Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del buon governo (dettaglio)
Come
ebbe a dire molti anni fa un politico francese, “la
maggioranza ha sempre ragione, ma la ragione ha raramente la
maggioranza”.
E faremmo bene a meditare su questo aforisma.
Chi
ha trionfato a queste nostre ultime elezioni è evidentemente il
“non-partito” M5s, attraverso l'abile logorrea del suo
portaparola Beppe Grillo. Ragione? Non ragione? “Ai
posteri l'ardua sentenza”,
come scriveva il pallosissimo Manzoni.
Sta
di fatto che adesso Parlamento e Senato devono fare i conti con il
programma del “non partito” cha basa il suo funzionamento su un
“non Statuto”.
A
fine aprile dell'anno scorso Grillo dichiarò a Palermo, parlando dei
partiti politici: “La
Mafia non ha mai strangolato il proprio cliente. La Mafia prende il
pizzo, 10%. Qui siamo nella Mafia che ha preso un'altra dimensione,
strangola la propria vittima”
(video su http://www.youtube.com/watch?v=D4Wa1uua3Bk).
Quel
che capisco da questa allucinante dichiarazione è che i politici
sono peggio della Mafia, che “non ha mai strangolato il suo
cliente”. Il che da senso a quel “tutti a casa” ripetuto mille
volte dallo stesso Grillo durante la campagna elettorale. Ma cosa
succederebbe se i politici fossero davvero mandati tutti a casa?
Quello
che traspare dal programma del M5s è che sarebbe il popolo a
prendere il potere, attraverso l'utilizzo di internet. Tutte le nuove
leggi dovrebbero essere rese pubblicche “on
line almeno tre mesi prima delle loro approvazione
(sic)
per
ricevere i commenti dei cittadini”
(vedi
programma M5s). Parlamentari e senatori ci sarebbero sempre,
immagino, però sarebbe bene che fossero come quelli che propone il
M5S, ovvero delle persone “non condannate”, che avessero prima
superato un esame sulla Costituzione, che potessero essere eletti
solo due volte, che non godessero di privilegi particolari e che non
esercitassero nessun'altra professione o carica durante il loro
mandato.
Siccome
gli utenti di internet in Italia sono circa 30 milioni e gli aventi
diritto al voto circa 50 milioni, non si capisce bene se i 20 milioni
restanti dovrebbero essere obbligati per legge a usare internet, o se
li si dovesse semplicemente trascurare come un'entità priva
d'importanza. Aggiungo che dai 30 milioni di utenti bisognerrebbe
sottrarre tutti i numerosissimi bambini e adolescenti troppo giovani
per votare. Come evitare poi che molti si prendessero la briga di
crearsi numerose false identità su internet è un altro quesito
senza risposta.
I
parlamentari e i senatori diventerebbero comunque dei ragionieri che
si limiterebbero a contare le opinioni positive da una parte e le
negative dall'altra prima di votare a favore o contro una proposta di
legge.
E
io che credevo che la parola democrazia fosse composta
da δῆμος
(popolo)
e κράτος (potere), e che volesse dire potere del popolo! Che
babbeo retrogado! Non avevo capito che la vera democrazia è
internet. Peccato che se le cose fossero state così una trentina
d'anni fa la Francia non avrebbe soppresso la pena di morte, che oggi
i rom andrebbero cacciati dall'Italia (68% favorevoli, sondaggio Ipr
Marketing, maggio 2008), che i gay continuerebbero a non potersi
sposare (43,9 contro, sondaggio Istat, maggio 2012) e che tanto meno
le coppie gay avrebbero diritto di adottare un bambino (80%
contrari).
Credere
alla saggezza delle decisioni che un popolo intero potrebbere
prendere su qualsiasi argomento in qualsiasi momento è come credere
che un nuovo Harry Potter possa nascere da un incrocio tra il Mago
Zurlì e la Fata turchina.
Quello
che come cittadino ho diritto di aspettarmi da parlamentari e
senatori non è che facciano sempre ciò che vuole la maggioranza
della gente, ma che, quando lo ritengono necessario, si prendano la
responsabilità di decisioni impopolari. Se poi quelle decisioni
dovessero rivelarsi nefaste sarà mio diritto votare per qualcun
altro alle elezioni seguenti. È questa la democrazia: ti affido un
compito e se tu non lo svolgi bene lo affido a qualcun altro.
Se
ti affido un compito è per due motivi altrettanto importanti: il
primo è che credo tu lo possa svolgere meglio di me; il secondo è
che penso ci siano molti casi nei quali il bene comune dovrà passare
davanti al mio bene particolare, cosa che tu potrai valutare meglio
di me.
Questo
è il senso della democrazia, che non può funzionare se non si
accorda a chi si elegge un diritto all'errore.
Se
ti eleggo deputato o senatore ho il diritto di aspettarmi da te un
comportamento responsabile nelle decisioni che prenderai. Se quel
comportamento non ce l'avrai non voterò più per te. Ma non sarò
mai così stupido da confondere la necessaria meccanica della
democrazia, pur con i suoi difetti, con un tuo comportamento
sbagliato. Se lo facessi rischierei, come dicono i francesi, di
buttare via il bebé con l'acqua del bagno.
Grillo,
cacchio!, svegliati. Internet non vuol dire libertà, vuol dire
demagogia; vuol dire dare a tutti la possibilità di esprimersi sotto
l'emozione del momento; vuol dire rinunciare alla ragione.
Vuoi
ridurre i privilegi dei politici? D'accordo. Vuoi escludere dal
Parlamento i condannati? D'accordo (se però mi spieghi condannati a
che cosa e da quale grado di giudizio). Vuoi che nessuno possa essere
contemporaneamente deputato e sindaco magari di un paesino di 3.000
abitanti? Già meno d'accordo. Ma non venirmi a parlare di internet.
Usalo, se vuoi, usalo quanto vuoi. Ma non venirmi a raccontare che
internet garantirebbe più democrazia, perché quella è una panzana
grossa come tutto il porto di Genova.
Nessuno,
e soprattutto non internet può obbligare la gente a diventare più
intelligente di quello che è. Ci sono solo individui e gruppi che
possono convincere la maggioranza della gente a votare per loro. Tu
sei uno di questi, e ti sei rivelato anche molto bravo, molto abile,
molto convincente.
Ma,
Grillo, non venirmi a dire che la politica è peggio della Mafia e
che la Mafia “non
ha mai strangolato il proprio cliente”,
perché quelle sono parole infami che lasciano pensare che dietro
tutta quell'abilità e quella bravura ci sia solo un invasato
tribuno.
A
proposito, guarda che si dice stràngola, non strangóla.