Questa mattina è avvenuta la consegna al capo dello Stato del rapporto da lui chiesto sul conflitto d'interessi. I tre membri della commissione, ovvero il vicepresidente del Consiglio di Stato, l'ex primo presidente della Corte d'Appello della capitale e il presidente della Corte dei Conti propongono che venga stipulata una legge per definire il conflitto d'interessi. La definizione dovrebbe tener conto dei valori indispensabili all'esercizio della funzione pubblica: probità, intégrità, imparzialità et obiettività. Laddove gli interessi privati — materiali, finanziari o professionali — rischiassero d'influenzare la condotta del titolare di una funzione pubblica ci sarebbe conflitto d'interessi.
Una delle idee del rapporto è di stabilire l'assoluta trasparenza sulle attività di un certo numero di attori della vita pubblica. I membri del governo, per esempio, dovrebbero compilare un documento speciale nel quale indicare i loro eventuali introiti privati, i loro precedenti impieghi nel settore privato, ecc. Anche i sottosegretari, i direttori di gabinetto, i responsabili di numerose collettività locali e di alcune aziende a partecipazione statale dovrebbero fare la stessa cosa, ma solo i documenti riguardanti i ministri dovrebbero essere resi pubblici.
Se un individuo si trovasse in situazione di conflitto d'interessi dovrebbe disfarsi dell'interesse privato, oppure rinunciare all'incarico pubblico. Per prevenire ogni problema la commissione propone la creazione di codici di condotta specifici. I controlli sarebbero effettuati da una nuova Commissione per la Trasparenza Finanziaria della Vita Pubblica formata da magistrati di grado superiore.
Forse ho dimenticato di precisare che tutto questo è successo stamattina in Francia, dove i magistrati non sono comunisti trinariciuti stalinisti nostalgici irriverenti gelosi ambiziosi e puzzoni.