Oggi
è Pasqua. Non è Pasqua solo per i cattolici, ma anche per gli
ortodossi. Il che credevo fosse relativamente raro finché ho
verificato e ho visto che questa è già la settima volta che succede
dal 2000.
Il
calcolo del giorno in cui festeggiare Pasqua è abbastanza comico.
All'inizio i primi cristiani, che ovviamente erano ebrei,
festeggiavano la resurrezione del loro Messia lo stesso giorno in cui
gli altri ebrei festeggiavano l'esodo dall'Egitto alla Terra
Promessa. Quella festa si chiamava e si chiama tutt'ora "Pesach."
Il nome è legato all'episodio della Bibbia raccontato nel Libro
dell'Esodo. Quando il "buon" Dio decide di sterminare tutti
i primogeniti d'Egitto perché gli egiziani gli stanno molto meno
simpatici degli ebrei, dice a Mosé che lui e i suoi compagni
dovranno imbrattare le porte delle loro case con un po' di sangue
dell'agnello che si saranno pappati in famiglia (avendo fatto bene
attenzione di arrostirlo e non di bollirlo!). "Il sangue sulle
vostre case sarà il segno che voi siete dentro — prosegue
l'onnipotente; — io vedrò il sangue e passerò oltre."
Ed è da quel "passare oltre" che viene la parola Pesach,
diventata poi Pasqua per i cristiani.
Già, ma perché
mai allora gli inglesi chiamano Pasqua "Easter" e i
tedeschi "Ostern"? Probabilmente per rendersi interessanti,
ma non solo.
Quelle
parole deriverebbero dall'inglese medievale "Ēastrun",
o "Ēastran",
o magari pure "Ēastron",
ma non importa, che deriverebbe a sua volta dal nome della dea
Ēostre, o Ēastre, o anche Ôstara, ma non importa, che veniva
festeggiata in aprile, tant'è vero che quel mese si chiamava
"Eostur-Monath." Durante quella festa la gente si scambiava
delle uova, prima di serpente e più tardi di gallina, forse anche
perché quelle di gallina erano più facili da trovare.
Chi
parla della dea Ēostre è San Beda il Venerabile, che era uno che
faceva il monaco in un convento dedicato ai Santi Pietro e Paolo nel
regno di Northumbria (che si chiamava così perché la sua frontiera
meridionale coincideva con l'estuario del fiume Humber, nel nord-est
dell'attuale Inghilterra, e non perché era molto a nord dell'Umbria,
cosa che lasciava del tutto indifferenti gli inglesi del nord
dell'VIII secolo). Questo San Beda scrisse una "Historia
ecclesiastica gentis Anglorum" che non solo gli ha fatto
meritare il titolo di Padre della storia inglese, ma pure quello di
Dottore della Chiesa (cattolica), che è una cosa così importante
che di Dottori della Chiesa ce ne sono solo 36 e che lui è l'unico
britannico. A Beda si deve la famosa profezia secondo la quale
"finché starà il Colosseo starà Roma, quando cadrà il
Colosseo cadrà anche Roma e quando cadrà Roma cadrà il mondo",
che magari non sarà l'unico motivo per il quale la famiglia Della
Valle ha deciso bene di sponsorizzare il restauro dell'anfiteatro
voluto dall'imperatore Vespasiano, ma magari sì.
Comunque
sia, pare che questa Ēastrun fosse una dea molto popolare, che si
occupava di primavere e di fertilità e che veniva associata alla
lepre e/o al coniglio per via della rapidità con la quale quegli
animali si riproducono.
Ma
avevo incominciato parlando delle date della Pasqua cristiana e di
quella ortodossa, nonché di quella del Pesach ebraico. Il Pesach
deriva da una festa ancora più antica, nella quale si celebrava il
ritorno della primavera in occasione del primo raccolto di orzo, che
veniva usato per preparare il pane azzimo. Come ho già detto, i
primi cristiani si limitarono a trasformare quella festa nella
celebrazione della resurrezione del figlio del loro Dio. Poi però
nel 325 arrivò il Concilio di Nicea che stabilì che la festa doveva
essere celebrata la prima domenica dopo il primo plenilunio di
primavera. La cosa fu accettata da tutti fino a quando Papa Gregorio
XIII pubblicò la sua bolla papale "Inter gravissimas", nel
1582. Quella bolla buttava alle ortiche il calendario giuliano e
ufficializzava il gregoriano. Cosa che fece incazzare gli ortodossi —
che a dire il vero si incazzavano facilmente appena il papa di Roma
diceva una cosa — che quindi decisero di tenersi il
vecchio calendario. Ecco perché ancora oggi la Pasqua ortodossa è
celebrata 13 giorni dopo quella cattolica, che cade ineluttabilmente
tra il 22 marzo e il 25 aprile.
Queste
cose di Chiesa mi sembrano sempre un po' buffe, mi danno
l'impressione di piccole beghe tra impiegatucci dispettosi. Sta di
fatto che oggi in Italia è Pasqua e questo mi permette di offrirti
la ricetta dell'omelette al cioccolato che ho appena trovato su
internet:
Ingredienti
per 4 persone:
4
uova
1/2 bicchiere di latte
4 cucchiai di zucchero a velo
30 g di cioccolato a pezzi
burro
cacao amaro
1/2 bicchiere di latte
4 cucchiai di zucchero a velo
30 g di cioccolato a pezzi
burro
cacao amaro
Procedimento:
Sbattete
le uova con lo zucchero come per una comune omelette. Aggiungete il
latte e continuate a montare il composto. Unite il cioccolato ridotto
a piccoli pezzi. In un largo padellino mettete una noce di burro e
appena si sarà sciolto versate il composto delle uova. Ripiegate
metà dell'omelette su se stessa e continuate la cottura per pochi
minuti (deve essere cotta ma rimanere morbida). Servite l'omelette
con una bella spolverata di cacao amaro.
Secondo
me è una schifezza, ma se vuoi provarla, fai pure.