domenica 16 novembre 2014

Il poeta della settimana: Thomas



Andando avanti con la mia serie dei poeti della settimana mi accorgo che le scelte che faccio mi vengono naturali, quasi come se mi fosse impossibile farne altre.

A Dylan Thomas ci sono arrivato nel '74, attraverso Bob Dylan, che, nato Robert Zimmermann, aveva scelto il nome del poeta gallese come cognome d'arte.

Ho scelto una poesia del '35 perché è quella che fin dalla prima lettura mi aveva colpito di più. È chiara e al tempo stesso misteriosa. Ha la magia delle cose eterne, liberate dalle catene del tempo, come diceva Jarry. Tra cento, duecento, mille anni, sarà ancora leggibile come oggi, senza nessuno sforzo.

La poesia parla di guerra e di pace, ma parla soprattutto di morte e d'inganno e lo fa  con parole quasi messianiche. La trovo splendida.



La mano che firmò il trattato



La mano che firmò il trattato abbatté una città;
Cinque dita sovrane tassarono il respiro,
Radoppiarono il globo dei morti e dimezzarono un paese;
Quei cinque re misero a morte un re.

La mano possente conduce a una spalla sghimbescia,
Il calcio rattrappisce le giunture delle dita;
Una penna d’un’oca ha messo fine all’omicidio
Che ha messo fine ai negoziati.

La mano che firmò il trattato produsse una febbre.
E la penuria crebbe, e le locuste vennero;
Grande è la mano che ha dominio sull’uomo
Scarabocchiando un nome.

I cinque re contano i morti, ma la piaga
Incrostata non curano, la fronte non carezzano;
Una mano governa la pietà come governa i cieli;
Dalle mani non scorrono le lacrime.





The hand that signed the paper



The hand that signed the paper felled a city;
Five sovereign fingers taxed the breath,
Doubled the globe of dead and halved a country;
These five kings did a king to death.

The mighty hand leads to a sloping shoulder,
The fingers' joints are cramped with chalk;
A goose's quill has put an end to murder
That put an end to talk.

The hand that signed the treaty bred a fever,
And famine grew, and locusts came;
Great is the hand that holds dominion over
Man by a scribbled name.

The five kings count the dead but do not soften
The crusted wound nor stroke the brow;
A hand rules pity as a hand rules heaven;
Hands have no tears to flow.