lunedì 9 gennaio 2012

Vecchie letterine

Ho passato l'ultimo paio di giorni con mia sorella e mia nipote a finire di svuotare l'appartamento di mia madre, morta qualche mese fa. Come sempre capita in questi casi, mi sono portato via dei pezzi di memoria inattesi, tra i quali alcune letterine che avevo scritto alle elementari.
La prima è del 1956 (avevo sei anni). Sulla busta c'è scritto Al caro Nonno e Zietta!, con un uso un po' fantasioso delle maiuscole, nonché un punto esclamativo finale probabilmente destinato ad attirare l'attenzione.
La lettera dice:

Caro Nonnino e Zia,
Gesù Bambino
Vi sorrida amoroso e Vi
dia anno sereno ricolmo
dei suoi divini favori.
Tanti baci dal vostro
Massimo

Grande testo, naturalmente, caratterizzato da quei Vi pieni di rispetto e da quel ricolmo così caratteristico del vocabolario di un allievo di prima elementare.

Ma ecco che basta un anno e nel 1957 la lettera si fa più lunga e articolata. La busta dice Ai miei cari Genitori, con quella maiuscola che anche qui indica rispetto.

Carissimi,
l'augurio lieto si
ripete fra lo squillar del-
le campane nella letizia
della Santa festa: Buon
Natale!
(Enorme incipit di grande valore letterario, anche se questo squillar delle campane è di solito più pasquale che natalizio. Ma andiamo avanti)
Il mio piccolo cuore è pie-
no d'amore per tutti Voi. (E certo, proprio tutti: sia la mamma che il papà)
Ricevete come espressione di
questo affetto (ma non era amore?) il mio augu-
rio di gioia e di pace.
Gesù Bambino (maiuscolo) Vi benedi-
ca e Vi renda felici; a me
doni la grazia di essere
sempre la vostra consolazio-
ne. (Frase particolarmente tortuosa e criptica, ricca di sottintesi)
Con mille baci e tanto
affetto a Voi ripeto: (caso mai non aveste capito bene) Buon
Natale e Anno (maiuscolo) felice!
Vostro Massimo

Ma passiamo alla Pasqua del 1958, in occasione della quale troviamo:

È Pasqua!
È Pasqua!
Gesù è risorto e con
Gesù è risorta tut-
ta la natura. Gli
alberi hanno co-
minciato a rivestir-
si di foglie e di fio-
ri.
Ascoltate, cari ge-
nitori gli uccellini
come cinguettano e
le rondini come gar-
riscono!
Le campane og-
gi suonano a di-
stesa per annun-
ciare la risurrezio-
ne di Gesù. Tutto è in festa, tutto par-
la di pace!
Ed io cari papà e
mamma, auguro
a voi una santa
Pasqua accompa-
gnata dalle mie
preghiere.
Vostro
aff.mo figlio
Massimo
(Non ho voluto interrompere con alcun commento il meraviglioso ritmo di questa epistola filiale meravigliosamente firmata dall'aff.mo figlio. Notiamo solamente che le campane suonano, come si deve, per celebrare la risurrezione con la i, che forse è meglio di quella con la e)

Qualche mese più tardi, a Natale di quello stesso 1958, così scrivevo con grande spontaneità:

Carissimi genitori,
È Natale!
(Notiamo che nella lettera precedente È Pasqua era scritto due volte)
Natale è la festa più bella dell'anno (pare sia un irrefutabile dato di fatto), perché 1958
anni or sono Gesù Cristo nacque come uomo e Redentore. (Interessante interpretazione dogmatico-sintattica: se Gesù Cristo nacque come uomo vuol dire che già era nato prima come qualcos'altro? Ma Cristo non vuol dire messìa? E non è allora un po' eretico sottindere che Gesù Cristo era già nato prima? Mah...)
in una povera capanna (pleonasmo) di Betlemme povero (notiamo l'assenza di una virgola prima di povero), perché gli
uomini siano sempre modesti. Io devo ringraziare Dio
che vi ha dato la possibilità di mandarmi in questi
tre anni con grande amore; (dove i miei mi avessero mandato in quei tre anni con grande amore resterà per sempre un mistero) chiedo a Dio che vi ten-
ga vivi ancora molti anni (immagino benissimo mio padre che fa le corna sotto il tavolo alla lettura di questo augurio) e che aiuti te papà nel tuo
faticoso lavoro che fai non badando a sacrifici. (Invece tu, mamma, che notoriamente non fai un cacchio dalla mattina alla sera e che dell'aiuto di Dio non te ne faresti niente, stai zitta e non rompere) Vedrai
che un giorno, quando ti troverai davanti al Re dei Re (non nel senso di Negus, ovviamente),
Egli si ricorderà di tutto. (Pur non volendo io sottintendere una Sua natura elefantiaca, il che sarebbe estremamente offensivo, nonché eretico)
A Mezzanotte santa (essendo santa, questa Mezzanotte è ovviamente maiuscola) gli angeli sono scesi sulla ter-
ra cantando: “Gloria a Dio nel più alto
dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.”
Anch'io con le parole dell'angelo (uno qualunque di quelli sopra citati) termino la mia
lettera. (Ed era ora)
Baci affettuosi dal vostro figlio (mi piace molto quel dal)
Massimo

Non so bene di che anno sia la prossima lettera che, pur se indirizzata Ai Miei Cari genitori, incomincia in realtà con Carissimi genitori e cara zia, tenendo conto dell'inevitabile presenza della sorella di mia madre al pranzo di Natale.

Carissimi genitori e cara zia, (che è ovviamente cara e non carissima)
oggi noi ci siamo
riuniti qui per festeggiare il S. Na-
tale. (Notiamo che per la prima volta la lettera è chiaramente destinata a essere letta il giorno stesso di Natale) In questa notte (idem) gli Ange-
li, (che nel frattempo sono diventati maiuscoli) scendendo dal cielo, cantavano
le lodi al Bambino Divino; (che maiuscolo lo è due volte) for-
se non lodi scritte recentemente (saggia osservazione),
ma lodi che già furono cantate
da Davide (che se non sapete chi era, peggio per voi). Al loro canto ange-
lico mi sono destato (sì, io ero uno che si destava, non mi svegliavo come i comuni mortali; anche se qui ci sarebbe da ridire sul passaggio dall'imperfetto al passato prossimo) e mi sono ac-
corto che erano accompagnati dal
dolce suono delle ciaramelle. (Diciamo subito che ho ormai passato i 60 anni, ma che la parola ciaramella ho dovuto andarmela a cercare su Wikipedia. Figuriamoci a 9 anni! Comunque sia, una ciaramella, o pipita, è uno strumento musicale popolare aerofono della famiglia degli oboi con ancia doppia, cameratura conica e senza chiavi. Il che ben sapevo in terza elementare, probabilmente per grazia divina)
Io mi auguro che non ci sia
nessun poverello che bussi oggi
ad una porta invano, (e ci mancherebbe altro!) e che
non ci sia nessuno che covi l'o- (no, non l'ovetto)
dio nel cuore. Natale è la festa
della pace, non la festa dell'odio (che non so bene che giorno sia, ma è un altro).
Gli Angeli cantarono:”... pace
in terra agli uomini di buona
volontà.” (Cioè la stessa canzone che a Pasqua, ma senza Gloria a Dio nel più alto dei cieli, a giudicare dalla lettera precedente. Notiamo ancora uno strano passaggio al passato remoto)
Il mio cuore, anche se piccolo, (quanto pesa un cuore a nove anni? Su internet non l'ho trovato) vi
augura un Buon Natale e un feli-
ce capodanno, uniti a sentimenti
di riconoscenza, di amore e d'af-
fetto sincero. (Perché di amore e d'affetto, non è chiaro)
vostro affezzionatissimo (e quindi non più aff.mo, grazie al cielo, anche se con due z)
Massimo

Non so nemmeno se l'ultima lettera sia davvero cronologicamente l'ultima. Non c'è data e non c'è nemmeno una parola sulla busta. Però all'interno qualche perla c'è.

Carissimi genitori,
Giorno lieto: Ge-
sù è risorto! (Mi piace molto quel Ge, a capo, ) Le campane
per prime, con i loro squil-
li argentini, lo hanno an-
nunciato al mondo intero. (Chi sia poi venuto per secondo non si sa)
Alleluia, quindi. (Ammettiamolo: Alleluia, quindi è una delle frasi più belle mai concepite da mente umana)
Tutto parla di resurrezione
e di vita. Anche gli uccel-
li dell'aria (precisione necessaria onde evitare ogni confusione con i pinguini) cinguettano
gioiosi standosene sugli al-
beri, o volando. (Quelli sui fili della luce tacciono perché probabilmente infedeli) La pri-
mavera è cominciata già
da otto giorni; (la precisione è sempre una virtù) gli anima-
li caduti in letargo si
risvegliano insieme alla na-
tura che dà gioia a ogni uo-
mo. (Un piccolo eccesso di entusiasmo, forse?...)
Io che devo ricere (sic) per la prima
volta Gesù, (i preparativi per la prima comunione erano già in corso da tempo) voglio diventare più
buono e più sincero.
Ve lo prometto di cuore. (E ne è testimonianza questa lettera, di una sincerità sconvolgente)
Pertanto vi porgo (Siamo giusti: anche Pertanto vi porgo è enorme) i più felici
auguri d'una S. Pasqua. (Eh, no! Intanto d'una è scorretto, visto che l'apostrofo non si deve mettere che nel caso di due vocali uguali; e poi S. invece di Sta. Pasqua no)
Baci affettuosi dal vostro
caro Massimo

E anche a voi, fedeli lettori, sinceri e sentiti auguri per quello che vi fa più comodo.
Mo' però un caffé vado a farmelo.