giovedì 28 febbraio 2013

Democrazia?

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del buon governo (dettaglio)

Come ebbe a dire molti anni fa un politico francese, “la maggioranza ha sempre ragione, ma la ragione ha raramente la maggioranza”. E faremmo bene a meditare su questo aforisma.
Chi ha trionfato a queste nostre ultime elezioni è evidentemente il “non-partito” M5s, attraverso l'abile logorrea del suo portaparola Beppe Grillo. Ragione? Non ragione? “Ai posteri l'ardua sentenza”, come scriveva il pallosissimo Manzoni.
Sta di fatto che adesso Parlamento e Senato devono fare i conti con il programma del “non partito” cha basa il suo funzionamento su un “non Statuto”.
A fine aprile dell'anno scorso Grillo dichiarò a Palermo, parlando dei partiti politici: “La Mafia non ha mai strangolato il proprio cliente. La Mafia prende il pizzo, 10%. Qui siamo nella Mafia che ha preso un'altra dimensione, strangola la propria vittima” (video su http://www.youtube.com/watch?v=D4Wa1uua3Bk).
Quel che capisco da questa allucinante dichiarazione è che i politici sono peggio della Mafia, che “non ha mai strangolato il suo cliente”. Il che da senso a quel “tutti a casa” ripetuto mille volte dallo stesso Grillo durante la campagna elettorale. Ma cosa succederebbe se i politici fossero davvero mandati tutti a casa?
Quello che traspare dal programma del M5s è che sarebbe il popolo a prendere il potere, attraverso l'utilizzo di internet. Tutte le nuove leggi dovrebbero essere rese pubblicche “on line almeno tre mesi prima delle loro approvazione (sic) per ricevere i commenti dei cittadini(vedi programma M5s). Parlamentari e senatori ci sarebbero sempre, immagino, però sarebbe bene che fossero come quelli che propone il M5S, ovvero delle persone “non condannate”, che avessero prima superato un esame sulla Costituzione, che potessero essere eletti solo due volte, che non godessero di privilegi particolari e che non esercitassero nessun'altra professione o carica durante il loro mandato.
Siccome gli utenti di internet in Italia sono circa 30 milioni e gli aventi diritto al voto circa 50 milioni, non si capisce bene se i 20 milioni restanti dovrebbero essere obbligati per legge a usare internet, o se li si dovesse semplicemente trascurare come un'entità priva d'importanza. Aggiungo che dai 30 milioni di utenti bisognerrebbe sottrarre tutti i numerosissimi bambini e adolescenti troppo giovani per votare. Come evitare poi che molti si prendessero la briga di crearsi numerose false identità su internet è un altro quesito senza risposta.
I parlamentari e i senatori diventerebbero comunque dei ragionieri che si limiterebbero a contare le opinioni positive da una parte e le negative dall'altra prima di votare a favore o contro una proposta di legge.
E io che credevo che la parola democrazia fosse composta da δῆμος (popolo) e κράτος (potere), e che volesse dire potere del popolo! Che babbeo retrogado! Non avevo capito che la vera democrazia è internet. Peccato che se le cose fossero state così una trentina d'anni fa la Francia non avrebbe soppresso la pena di morte, che oggi i rom andrebbero cacciati dall'Italia (68% favorevoli, sondaggio Ipr Marketing, maggio 2008), che i gay continuerebbero a non potersi sposare (43,9 contro, sondaggio Istat, maggio 2012) e che tanto meno le coppie gay avrebbero diritto di adottare un bambino (80% contrari).
Credere alla saggezza delle decisioni che un popolo intero potrebbere prendere su qualsiasi argomento in qualsiasi momento è come credere che un nuovo Harry Potter possa nascere da un incrocio tra il Mago Zurlì e la Fata turchina.
Quello che come cittadino ho diritto di aspettarmi da parlamentari e senatori non è che facciano sempre ciò che vuole la maggioranza della gente, ma che, quando lo ritengono necessario, si prendano la responsabilità di decisioni impopolari. Se poi quelle decisioni dovessero rivelarsi nefaste sarà mio diritto votare per qualcun altro alle elezioni seguenti. È questa la democrazia: ti affido un compito e se tu non lo svolgi bene lo affido a qualcun altro.
Se ti affido un compito è per due motivi altrettanto importanti: il primo è che credo tu lo possa svolgere meglio di me; il secondo è che penso ci siano molti casi nei quali il bene comune dovrà passare davanti al mio bene particolare, cosa che tu potrai valutare meglio di me.
Questo è il senso della democrazia, che non può funzionare se non si accorda a chi si elegge un diritto all'errore.
Se ti eleggo deputato o senatore ho il diritto di aspettarmi da te un comportamento responsabile nelle decisioni che prenderai. Se quel comportamento non ce l'avrai non voterò più per te. Ma non sarò mai così stupido da confondere la necessaria meccanica della democrazia, pur con i suoi difetti, con un tuo comportamento sbagliato. Se lo facessi rischierei, come dicono i francesi, di buttare via il bebé con l'acqua del bagno.
Grillo, cacchio!, svegliati. Internet non vuol dire libertà, vuol dire demagogia; vuol dire dare a tutti la possibilità di esprimersi sotto l'emozione del momento; vuol dire rinunciare alla ragione.
Vuoi ridurre i privilegi dei politici? D'accordo. Vuoi escludere dal Parlamento i condannati? D'accordo (se però mi spieghi condannati a che cosa e da quale grado di giudizio). Vuoi che nessuno possa essere contemporaneamente deputato e sindaco magari di un paesino di 3.000 abitanti? Già meno d'accordo. Ma non venirmi a parlare di internet. Usalo, se vuoi, usalo quanto vuoi. Ma non venirmi a raccontare che internet garantirebbe più democrazia, perché quella è una panzana grossa come tutto il porto di Genova.
Nessuno, e soprattutto non internet può obbligare la gente a diventare più intelligente di quello che è. Ci sono solo individui e gruppi che possono convincere la maggioranza della gente a votare per loro. Tu sei uno di questi, e ti sei rivelato anche molto bravo, molto abile, molto convincente.
Ma, Grillo, non venirmi a dire che la politica è peggio della Mafia e che la Mafia “non ha mai strangolato il proprio cliente, perché quelle sono parole infami che lasciano pensare che dietro tutta quell'abilità e quella bravura ci sia solo un invasato tribuno.
A proposito, guarda che si dice stràngola, non strangóla.