giovedì 25 aprile 2013

Normalità della patonza

Nella mano destra tenevo un miscuglio di sei cereali da me amorosamente panificati nel forno di casa. Per aumentare la goduria ci avevo spalmato sopra un sottile strato di prodotto bovino giallognolo, nonché un nettamente meno sottile secondo strato di pere e pesche amorosamente preparato da zia Pinotta il 21/08/2012, come indicato dall'artigianale etichetta.
Erano circa le sette e cinquanta minuti primi. Timidi raggi di sole penetravano nel tinello attraverso i vetri sporchi. Nella tazza che mi stava davanti fumava una bevanda il cui contenuto aveva avuto origine in una collinosa piantagione indiana a 54 chilometri a nord della città di Siliguri, tra il Nepal e il Bhutan. Davanti a me, lo schermo di un computer MacBook Pro dotato di un processore da 2.53 Gigahertz mi offriva la visione della versione web dell'Huffington Post.
La mattina era incominciata bene. Mi ero svegliato volentieri, avevo lavato i piatti della sera prima (pochi, a dire il vero, visto che avevamo mangiato una pizza che ero andato a ritirare in moto), mi ero preparato la mia solita solitaria colazione, avevo già passato in rivista i siti del Corriere della sera, del Fatto quotidiano, del Giornale, dell'Huffington post italiano, nonché del francese. Ero sereno. Forse sarei stato anche più contento se già avessi saputo ciò di cui sono venuto a conoscenza solo un'ora dopo, al caffé, che il sindaco della mia città era stato destituito da una sentanza della Corte d'Appello. Ma questa è un'altra storia.
Improvvisamente mi è caduta la mascella. Mi è venuta giù, barba e tutto, come quella del lupo dei cartoni animati di Tex Avery quando vede per la prima volta una Cappuccetto Rosso con le sembianze di un incrocio tra Rita Hayworth, Marylin Monroe, Jane Russel e Mae West (auuuuuuuuhhhh!!!).
Io non ho fatto auuuuuuuuhhhh!!!. Ho riletto, incredulo, ciò che avevo appena letto: WATCH: My 'Designer Vagina' Changed My Life. Non credendo ai miei occhi, ho tradotto a voce alta: GUARDA: la mia 'vagina da designer' mi ha cambiato la vita. Ho watchato.
Una giornalista obesa mi ha spiegato che “today, vaginas are much more on display” (oggi le vagine sono molto più in mostra). Mi sono buttato sul pulsante pausa con tanto impeto che la marmellata di zia Pinotta mi si è appiccicata al naso facendomi assomigliare a W.C. Fields dopo una bevuta (cioè sempre). Ragazzi, non scherziamo: come sarebbe a dire che le vagine oggi sono molto più in mostra? Perché non ne sapevo niente? Chi me l'aveva nascosto?
Ho ricliccato su play. “Alle donne viene insegnato a preoccuparsi di sapere se siano o no normali là in basso”. Davvero? E chi glielo insegna, a guardarsi la patonza, immagino dentro uno specchio posato a terra, oppure dopo un corso triennale di contorsionismo diretto da una ex-star del Circo di Pechino?
Sempre più donne fanno ricorso alla labioplastica”. Pausa! Wikipedia: in italiano non c'è niente. Presto, guardiamo in inglese! Labiaplaty c'è! È una chirurgia plastica che altera le labia minora (piccole labbra) e le labia majora (grosse labbra), cioè le pieghe della pelle che circondano la vulva umana. Wikipedia mi informa che ci sono due tipi di donne che fanno ricorso a questa plastica: quella afflitte da intersex, ovvero una deformazione che rende la loro zona genitale difficile da definire come femminile o maschile e le idiote. Vabbè, Wikipedia non la dice proprio così: dice che la seconda categoria è quella delle donne che, pur non avendo nessun problema, pensano di avere una zona genitale anormale.
Adesso non vorrei star qui a fare l'esperto rivendicando non so quale approfondita conoscenza della vagina umana. Però, avendo raggiunto un'età più che doppia di quella alla quale Schubert fu sotterrato di fianco a Beethoven e avendo avuto, nel mio piccolo, la possibilità di osservare da vicino alcune decine di piccole e grandi labbra, forse anche perché sono di quella generazione di ex-sessantottini che avevano una certa tendenza naturale verso questo tipo di osservazione, posso affermare di non avere la più pallida idea di cosa cacchio possano essere delle labbra, piccole o grosse, 'anormali'. Non dico che non esistano: dico che non ne ho mai viste. E comunque mi pare di capire che qui non si tratta di anormalità, ma di donne alle quali “è stato insegnato a preoccuparsi di sapere se siano o no normali là in basso”.
Ora, si sa, e il dottor Knock lo sapeva benissimo, che non c'è miglior modo di sentirsi anormale che incominciare a chiederselo.
Play. La giornalista intervista una certa Julie: “Julie, qual'è la realtà della tua esperienza?” “La mia realtà è che non mi sentivo bene con il mio aspetto (sottinteso il mio aspetto là in basso ndr). La sensazione era di avere come una barriera che mi impediva di sentirmi come volevo sentirmi. Adesso che la cosa è fatta non posso nemmeno spiegarti quanto sia straodinario”. Pausa!
Una lunga sorsata di té. Una profonda incertezza tra lo scoramento, la voglia di ridere e quella di piangere. Un'incertezza esistenziale. E una terribile domanda: non sarò mica io l'anormale?
No, davvero, me lo sono chiesto: non sarò mica anormale a credere che tutto questo sia assurdo? A pensare che ci sia del grottesco nel semplice fatto che un giornale possa pubblicare questo tipo di notizia? A dirmi che tra seni al silicone, labbra al botulino, deretani liposucchiati, nasi limati, occhi tirati, orecchie incollate, capelli stirati, guance ceronate, ciglia chilometriche e unghie stampate ho l'impressione di vivere sempre di più in un film di mutanti?
Socrate, dove sei? Spiegaglielo tu, ti prego! Spiegaglielo che non c'è niente di peggio che essere 'normali' in tutto e per tutto, che quello è il sogno di Big Brother, che senza la voce roca di Claudia Cardinale, l'accento svedese di Greta Garbo, il bitorzolo sulla fronte di Lea Massari, gli occhi globulosi di Susan Sarandon e la mascellona di Sigourney Weavers quelle donne non sarebbero state le stesse. Diglielo tu che Anna Magnani e Irene Papas erano bellissime anche se non assomigliavano a Elisabetta Canalis. E diglielo che Nicole Minetti è un cesso!
Ci sono giornate così, che incominciano bene e sono poi rovinate in un batter d'occhio perché uno si ostina a leggere i giornali. Per fortuna tra un paio d'ore sarò tranquillamente seduto da Beppone con moglie e sorella davanti a un fumante piatto di tagliatelle alla farina di castagne condite coi funghi porcini.
Nel frattempo vado a riguardarmi le immagini di uno che di queste cose se ne intende.