci intenderemmo bene se parlassimo di cose concrete.
Ringraziamenti
amichevoli e cordiali saluti.
Suo
Albert
Einstein.