Nella mano destra tenevo un miscuglio
di sei cereali da me amorosamente panificati nel forno di casa. Per
aumentare la goduria ci avevo spalmato sopra un sottile strato di
prodotto bovino giallognolo, nonché un nettamente meno sottile
secondo strato di pere e pesche amorosamente
preparato da zia Pinotta il 21/08/2012, come indicato
dall'artigianale etichetta.
Erano circa le sette e cinquanta minuti
primi. Timidi raggi di sole penetravano nel tinello attraverso i
vetri sporchi. Nella tazza che mi stava davanti fumava una bevanda il
cui contenuto aveva avuto origine in una collinosa piantagione
indiana a 54 chilometri a nord della città di Siliguri, tra il Nepal
e il Bhutan. Davanti a me, lo schermo di un computer MacBook Pro
dotato di un processore da 2.53 Gigahertz mi offriva la visione della
versione web dell'Huffington Post.
La
mattina era incominciata bene. Mi ero svegliato volentieri, avevo
lavato i piatti della sera prima (pochi, a dire il vero, visto che
avevamo mangiato una pizza che ero andato a ritirare in moto), mi ero
preparato la mia solita solitaria colazione, avevo già passato in
rivista i siti del Corriere della sera,
del Fatto quotidiano,
del Giornale,
dell'Huffington post
italiano, nonché del francese. Ero sereno. Forse sarei stato anche
più contento se già avessi saputo ciò di cui sono venuto a
conoscenza solo un'ora dopo, al caffé, che il sindaco della mia
città era stato destituito da una sentanza della Corte d'Appello. Ma
questa è un'altra storia.
Improvvisamente
mi è caduta la mascella. Mi è venuta giù, barba e tutto, come
quella del lupo dei cartoni animati di Tex Avery quando vede per la
prima volta una Cappuccetto Rosso con le sembianze di un incrocio tra
Rita Hayworth, Marylin Monroe, Jane Russel e Mae West
(auuuuuuuuhhhh!!!).
Io non
ho fatto auuuuuuuuhhhh!!!. Ho riletto, incredulo, ciò che avevo
appena letto: WATCH: My 'Designer Vagina' Changed My Life.
Non credendo ai miei occhi, ho tradotto a voce alta: GUARDA: la mia
'vagina da designer' mi ha cambiato la vita. Ho watchato.
Una
giornalista obesa mi ha spiegato che “today, vaginas are
much more on display” (oggi le
vagine sono molto più in mostra). Mi sono buttato sul pulsante pausa
con tanto impeto che la marmellata di zia Pinotta mi si è
appiccicata al naso facendomi assomigliare a W.C. Fields dopo una
bevuta (cioè sempre). Ragazzi, non scherziamo: come sarebbe a dire
che le vagine oggi sono molto più in mostra? Perché non ne sapevo
niente? Chi me l'aveva nascosto?
Ho
ricliccato su play.
“Alle donne viene insegnato a preoccuparsi di sapere se
siano o no normali là in basso”.
Davvero? E chi glielo insegna, a guardarsi la patonza, immagino dentro
uno specchio posato a terra, oppure dopo un corso triennale di
contorsionismo diretto da una ex-star del Circo di Pechino?
“Sempre più donne fanno ricorso
alla labioplastica”. Pausa!
Wikipedia: in italiano non c'è niente. Presto, guardiamo in inglese!
Labiaplaty c'è! È
una chirurgia plastica che altera le labia minora
(piccole labbra) e le labia majora
(grosse labbra), cioè le pieghe della pelle che circondano la vulva
umana. Wikipedia mi informa che ci sono due tipi di donne che fanno
ricorso a questa plastica: quella afflitte da intersex,
ovvero una deformazione che rende la loro zona genitale difficile da
definire come femminile o maschile e le idiote. Vabbè, Wikipedia non
la dice proprio così: dice che la seconda categoria è quella delle
donne che, pur non avendo nessun problema, pensano di avere una zona
genitale anormale.
Adesso
non vorrei star qui a fare l'esperto rivendicando non so quale
approfondita conoscenza della vagina umana. Però, avendo raggiunto
un'età più che doppia di quella alla quale Schubert fu sotterrato
di fianco a Beethoven e avendo avuto, nel mio piccolo, la possibilità
di osservare da vicino alcune decine di piccole e grandi labbra,
forse anche perché sono di quella generazione di ex-sessantottini
che avevano una certa tendenza naturale verso questo tipo di
osservazione, posso affermare di non avere la più pallida idea di
cosa cacchio possano essere delle labbra, piccole o grosse,
'anormali'. Non dico che non esistano: dico che non ne ho mai viste.
E comunque mi pare di capire che qui non si tratta di anormalità, ma
di donne alle quali “è stato insegnato a preoccuparsi di sapere se
siano o no normali là in basso”.
Ora,
si sa, e il dottor Knock lo sapeva benissimo, che non c'è miglior
modo di sentirsi anormale che incominciare a chiederselo.
Play.
La giornalista intervista una certa Julie: “Julie, qual'è
la realtà della tua esperienza?”
“La mia realtà è che non mi sentivo bene con il mio
aspetto (sottinteso il mio
aspetto là in basso ndr).
La sensazione era di avere come una barriera che mi
impediva di sentirmi come volevo sentirmi. Adesso che la cosa è
fatta non posso nemmeno spiegarti quanto sia straodinario”.
Pausa!
Una
lunga sorsata di té. Una profonda incertezza tra lo scoramento, la
voglia di ridere e quella di piangere. Un'incertezza esistenziale. E
una terribile domanda: non sarò mica io l'anormale?
No,
davvero, me lo sono chiesto: non sarò mica anormale a credere che
tutto questo sia assurdo? A pensare che ci sia del grottesco nel
semplice fatto che un giornale possa pubblicare questo tipo di
notizia? A dirmi che tra seni al silicone, labbra al botulino,
deretani liposucchiati, nasi limati, occhi tirati, orecchie
incollate, capelli stirati, guance ceronate, ciglia chilometriche e
unghie stampate ho l'impressione di vivere sempre di più in un film
di mutanti?
Socrate,
dove sei? Spiegaglielo tu, ti prego! Spiegaglielo che non c'è niente
di peggio che essere 'normali' in tutto e per tutto, che quello è il
sogno di Big Brother, che senza la voce roca di Claudia Cardinale,
l'accento svedese di Greta Garbo, il bitorzolo sulla fronte di Lea
Massari, gli occhi globulosi di Susan Sarandon e la mascellona di
Sigourney Weavers quelle donne non sarebbero state le stesse.
Diglielo tu che Anna Magnani e Irene Papas erano bellissime anche se
non assomigliavano a Elisabetta Canalis. E diglielo che Nicole
Minetti è un cesso!
Ci
sono giornate così, che incominciano bene e sono poi rovinate in un
batter d'occhio perché uno si ostina a leggere i giornali. Per
fortuna tra un paio d'ore sarò tranquillamente seduto da Beppone con
moglie e sorella davanti a un fumante piatto di tagliatelle alla
farina di castagne condite coi funghi porcini.
Nel
frattempo vado a riguardarmi le immagini di uno
che di queste cose se ne intende.