giovedì 19 maggio 2011

Colpa del '68

I veri colpevoli
Non c'entra nulla l'omosessualità e nemmeno il celibato. La causa della pedofilia va rintracciata nel clima culturale libertario e permissivo del '68 e nella rivoluzione sessuale. È questo il risultato della più autorevole ricerca mai condotta dalla Confederazione americana dei Vescovi.
Questa eccellente notizia me la dava ieri il sito dell'eccellente Giornale diretto dall'eccellente Alessandro Sallusti.
L'autorevolezza della fonte — i vescovi americani, non Sallusti... — lascia poco spazio alle speculazioni. Eh, sì: secondo i bishops quello che è in causa non è il celibato dei preti, ma il 68. Cribbio! Ecco un'analisi fine quanto inattesa.
Ci sono voluti cinque anni per arrivare a capire la causa della pedofilia negli ambienti clericali, precisa Il Giornale, che parla anche di “effetto Woodstock. Cinque anni, mica due settimane. Roba seria.
Vi ricordate Woodstock? Vi ricordate quelle migliaia di ragazzi che si rotolavano nel fango, applaudivano Richie Havens e fumavano spinelli grossi come mazze da baseball? È colpa loro!
Adesso che ci penso, io in America ci ho vissuto. Avevo i capelli lunghi, fumavo spinelli e non solo ascoltavo, ma suonavo e cantavo addiritura Woody Guthrie, che non sarà stato nero come Richie Havens, ma era senz'altro più socialista di lui. Vuoi vedere che è anche colpa mia?
Affascinato dall'articolo del Giornale ho continuato a leggere: “Nel rapporto, che verrà diffuso integralmente domani dalla confederazione vescovile a Washington, si sostiene inoltre che non sarebbe stato possibile per la Chiesa né per nessun altro individuare in anticipo i preti pedofili, perché non presenterebbero "particolari "caratteristiche psicologiche", "storie di sviluppo" o disturbi dell'umore" tipici dei pedofili. Per questo, il rapporto sostiene anche che la maggior parte dei preti che hanno commesso abusi non possono essere definiti "pedofili".” Capito? La Chiesa non poteva sapere niente, perché i preti pedofili... non erano pedofili! Erano solo vittime del '68.
Chissà che sollievo per i bambini violentati. Sì va bene, per alcuni di loro la notizia arriva magari venti o trent'anni dopo i fatti, però vuoi mettere la differenza tra esserti fatto sodomizzare da un prete pedofilo o da uno che non lo era? È tutta un'altra cosa! Adesso l'ex-bambino sodomizzato finalmente sa che il pretazzo che gliel'ha ficcato dentro non era il vero colpevole: i colpevoli erano Bob Dylan e Mario Capanna, Daniel Cohn-Bendit e John Lennon, Pier Paolo Pasolini e Herbert Marcuse, e magari un po' anche I ricchi e i poveri.
Non ho pubblicato questo post ieri perché aspettavo le notizie di oggi. Stranamente, Il Giornale non ne dà. Ne dà invece il New York Times in un articolo intitolato Church Abuse Report Authors Defend Findings as Critics Weigh In (Gli autori del rapporto sugli abusi della Chiesa difendono le conclusioni mentre le critiche fioccano).
Dice il Times che David Clohessy, direttore del Network dei sopravvissuti agli abusi dei preti, ha scritto in una mail che “i vescovi americani sperano che questo sia il momento della loro Missione compiuta, come lo fu per George Bush la dichiarazione comoda e prematura di vittoria in Irak a bordo di una portaerei. Il loro piano è di fare come se la crisi fosse ormai chiarita e passata. È una cosa ingannevole e insincera, ma furba dal punto di vista delle pubbliche relazioni.
Quanto a David Finkelhor, direttore del Centro di Ricerca sui Crimini Contro i Bambini dell'Università del New Hampshire, se secondo lui è vero che il rapporto ha un certo valore, è altrettanto vero che le sue conclusioni possono semplicemente indicare che gli abusi sessuali iniziarono ad essere denunciati più largamente negli anni '60. Come dire che è assolutamente possibile (e altrettanto indimostrabile), che fu proprio il clima culturale libertario e permissivo di quegli anni (vedi Il Giornale) a far aumentare le denunce.
Naturalmente, visto l'aspetto tragico della questione, c'è poco da ridere. C'è da notare semmai come sia ormai diventato normale dire, scrivere e pubblicare imbecillità come quelle apparse sul Giornale. E leggendo i giornali di stamattina ho trovato altre due notizie sconfortanti: Lars Von Trier che dichiara di “capire e avere una certa simpatia per Hitler” e le suore dell'Istituto delle suore Marcelline di Lecce che fanno cantare Faccetta nera ai bambini nell'ambito di una celebrazione per il 150° anniversario dell'Italia, giustificando la cosa col fatto che facevano cantare anche Bella ciao. Quel che sconvolge è questa ormai perenne revisione e riscrittura orwelliana del passato. Che si tratti di sminuire i crimini di Hitler, di mettere su uno stesso piano fascismo e resistenza, o di fare del '68 la madre di tutti i mali, c'è una stessa volontà di riscrivere la storia e di sminuire le responsabilità dei colpevoli, degli stupratori e degli assassini, una stessa volontà, più o meno palese, di delegittimare le vittime a favore dei carnefici. Se anche i preti pedofili pedofili non lo sono, se anche Hitler è “simpatico”, se anche Faccetta nera non è altro che l'altra faccia di Bella Ciao, allora cosa stiamo qui a preoccuparci del presente? Tanto è tutto uguale, sono tutti corrotti, tutti colpevoli e magari anche tutti un po' simpatici. Allora, su, tutti insieme, rotoliamoci nel vomito.