domenica 16 aprile 2017

Pasqua!



Oggi è Pasqua. Non è Pasqua solo per i cattolici, ma anche per gli ortodossi. Il che credevo fosse relativamente raro finché ho verificato e ho visto che questa è già la settima volta che succede dal 2000. 
Il calcolo del giorno in cui festeggiare Pasqua è abbastanza comico. All'inizio i primi cristiani, che ovviamente erano ebrei, festeggiavano la resurrezione del loro Messia lo stesso giorno in cui gli altri ebrei festeggiavano l'esodo dall'Egitto alla Terra Promessa. Quella festa si chiamava e si chiama tutt'ora "Pesach." Il nome è legato all'episodio della Bibbia raccontato nel Libro dell'Esodo. Quando il "buon" Dio decide di sterminare tutti i primogeniti d'Egitto perché gli egiziani gli stanno molto meno simpatici degli ebrei, dice a Mosé che lui e i suoi compagni dovranno imbrattare le porte delle loro case con un po' di sangue dell'agnello che si saranno pappati in famiglia (avendo fatto bene attenzione di arrostirlo e non di bollirlo!). "Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro — prosegue l'onnipotente; — io vedrò il sangue e passerò oltre." Ed è da quel "passare oltre" che viene la parola Pesach, diventata poi Pasqua per i cristiani. 
Già, ma perché mai allora gli inglesi chiamano Pasqua "Easter" e i tedeschi "Ostern"? Probabilmente per rendersi interessanti, ma non solo. 
Quelle parole deriverebbero dall'inglese medievale "Ēastrun", o "Ēastran", o magari pure "Ēastron", ma non importa, che deriverebbe a sua volta dal nome della dea Ēostre, o Ēastre, o anche Ôstara, ma non importa, che veniva festeggiata in aprile, tant'è vero che quel mese si chiamava "Eostur-Monath." Durante quella festa la gente si scambiava delle uova, prima di serpente e più tardi di gallina, forse anche perché quelle di gallina erano più facili da trovare. 
Chi parla della dea Ēostre è San Beda il Venerabile, che era uno che faceva il monaco in un convento dedicato ai Santi Pietro e Paolo nel regno di Northumbria (che si chiamava così perché la sua frontiera meridionale coincideva con l'estuario del fiume Humber, nel nord-est dell'attuale Inghilterra, e non perché era molto a nord dell'Umbria, cosa che lasciava del tutto indifferenti gli inglesi del nord dell'VIII secolo). Questo San Beda scrisse una "Historia ecclesiastica gentis Anglorum" che non solo gli ha fatto meritare il titolo di Padre della storia inglese, ma pure quello di Dottore della Chiesa (cattolica), che è una cosa così importante che di Dottori della Chiesa ce ne sono solo 36 e che lui è l'unico britannico. A Beda si deve la famosa profezia secondo la quale "finché starà il Colosseo starà Roma, quando cadrà il Colosseo cadrà anche Roma e quando cadrà Roma cadrà il mondo", che magari non sarà l'unico motivo per il quale la famiglia Della Valle ha deciso bene di sponsorizzare il restauro dell'anfiteatro voluto dall'imperatore Vespasiano, ma magari sì. 
Comunque sia, pare che questa Ēastrun fosse una dea molto popolare, che si occupava di primavere e di fertilità e che veniva associata alla lepre e/o al coniglio per via della rapidità con la quale quegli animali si riproducono. 
Ma avevo incominciato parlando delle date della Pasqua cristiana e di quella ortodossa, nonché di quella del Pesach ebraico. Il Pesach deriva da una festa ancora più antica, nella quale si celebrava il ritorno della primavera in occasione del primo raccolto di orzo, che veniva usato per preparare il pane azzimo. Come ho già detto, i primi cristiani si limitarono a trasformare quella festa nella celebrazione della resurrezione del figlio del loro Dio. Poi però nel 325 arrivò il Concilio di Nicea che stabilì che la festa doveva essere celebrata la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera. La cosa fu accettata da tutti fino a quando Papa Gregorio XIII pubblicò la sua bolla papale "Inter gravissimas", nel 1582. Quella bolla buttava alle ortiche il calendario giuliano e ufficializzava il gregoriano. Cosa che fece incazzare gli ortodossi — che a dire il vero si incazzavano facilmente appena il papa di Roma diceva una cosa — che quindi decisero di tenersi il vecchio calendario. Ecco perché ancora oggi la Pasqua ortodossa è celebrata 13 giorni dopo quella cattolica, che cade ineluttabilmente tra il 22 marzo e il 25 aprile. 
Queste cose di Chiesa mi sembrano sempre un po' buffe, mi danno l'impressione di piccole beghe tra impiegatucci dispettosi. Sta di fatto che oggi in Italia è Pasqua e questo mi permette di offrirti la ricetta dell'omelette al cioccolato che ho appena trovato su internet:


Ingredienti per 4 persone:
4 uova
1/2 bicchiere di latte
4 cucchiai di zucchero a velo
30 g di cioccolato a pezzi
burro
cacao amaro
Procedimento:
Sbattete le uova con lo zucchero come per una comune omelette. Aggiungete il latte e continuate a montare il composto. Unite il cioccolato ridotto a piccoli pezzi. In un largo padellino mettete una noce di burro e appena si sarà sciolto versate il composto delle uova. Ripiegate metà dell'omelette su se stessa e continuate la cottura per pochi minuti (deve essere cotta ma rimanere morbida). Servite l'omelette con una bella spolverata di cacao amaro. 

Secondo me è una schifezza, ma se vuoi provarla, fai pure.