domenica 24 febbraio 2013

Approssimazioni




Titolo dell'Huffington Post italiano: Elezioni 2013: il NYTimes si interroga sul ritorno di Silvio Berlusconi La Mummia, L'opera della politica italiana è fonte di eterna sorpresa”.
L'articolo incomincia così: “La mummia è tornata ed è ancora peggio che in passato".
Clicco sul link e vado a leggermi l'articolo del New York Times. Scopro allora che il giornalista, Franck Bruni, non dice affatto “La mummia è tornata”. Quel che dice è: “Il ritorno della mummia è stato il titolo di prima pagina di un importante giornale francese che si riferiva a un film del 2001 e insinuava, forse, che i numerosi interventi cosmetici di Berlusconi avessero incluso l'imbalsamazione. Un importante giornale tedesco si lamentava del Ritorno del non morto (The return of the Undead)”.
Effettivamente nel dicembre scorso, quando Berlusconi annunciò il suo ritorno, Libération pubblicò il titolo cubitale Il ritorno della mummia.

Mi direte che sono dettagli e che comunque qualcuno quel titolo l'ha scritto. Sì, qualcuno, ma non il New York Times.
Perché questo tipo di approssimazione? Ovviamente il NYT è molto più prestigioso di Libération e una sua citazione ci colpisce più di quanto non lo faccia una del quotidiano francese, dà più peso a ciò che leggiamo, lo densifica, perché ci appare subito come una presa di posizione del più importante organo di stampa americano, da sempre legato all'ala più riformista del Partito Democratico.
Mi chiedo allora se l'informazione data dall'Huffington Post possa definirsi falsa, e credo proprio di sì. Falsa come le frequentissime virgolettature negli articoli di Repubblica (partner dell'edizione italiana dell'Huffington Post) firmati Francesco Bei, giornalista che ormai non leggo più. Virgolettature tipo “chiuso nel suo studio di Arcore con i più fedeli collaboratori, Berlusconi ha detto “......”. Ma come fa Bei a sapere, parola per parola, cos'ha detto qualcuno dentro uno studio di Arcore? Ci aveva messo un microfono?
Queste false citazioni non le sopporto proprio. Le vedo non solo come insopportabili approssimazioni, ma come vere e proprie menzogne, e mi arrabbio ancora di più se sono d'accordo sul fondo generale dell'articolo.
Non credo nell'esistenza di una verità assoluta che il singolo giornalista potrebbe offrirmi ogni mattina; ma credo che uno sforzo rigoroso verso la ricerca di quella verità dovrebbero essere alla base del lavoro giornalistico. Altrimenti perché non limitarsi a leggere gli editoriali di Sallusti deducendo semplicemente che la verità è vicina al contrario di quanto si legge?
Scrivere di politica ci fa inevitabilmente cadere in errori, che si tratti della pagina di un blog come questo o di un articolo su un quotidiano prestigioso. Questa consapevolezza mi spinge sempre, nella misura delle mie modeste possibilità, a verificare le eventuali informazioni che do. Eppure errori ne ho fatti e ne farò. Spesso, non riuscendo ad andare in fondo a una verifica, non scrivo. E comunque non mi verrebbe mai in mente di virgolettare frasi che non ho sentito con le mie orecchie, o di citare qualcun altro senza dare la fonte dell'informazione.
Non per questo mi prendo per un giornalista, ovviamente. Ma mi chiedo: se quel piccolo sforzo lo faccio io, semplice blogger, che non ho nessuna credibilità professionale da difendere, perché tanti giornalisti non lo fanno? E perché i loro redattori accettano di pubblicare notizie tanto spudoratamente tendenziose e inverificabili?
No, lo so che la risposta è ovvia. Era solo un modo di dire...
Però mi arrabbio lo stesso.