domenica 15 luglio 2018

La lista dei miei libri



Non ricordo quando ho iniziato a tenere traccia sul computer di tutti i libri che leggevo o che avevo letto. Ma il mio amore per le liste, che magari è più una mania, se non un'ossessione, mi ha portato già anni fa a ordinare i miei libri in un file Excel, dove ogni titolo è messo in ordine secondo:
  • autore
  • titolo
  • lingua nella quale il libro è strato scritto
  • lingua nella quale l'ho letto
  • anno dell'acquisto
  • voto di preferenza
  • genere.
Aggiungendo alla lista il libro che ho appena finito di leggere (The Six Numbers, di Martin Reese), mi sono accorto che ero arrivato a 2028 titoli. Il fatto che il 2028 sarà un anno bisestile che incomincerà con un sabato non mi appare rilevante, quindi non ne parlerò.
Siamo giusti: 138 di quei libri non li ho letti. Alcuni perché mi sono stati regalati in lingue che non leggo (come Dopóki bonie nie płacze, in polacco, o Svět loutek, in ceco), altri perché erano vecchi libri di autori stranieri tradotti in italiano molti decenni fa in maniera orrendamente pomposa (come i quattro volumi delle Opere complete di Goethe, ereditati alla morte della zia Emi), altri ancora perché… boh, non li ho letti e basta.
Restano comunque più di 1850 titoli. Dal punto di vista cronologico, due non li ho di sicuro comprati io: il primo è un Pinocchio edito nel 1955 da Vallecchi, con delle bellissime nonché deliziosamente datatissime illustrazioni di Leo Mattioli, e con sulla seconda pagina la scritta Omaggio Azienda di cura Montecatini Terme, dove mio nonno Giovanni mi portò una volta, quando avevo 5 o 6 anni; il secondo è un Robinson Crusoe dei Fratelli Fabbri Editori, anche lui del '55, con quattro illustrazioni in stile fumettistico di Giuseppe Bartoli.
Assenti, ahimé, dalla lista sono i numerosi Urania e Gialli Mondadori che mi sono letto a bizzeffe tra i 13 e i 16 anni, più altre cose ormai dimenticate.
Visto che a ogni libro assegno un voto da 0 a 10, mi ha divertito constatare che a quattro libri ho assegnato uno 0:
  • Serbie, di Patrick Besson
  • La pyramide assassinée, di Christian Jacques
  • À nous deux, Manhattan, di Judith Krantz
  • Polonia, di James Michener.
L'unico dei quattro di cui abbia un vago ricordo è Serbie, orrido pamphlet pro-serbo pubblicato durante l'assedio di Sarajevo. Degli altri tre ricordo solo che erano scritti così male che mi erano caduti dalle mani dopo una ventina di pagine.
All'altra estremità, ho dato un bel 10 a ben 29 titoli:
  • Mahabharata, di anonimo
  • Storia dei paladini di Francia, di anonimo, che mi fu regalato anni fa da Mimmo Cuticchio
  • The Narrow Road to the North and Other Travel Sketches, di Bashô
  • Decameron, di Boccaccio
  • 108 racconti, di Buzzati
  • La vita, di Cellini
  • Il Conte di Montecristo, I tre moschettieri, Vent'anni dopo e Il Visconte di Bragelonne, di Dumas
  • Orestiade, di Eschilo
  • I disastri della guerra, di Goya
  • Lo zen e il tiro con l'arco, di Herrigel
  • Histoire universelles des chiffres, in due volulmi, di Georges Ifrah
  • Opere complete, in tre volumi, di Jarry
  • Poesie, di Michelangelo
  • Lolita, di Nabokov
  • Iliade, di Omero
  • Tutte le opere di Shakespeare
  • Teatro completo di Sofocle
  • Il giro del mondo in 80 giorni, Viaggio al centro della Terra, Ventimila leghe sotto i mari e Michele Strogoff, di Verne
  • Lettere a un giovane poeta e Il testamento, di Rilke
  • Il caos e l'Armonia, di Trinh Xuan-Thuan
  • Mattatoio n° 5, di Vonnegut
  • Foglie d'erba, di Whitman
La cosa che mi stupisce è che, a parte forse la poco nota raccolta di poesie di Michelangelo alla quale avevo messo un 10 per l'importanza che quella lettura aveva avuto per me verso l'età di 16 anni, sono ancora abbastanza d'accordo su tutti gli altri titoli. Probabilmente oggi trasformerei in 10 qualcuno dei 239 9, ma va bene così. Le liste, tutte le liste, sono legate al momento particolare nel quale vengono stilate e non è mai bello modificarle col senno di poi. Ciò che è bello è andaresele a riguardare di tanto in tanto. Aiuta a capire un po' chi sei stato e quindi magari un po' chi sei diventato. Il che è sempre utile.