Oggi
è il 1° gennaio. Come tutti i giorni stavo facendo colazione con
sul tavolo il computer aperto. A un certo punto sulla mia pagina
Facebook ho visto comparire la bella foto che ho messo qui sopra. Il
paesino che vedi è Edinburgo dei Sette Mari, unico centro abitato di
Tristan da Cunha.
Dell'isola
di Tristan, il posto abitato più remoto del mondo, visto che dista
1200 km da Sant'Elena, 2400 dal Sudafrica e 3360 dal Sudamerica, ho
già scritto in passato. Il posto mi affascina. So che non ci andrò
mai, ma va bene così. Mi accontento di essere “amico” suo su
Facebook e di ricevere così qualche notizia di tanto in tanto. E
ogni volta è la stessa gioia, e ogni volta scatta lo stesso
meccanismo che mi porta a cercare nuove immagini su YouTube. Anche
stamattina.
A
dire il vero, adesso che ho verificato la cronologia del mio
navigatore, mi accorgo che prima ho cercato Tristan da Cunha su
Wikipedia, probabilmente per verificare non so più cosa. In fondo
alla pagina (su Wikipedia in inglese) ho scoperto l'esistenza di un
cortometraggio intitolato 37°4
S,
che è la latitudine dell'isola. A quanto pare si
tratta di un
short film about two teenagers who live on the island.
Sono andato su YouTube, ma ho
trovato solo un estratto di due minuti. Ma siccome alla fine dei due
minuti stavo addentando una fetta di pane tostato con su burro e
conserva di susine senza aggiunta di zucchero di Montepulciano, ho
lasciato fare. E YouTube mi ha
subito proposto altre immagini di Tristan e poi altre ancora. Così
sono arrivato al filmino di una coppia di pensionati che avevano
fatto una crociera “da Capo a Capo”, cioè da Capo Horn a Capo di
Buona Speranza, fermandosi brevemente non solo a Tristan ma anche
sulla vicina e disabitata isola di Nightingale. Disabitata,
ma non da tutti, visto che ci sono caterve di uccelli di varie
specie. Tra questi anche i Rockhopper,
che ci ho messo un certo tempo a capire che in italiano sono i
pinguini crestati, o eudipti, visto che non c'è nessun ponte tra la
pagina Wikipedia dei Rockhoppers
e una pagina italiana. Ma vabbè, almeno mi sono passato in rivista
tutte le specie di pinguini, comprese quelle estinte, che è una cosa
che può sempre servire.
Ma
siamo precisi: scientificamente e tassonomicamente parlando, quello
degli eudipti è un genere della famiglia degli sfeniscidi
dell'ordine degli sfenisciformi della sottoclasse dei neorniti della
classe degli uccelli e mi fermo qui perché chissenefrega di sapere
che tutto questo fa parte del dominio degli eucarioti, vero?
Certo.
Quello che conta è che gli eudipti si dividono in cinque specie: il
saltarocce, il ciuffodorato, quello di Moseley, il beccogrosso, il
robusto, il reale e il crestato maggiore. Ora ci tengo a sottolineare
quanto sia importante, quando si tratta di pinguini — e
di eudipti in particolare — avanzare coi piedi di piombo,
visto che un esame superficiale delle specie precitate potrebbe
spingerci a credere che la prima, cioè quella dei saltarocce, indica
proprio i Rockhopper
di cui sopra. E invece no, visto che i saltarocce vivono
sulle isole Falkland, su quelle del Principe Edoardo, sulle Crozet,
sulle Kerguelen, sulle eard, sulle Macquaire, sulle Campbell, sulle
Auckland, sulle Antipodi, nonché su un certo numero di isolette
dalle parti di Capo Horn, ma NON su Nightingale. Lì ci vivono i
pinguini di Moseley, così chiamati
in onore di Henry Nottidge Moseley, naturalista britannico che
navigò in quelle remote parti del mondo a bordo dell'H.M.S.
Challenger
tra il 1872 e il 1876. È probabilmente vero, come ce lo fa notare
una pagina del sito del Museo di Scienze Naturali della Louisiana,
che benché
questo nome non sia in uso presso gli ornitologi, lo si trova
comunemente sul web in riferimento all'unica specie
di pinguini di Tristan da Cunha,
ma visto che noi non siamo ornitologi chissenefrega.
Ma
non perdiamoci in divagazioni.
Un pinguino di Moseley
Una
volta appurato che i
pinguini del filmino dei due pensionati in crociera tra Capo Nord e
Capo di Buona Speranza erano gli eudipti di Moseley e una volta
ancora constatato che la pagina Wikipedia in inglese mi dava molte
più informazioni di quella in italiano, mi sono concentrato sulla
prima, scoprendo che
la specie Mosely è divisa in due sottospecie, i Moseley del Nord e
quelli del Sud, caratterizzate da differenze genetice, morfologice e
vocali. Perbacco, mi sono detto. Ma ho subito scoperto che quelli di
Nigtingale sono degli eudipti del Nord, che
infatti vivono al 99% a Tristan da Cunha
e all'isola di Gough.
All'isola
di cosa??? Di Gough? Mai sentita nominare!
L'isola di Gough
Un
semplice clic ed ecco le spiegazioni. Prima di chiamarsi Gough
l'isola si chiamava Gonçalo Álvarez,
in onore del navigatore portoghese che la
scoprì mentre comandava una nave della piccola flotta di Francisco
de Almeida. Poi si chiamò
Diego Álvarez.
Non
che un altro Álvarez
se la fosse appropriata; semplicemente qualche cartografo iberico
aveva sintetizzato il nome di Gonçalo Álvarez,
scrivendo
su una carta isla
de Go Álvarez,
il che spinse un altro
cartografo,
inglese, a trasformare de
Go
in Diego,
cosa che non ha nessuna importanza quando si parla di pinguini di
Moseley, ma che meritava di essere segnalata.
È
dunque solo in un secondo tempo che all'isola venne dato il suo nome
attuale in onore di quel Charles Gough che la riscoprì nel '700.
Inutile
dirti che sono subito andato a cercare notizie di Gough. L'isola
non è completamente disabitata visto che,
oltre
al milione di topi e a un numero imprecisato di pinguini e di
àlbatri, la
sua stazione meteorologica ospita
sempre tre
meteorologi, un tecnico, un meccanico, un medico e qualche biologo,
che se ne stanno lì per un anno intero, su uno sputacchio di isola
rocciosa e piovosissima, in mezzo al nulla.
La stazione meteorologica di Gough
L'unico
fatto degno di nota mai accaduto sull'isola è successo l'11 febbraio
2014. Un tecnico elettronico sudafricano, Johannes
Adriaan Hoffman,
morì nel suo letto. La causa della morte fu un soffocamento da cibo.
Sì, lo so, andarsene a morire in mezzo al nulla ingozzandosi di
biscotti secchi sotto le coperte non è un granché come modo di
togliere il disturbo. Eppure è grazie a questa idiozia che il nome
di Johannes Adriaan Hoffman ha fatto il giro del mondo. Meditiamo.
Beh,
come inizio dell'anno non mi pare male, no?
Mò
vado a farmi il mio caffè.