Visto
che per una cinquantina d'anni mi sono ostinato a fare il teatrante
non posso dire che la domenica sia mai stata per me molto diversa
dagli altri giorni della settimana. Adesso però, adesso che come un
qualsiasi pensionato meno un'esistenza molto più regolare, so che la
domenica è un giorno diverso dagli altri perché il bar nel quale
vado ogni mattina a prendere il mio caffè è chiuso. Ecco allora che
devo incamminarmi verso la piazza per andare al Caffè Garibaldi, che
è sempre aperto, anche il giorno di Natale, anche a Ferragosto.
Naturalmente prima passo da un'edicola, visto che un caffè del
mattino senza giornale è come una Sacher senza marmellata,
un'automobile senza carburante, o un galantuomo che esce di casa
senza cappello in testa: una cosa triste e inutile.
Oltre
tutto, la domenica mattina in edicola non trovo solo il mio giornale,
ma anche il suo supplemento settimanale, dedicato ecumenicamente,
ancorché un po' pomposamente, a dibattito delle idee, nuovi
linguaggi, arte, inchieste e già
che ci siamo pure racconti. Il che basta a farti capire
che quel supplemento settimanale può parlare di ciò che vuole,
visto che tutto può entrare in quelle vaghe categorie.
Ora,
stamattina me ne stavo seduto all'aperto grazie a qualche raggio di
quel Sole così assente nelle ultime settimane, quando un titolo a
piena pagina, la 27, ha immediatamente attirato la mia attenzione: I
100 musei più bizzarri.
Devi
sapere che da decenni coltivo un sogno: procurarmi
una barca di soldi (che sia vincendo alla lotteria, svaligiando una
banca, salvando la vita del figlio dell'emiro del Kuwait, o trovando
per strada
una valigia piena di biglietti da 100€, non importa) e poi spenderli
andandomene in giro per il mondo a vedere musei. Alcuni,
bellissimissimi, ho già avuto
la fortuna di vederli, dal
Louvre al Prado, dal Metropolitan all'Ermitage e dal Museo di
Antropologia di Città del Messico all'Indian Museum di Calcutta — uno dei miei preferiti.
Ma vorrei vederne molti
altri. E poi non si tratta
solo di andare a visitare musei più o meno famosi, ma magari di
andare a Cleveland per vedere quel determinato quadro, o a Rio de
Janeiro per quella particolare scultura.
Senonché
l'articolo che ho letto poco fa ha cambiato tutti i miei progetti.
Come non desiderare ormai
ardentemente
e imperiosamente di partire prima di tutto per Altadena, nella Contea di Los
Angeles, per visitare il Bunny
Museum,
dove
per otto miseri dollari, che in questo momento valgono poco più di
6,50€, puoi vedere migliaia
di oggetti legati ai conigli? Oppure per la ridente Petra Jaya, nella
parte malese dell'Isola del Borneo, per vedere il Kuching
Cat Museum,
dove sono esposti più di 4.000 oggetti dedicati ai gatti? O magari
per le vicinanze del Parco Te Urewera, sull'isola di Te Ika-a-Māui,
che è poi quella che i Neozelandesi di origine occidentale chiamano
semplicemente Isola del Nord, per trovare il Beer
Can Museum
(Museo delle lattine di birra) e giudicare di persona se è meglio o
peggio del suo omonimo Beer
Can Museum
situato ai bordi del Parco Massasoit, nel Massachusetts (Stato del
quale, malgrado l'abbia fatto cento volte, devo sempre verificare
l'ortografia perché non mi ricordo mai dov'è la
doppia s)? O ancora per Laugavegur
116, indirizzo di Reykjavik (altra indispensabile verifica
ortografica) dove
è situato il promettentissimo Hið
Íslenzka Reðasafn,
ovvero Museo Fallologico Islandese (vedi foto), il cui sito internet si lamenta
giustamente del fatto che la fallologia sia una
scienza antica che, fino ad anni recenti, ha ricevuto un'attenzione
assai limitata in Islanda,
ma che trova nella mostra permanente di 209 peni e parti di pene, in
particolare di sedici
differenti specie di cetacei, un campione estratto da un orso polare,
trentasei pezzi provenienti da sette differenti specie di foche e
trichechi, e centoquindici campioni originari di venti differenti
tipi di mammiferi terrestri
una giusta e troppo attesa rivalutazione?
Mi
dirai che forse preferiresti farti 556 chilometri a nord di Stoccolma
per finire, sulle rive del Golfo di Botnia, nel minuscolo
paesino di Skeppsmalen, a una trentina di chilometri da Örnsköldsvik,
dove è situato il Fiskevistet,
letteralmente la Visita del Pesce, dedicato interamente all'aringa
fermentata. A meno che la tua mente bacata non ti spinga verso la
Renania-Palatinato, dove potrai chiedere anche solo a gesti a uno
degli 846 abitanti di Neroth l'esatta ubicazione del
Mausefallenmuseum,
ovvero il Museo delle Trappole per Topi, che non mancherà di
soddisfare la tua morbosa curiosità.
Comunque
sia, sappi che apprezzo quel moto di riconoscenza che ti sta
invadendo l'animo alla scoperta dell'esistenza di musei dei quali non
osavi nemmeno sperare l'esistenza. E te ne sono grato.
Mo'
però, scusa, ma è l'ora del mio secondo caffè.