mercoledì 4 maggio 2011

Dottori

Cortisone


Se non sapete cos'è la polimialgia reumatica non preoccupatevi. Fino alla settimana scorsa non lo sapevo neppure io. Poi mi hanno detto che ne avevo una.
Se avete meno di cinquant'anni non preoccupatevi. La polimialgia reumatica è una cosa riservata a noi vecchi signori dalle pilosità argentate che ci ricordiamo della vittoria di Luciano Tajoli e Betty Curtis con Al di là al Festival di Sanremo (http://www.youtube.com/watch?v=zN5ObLGgxAs). Strano peraltro che mi sia venuto in mente Luciano Tajoli, visto che camminava col bastone (anche se non era per una poliroba reumatica, ma per una poliomielite).
Insomma, non dico per vantarmi, ma una bella polimialgia io ce l'ho. Pare sia una cosa che non si sa perché viene, poi dopo sei mesi o un anno se ne va e buona notte ai suonatori. Senonché in quel cachicchio di sei mesi a un anno uno ha le gambe, le spalle e pare anche il collo di quelli che vengono il giorno dopo la volta che uno ha deciso di andare a correre una maratona senza essersi minimamente preparato. Una pacchia.
Allora uno va dal dottore, gli dice che ha male qua e qua e anche qua. Il dottore lo manda da un dottorone e quello gli dice che l'unica cura è il cortisone. Altra pacchia.
Ieri mattina ho preso la mia prima pasticca di cortisone. “Guardi che il cortisone — mi ha detto il dottore per rassicurarmi — è una cosa che il corpo fabbrica naturalmente”. Non gli ho risposto che il corpo fabbrica naturalmente anche la cacca ma che questa non è una buona ragione per mandarla giù in pasticche. Non lo conosco ancora bene il mio dottore, ci sono andato solo tre volte. 
Il dottore dal quale sono andato più spesso in vita mia è stato mio nonno, che è morto quando avevo sei anni e che mi faceva prendere dei sulfamidici (roba dei tempi du Luciano Tajoli). Da quei tempi ormai lontani tra me e i dottori c'è sempre stata una sana indifferenza. Loro vivono la loro vita, io la mia. Soprattutto gli allopati.
La prima volta che sono stato da questo mio nuovo dottore, un paio di mesi di fa, è stato una specie di avvenimento. L'ultimo allopata che avevo consultato era un malese, nel 1985. Gli avevo chiesto di venire nella mia stanza del Regent Hotel di Kuala Lumpur perché non potevo allontanarmi più di cinque minuti dal gabinetto, peraltro lussuoso, senza correre il rischio di sporcarmi i pantaloni. Sennò, solo omeopati. Bisogna dire che in Francia gli omeopati, benché generalmente disprezzati dagli allopati, non si fanno pagare un cacazillione di euro a visita e sono considerati medici come gli altri dalla mutua.
Passare da un omeopata a un allopata è un po' come passare dalla drogheria sotto casa a una cassa di Auchan: è vero che da Auchan puoi comprare più cose, ma è anche vero che la maggior parte di quelle cose sono schifezze e che comunque tu verrai trattato come un cliente indistinto tra gli altri vari milioni di clienti, mentre la tua droghiera ti ha sempre chiesto notizie dei tuoi figli e del tempo previsto per domani. Non sarà granché, ma sono cose che contano.
Ironia della sorte, avevo smesso di frequentare gli allopati quando uno di loro, un distinto signore francese appassionato di fotografia, faceva una puntura di cortisone a mio figlio di tre anni ad ogni crisi di pseudo-Krupp. 
Comunque sia, questa mattina ho preso la mia seconda pasticca di cortisone. Ieri, dopo la prima, ho avuto la bocca incatramata tutto il giorno. Stamattina però per la prima volta da mesi mi sono alzato senza far fatica e senza smadonnare, reggendomi sulle gambe come un qualsiasi bipede degno di questo nome. Ero già tutto contento, quando mi è tornata in mente l'ultima scena del Dottor Stranamore di Kubrick, quella in cui, dopo il lancio della bomba atomica, Peter Sellers si alza dalla sedia a rotelle e grida “Mein Führer! Cammino!” mentra la dolce voce di Vera Lynn si mette a cantare We'll meet again accompagnata da una specie di balletto di atomiche che esplodono qua e là.
L'allopatia ha impatti psicologici inattesi.