Gertrude Stein
Non
mi ricordavo come fosse incominciata la cosa ma poi me ne sono
ricordato. Stavo guardando una partita del campionato inglese. Lo
faccio spesso perché chiunque si interessi un minimo al calcio sa
benissimo che le partite del campionato inglese sono molto più belle
delle partite italiane. Oltretutto quello era un derby, Liverpool /
Everton.
Stavo
guardando la partita quando non so più se dopo un passaggio, una
parata o un tiro in porta il commentatore ha parlato di capolavoro.
Ci
sono due parole che che la stampa sia scritta che televisiva ci
propina ormai senza il minimo ritegno: eroe e capolavoro. Basta che
uno si butti vestito in piscina perché vede una bambina di due anni
che sta affogando e diventa un eroe; basta che uno dia un calcio
giusto a un pallone e ha fatto un capolavoro. Naturalmente sottinteso
dalla parola eroe c'è il fatto che insomma, magari tu non ti saresti
buttato in quella piscina anche se sai nuotare benissimo, però la
cosa non è grave perché per farlo bisogna essere eroi. Sottinteso
invece dalla parola capolavoro c'è il messaggio subliminale che ti
dice che sei uno molto fortunato perché la "tua"
televisione "ti" sta facendo vedere una cosa straordinaria,
anche se poi in realtà quella cosa straordinaria non lo è.
Insomma,
stavo guardando il Liverpool che faceva a pezzi l'Everton quando
quella fesseria del commentatore mi ha fatto pensare a un testo che
mi aveva entusiasmato quando l'avevo letto per la prima volta, più o
meno 45 anni fa, e che ancora oggi mi piace un sacco. È il testo di
una conferenza di Gertrude Stein all'università di Oxford nel 1936.
Si intitola "Cosa sono i capolavori e perché ce ne sono così
pochi."
Più
o meno 45 anni fa un'amica canadese, Barbara, mi regalò il mio primo
libro della Stein, un'antologia pubblicata dalla Penguin con il
titolo "Look at Me Now and Here I Am." Quel libro ce l'ho
ancora e quando mi è venuta in mente la sua conferenza sui
capolavori sono andato a rileggermela, abbandonando vigliaccamente
tanto il Liverpool quanto l'Everton. E poi...
Perché?
Perché mai mi sono messo lì a tradurre quel testo intraducibile?
Perché?
Sarà
che a quel libro, con le sue pagine in gran parte scollate, la
copertina sgualcita e i fogli ingialliti, ormai sono affezionato.
Sarà perché scoprire Gertrude Stein 44 anni fa è stato così
importante che ho finito col dare a mia figlia, come secondo nome,
Gertrude, cosa che non mi perdonerà mai. Sarà perché non credo che
quel testo esista in italiano. Sarà per masochismo. Sarà per amore,
visto che di questi tempi di amore ce n'è poco.
Comunque
sia, l'ho tradotto. Non so se ti piacerà. Non so se ce la farai e
leggerlo. È ovviamente un testo datato, ma lo è come è datato
qualsiasi altro grande testo scritto in un modo ormai datato, che
dice cose ormai datate, ma che continua in qualche strano suo modo a
non essere datato e a non dire cose ormai datate.
Il
pericolo con Gertrude Stein è sempre questo, leggi qualcosa che ha
scritto e cerchi subito di metterti a scrivere come lei anche se sai
che non riuscirai mai a scrivere come lei e che comunque anche se ci
riuscissi non sarebbe interessante.
Quindi
la smetto subito.
Gertrude
Stein
COSA
SONO I CAPOLAVORI E PERCHÉ CE NE SONO COSÌ POCHI
Stavo
quasi per parlare a questa conferenza invece di scrivere e poi
leggere perché tutte le conferenze che ho scritto e letto in America
sono state pubblicate e anche se per voi potrebbero anche essere
lette come se non fossero state pubblicate tuttavia c'è una cosa a
proposito di ciò che è stato scritto e pubblicato che lo rende non
più di proprietà di chi l'ha scritto e quindi non c'è più ragione
per l'autore di leggerlo di quanta ce ne sia per chiunque altro e
quindi non lo fa.
Per
questa ragione stavo per parlarvi ma a dire il vero è impossibile
parlare di capolavori e di cosa siano perché parlare non ha
essenzialmente niente a che vedere con l'atto creativo. Io parlo
molto mi piace parlare e parlo anche più di quanto potrei dire parlo
quasi sempre e molto spesso ascolto anche e come ho detto l'essenza
del genio è la sua capacità di parlare e di ascoltare ascoltare
mentre parla e parlare mentre ascolta ma e questo è molto importante
molto importante per davvero parlare non ha nulla a che vedere con
l'atto creativo. Cosa sono i capolavori e perché ce ne sono così
pochi. Dopotutto si potrebbe dire che ce ne sono molti ma in
qualsiasi proporzione a quello che tutti quelli che fanno qualcosa
hanno fatto ce ne sono molto pochi. Durante tutta l'estate ho
meditato e ho scritto su questo soggetto e la cosa ha finito col
diventare una discussione sulle relazioni tra natura umana e mente
umana e identità. La cosa che uno finisce poco per volta per
scoprire è che uno non ha un'identità voglio dire nel momento in
cui sta facendo una qualsiasi cosa. L'identità è il riconoscimento,
sai chi sei perché tu e altri ricordate qualcosa di te stesso ma
essenzialmente tu non sei quella cosa quando stai facendo una cosa
qualsiasi. Io sono io perché il mio cagnolino mi conosce ma,
parlando di creatività, il cagnolino che sa che tu sei tu e il tuo
riconoscimento del fatto che lui sa, è quello che distrugge l'atto
creativo. È questo che diventa scuola. Picasso una volta ha detto
non m'importa chi mi ha influenzato o mi influenza almeno nella
misura in cui non sono io.
È
molto difficile così difficile che è sempre stato difficile ma è
ancora più difficile adesso conoscere il rapporto tra la natura
umana e la mente umana perché devi sapere qual'è la relazione tra
l'atto di creare e il soggetto che il creatore usa per creare quella
cosa. Si dicono un sacco di sciocchezze a proposito di ogni tipo di
cosa. Dopotutto c'è sempre lo stesso soggetto ci sono le cose che
vedi e ci sono esseri umani e esseri animali e tutti quelli che puoi
immaginare dall'inizio dei tempi sanno praticamente dall'inizio e
fino alla fine tutte queste cose. Dopotutto qualsiasi donna in
qualsiasi villaggio o anche uomo se preferite o perfino bambino
conosce la psicologia umana tanto quanto tutti gli scrittori che
hanno mai vissuto. Dopotutto ci sono cose che sai chiunque a modo suo
le sa tutte e non è questo sapere che fa i capolavori. Per niente
per niente proprio per niente. Chi riconosce i capolavori dice che
questa è la ragione ma non lo è. Non è il modo in cui Amleto
reagisce al fantasma del padre che fa il capolavoro, per Shakespeare
avrebbe potuto reagire in una dozzina di modi diversi e tutti
sarebbero stati altrettanto colpiti dalla psicologia della cosa. Ma
non c'è psicologia in quella cosa, quello probabilmente non è il
modo in cui un qualsiasi giovane reagirebbe davanti al fantasma del
padre e non c'è motivo per cui dovrebbe farlo. Se quello fosse il
modo in cui un giovane potrebbe reagire davanti al fantasma del padre
allora sarebbe una cosa che chiunque in qualsiasi villaggio saprebbe
potrebbero parlarne parlarne per ore ma quello non farebbe un
capolavoro e questo ci porta una volta ancora al soggetto
dell'identità. In qualsiasi momento tu sia tu sei tu senza la
memoria di te stesso perché se ti ricordi te stesso mentre sei tu
allora non lo sei con lo scopo di creare te. Questo è così
importante perché ha molto a che vedere con la questione di uno
scrittore nei confronti dell suo pubblico. Una delle cose che ho
scoperto facendo conferenze è che uno finisce gradualmente per non
ascoltare più ciò che dice finisce col sentire ciò che il pubblico
gli sente dire, questo è il motivo per cui l'oratoria non è
praticamente mai un capolavoro molto raramente e molto raramente una
storia, perché la storia si occupa di persone che sono oratori che
sentono non cosa sono non cosa dicono ma cosa il loro pubblico li
sente dire. È molto interessante che scrivere lettere presenti la
stessa difficoltà, la lettera scrive ciò che l'altra persona dovrà
sentire e quindi non esiste un'entità ci sono due presenti invece di
uno e ancora una volta l'atto creativo collassa. Una volta scrivendo
The Making of Americans ho scritto scrivo per me e per degli
sconosciuti ma quello era solo un formalismo letterario perché se
avessi scritto per me e per degli sconosciuti se l'avessi fatto non
avrei scritto davvero perché a quel punto l'identità avrebbe preso
il posto dell'entità. È estremamente difficile, un'azione è
diretta ed effettiva ma in fondo l'azione è necessaria e tutto ciò
che è necessario ha a che vedere con la natura umana e non con la
mente umana. Quindi un capolavoro essenzialmente non deve essere
necessario, deve essere cioè che è deve esistere ma non deve essere
necessario non è una risposta alla necessità come azione è perché
nel momento in cui è necessario non ha in sé la possibilità di
proseguire.
Per
tornare a ciò che il capolavoro ha come soggetto. Scrivendo di
pittura ho detto che un'immagine esiste per e in se stessa e il
pittore deve usare oggetti paesaggi e persone come un modo il solo
modo in cui è capace di fare esistere il quadro. Quello è il
problema di tutti e particolarmente il problema proprio adesso quando
chiunque scriva o dipinga deve essere anormalmente conscio delle cose
che usa cioè i fatti le persone gli oggetti e i paesaggi e
fondamentalmente nel momento in cui uno è conscio profondamente
conscio di queste cose come soggetto l'interesse per queste cose non
esiste.
È
così chiaro nella difficoltà di scrivere romanzi o poesia oggi. La
tradizione è sempre stata di descrivere più o meno cose che
succedono uno le immagina naturalmente ma poi descrive più o meno le
cose che succedono ma oggi sappiamo sempre tutti cosa succede e
quindi ciò che succede non è molto interessante, lo sai dalla radio
cinema giornali biografie autobiografie finché ciò che succede non
è più eccitante per nessuno, eccita un po' ma non eccita per
davvero. Il pittore non può più dire che ciò che fa è ciò che
vede nel mondo perché non può più guardare il mondo, è stato
troppo fotografato e allora lui deve dire che fa qualcos'altro. In
passato un pittore diceva che dipingeva ciò che vedeva naturalmente
non lo faceva ma comunque poteva dirlo, adesso non vuole dirlo perché
vedere non è interessante. Questo ha qualche rapporto con i
capolavori e col perché ce ne sono così pochi ma non proprio.
Quindi
vedi bene perché parlare non ha niente a che vedere con l'atto
creativo, parlare è nella natura umana così com'è e la natura
umana non ha niente a che vedere con i capolavori. È assai curioso
ma i gialli che si può dire che siano la sola vera forma letteraria
nata ai nostri tempi si sbarazzano della natura umana facendo morire
l'uomo fin dall'inizio l'eroe è morto fin dall'inizio e quindi tu
devi per così dire sbarazzarti dell'evento prima che il libro inizi.
C'è un'altra cosa curiosa nei gialli. Nella vera vita la gente è
più interessata al crimine che alla soluzione, è il crimine che
provoca lo shock l'eccitazione l'orrore ma nella storia è la
soluzione che solleva l'interesse e ciò è abbastanza naturale
perché la necessità per quello che riguarda l'azione è il morto, è
un'altra funzione che ha molto poco a che vedere con la natura umana
che rende la soluzione interessante. E quindi è sempre vero che il
capolavoro non ha niente a che vedere con la natura umana o con
l'identità, ha a che vedere con la mente umana e con l'entità cioè
con una cosa in se stessa e non in relazione. Nel momento in cui è
in relazione è una cosa risaputa e chiunque può sentirla e saperla
e non è un capolavoro. Allo stesso tempo tutti in maniera curiosa
sentono prima o poi la realtà di un capolavoro. La cosa in se stessa
della quale la natura umana è solo un vestito attira l'attenzione.
Ho molto meditato su questo punto. I modi e le abitudini dei tempi
biblici o dei greci o dei cinesi non hanno niente a che vedere con i
nostri oggi ma i capolavori esistono lo stesso e non esistono per la
loro identità, cioè ciò che tutti si ricordavano allora, non
esistono per via della natura umana perché tutti sanno sempre tutto
ciò che c'è da sapere sulla natura umana, esistono perché sono
diventati una cosa che è fine a se stessa e in quel senso è
all'opposto della vita che è relazione e necessità. Questo è ciò
che un capolavoro non è anche se potrebbe facilmente essere ciò di
cui un capolavoro parla. È un'altra delle curiose difficoltà di un
capolavoro cioè incominciare e finire, perché a dire il vero non è
ciò che un capolavoro fa non comincia e finisce se lo facesse
sarebbe per necessità e in relazione e questo è proprio ciò che un
capolavoro non è. Tutti se ne proccupano adesso tutti questo è ciò
che li fa parlare di astrattismo e che li fa preoccupare di
punteggiatura e maiuscole e minuscole e di cos'è una storia. Tutti
se ne preoccupano non perché tutti sanno cosa sia un capolavoro ma
perché alcuni hanno scoperto cosa non è un capolavoro. Persino gli
stessi capolavori sono sempre stati preoccupati dall'inizio e dalla
fine perché quello è essenzialmente ciò che un capolavoro non è.
Eppure dopotutto come soggetti della natura umana i capolavori devono
utilizzare l'inizio e la fine per esistere. E poi comunque sia
chiunque stia cercando di fare una qualsiasi cosa oggi sta
disperatamente non avendo un inizio e una fine anche se in un modo o
nell'altro uno deve finire per fermarsi. Mi fermo.
Non
so se ho chiarito le cose, è chiaro, ma purtroppo ho messo tutto
questo per scritto durante l'estate e nonostante tutto me ne ricordo
adesso e quando uno ricorda non è mai chiaro. È questo che crea la
scrittura secondaria, il ricordare, è molto curioso incominci a
scrivere qualcosa e improvvisamente ti ricordi qualcosa e se continui
a ricordarti quello che scrivi diventa molto confuso. Se non ricordi
mentre scrivi, può sembrare confuso ad altri ma in realtà è chiaro
e prima o poi quella chiarezza sarà chiara, è questo il capolavoro,
ma se ricordi mentre scrivi sembrerà chiaro a tutti nell'immediato
ma la chiarezza se ne andrà è questo ciò che un capolavoro non è.
Tutto
questo sembra terribilmente complicato ma non è complicato per
nulla, è solo ciò che succede. Chiunque tra voi quando scrive cerca
di ricordare cosa sta per scrivere e vede immediatamente quanto ciò
che scrive diventa privo di vita è per questo che la scrittura
descrittiva è così noiosa perché è tutta ricordata, è per questo
che l'illustrazione è così noiosa uno ricorda l'aspetto di qualcuno
e fa assomigliare la sua illustrazione a quell'aspetto. Nel momento
in cui la memoria funziona mentre fai qualcosa questo può risultare
molto popolare ma in realtà è noioso. E questo è ciò che un
capolavoro non è, può essere sgradevole, ma non è mai noioso.
E
quindi allora perché ce ne sono così pochi. Ce ne sono così pochi
perché in genere la gente vive nell'identità e nella memoria
intendo quando pensa. Uno sa di essere perché il suo cagnolino lo
conosce, e quindi non è un'entità ma un'identità. Ed essendo
questo la memoria è necessaria alla sua esistenza e quindi uno non
può creare capolavori. Si è detto dei geni che sono eternamente
giovani. Una volta dissi a cosa serve essere un bambino se poi devi
crescere fino a diventare uomo, il bambino e l'uomo non hanno niente
a che vedere l'uno con l'altro, a parte per ciò che riguarda la
memoria e l'identità, e se hanno qualcosa a che vedere l'uno con
l'altro per ciò che riguarda la memoria e l'identità allora non
creeranno mai un capolavoro. Capisci capisci davvero bene non fa
molta differenza perché dopotutto i capolavori sono quello che sono
e la ragione è che ce ne sono così pochi. Nel momento in cui tu sei
tu perché il tuo cagnolino ti conosce non puoi fare un capolavoro e
questo è chiaro.
Non
è molto complicato non avere un'identità ma è molto complicato
sapere di non avere un'identità. Si potrebbe dire che è impossibile
ma non è impossibile è provato dall'esistenza dei capolavori che
non sono nient'altro che questo. Sono il sapere che non c'è identità
e il produrre mentre non c'è identità.
Questo
è cioè che un capolavoro è.
Quindi
adesso sappiamo cos'è un capolavoro e sappiamo anche perché ce ne
sono così pochi. Hanno tutto contro. Tutto ciò che fa andare avanti
la vita crea identità e tutto ciò che crea identità è
necessariamente una necessità. E i piaceri della vita come le
necessità aiutano la necessità di un'identità. I piaceri che
rassicurano hanno tutti a che vedere con l'identità e i piaceri che
eccitano hanno tutti a che vedere con l'identità e in più ci sono
l'orgoglio e la vanità che giocano con i capolavori come lo fanno
con chiunque e anche loro hanno a che vedere con l'identità, e
quindi naturalmente è naturale che ci sia più identità di quanto
uno non lo pensi più di quanto non pensi a qualsiasi altra cosa che
sa e la cosa peggiore di tutte è che l'unica cosa che uno pensa è
l'identità e pensare è qualcosa che ha così bisogno di essere
memoria e se poi lo è non ha naturalmente niente a che vedere con un
capolavoro.
Ma
un capolavoro di cosa può trattare può soprattutto trattare di
identità e trattandone non può averne alcuna. Stavo pensando a
una cosa qualsiasi e pensando a una cosa qualsiasi ho visto qualcosa.
Vedendo quella cosa la vedremo forse senza che lei si trasformi in
identità, il momento non è un momento e la vista non è la cosa
vista eppure lo è. I momenti non sono importanti perché
naturalmente i capolavori non hanno più tempo di quanto abbiano
identità anche se il tempo come l'identità è ciò che li riguarda
naturalmente è ciò che li riguarda.
Una
volta quando uno ha detto quello che dice è vero o non è vero.
Questo è il problema col tempo. Questo è ciò che rende ciò che
dicono le donne più vero di ciò che dicono gli uomini. Questo è
indubbiamente il problema col tempo e sempre in rapporto ai
capolavori. Una volta ho detto che non c'è niente che mi dia più
fastidio del fatto che una cosa diventa morta una volta che è stata
detta. E se lo fa è perché c'è questo problema col tempo.
Il
tempo è molto importante in rapporto ai capolavori, naturalmente
crea identità il tempo crea identità e l'identità interrompe la
creazione di capolavori. Ma il tempo fa qualcosa di per sé per
interferire con la creazione di capolavori oltre a far parte di ciò
che fa l'identità. Se non continui a ricordare te stesso non hai
identità e se non hai tempo non continui a ricordare te stesso e
mentre ricordi te stesso non crei lo sanno tutti.
Pensa
a come crei se crei non ricordi te stesso mentre crei. Eppure il
tempo e l'identità sono le cose delle quali parli mentre crei solo
che mentre crei loro non esistono. È questa la realtà.
E
tu crei sì se esisti ma tempo e identità non esistono. Viviamo nel
tempo e nell'identità ma così come siamo non conosciamo il tempo e
l'identità lo sanno tutti. È così semplice che lo sanno tutti. Ma
sapere ciò che uno sa è spaventoso vivere ciò che uno vive è
rassicurante e anche se a tutti piace provare spavento ciò che tutti
vogliono è essere rassicurati ed è per questo che i capolavori sono
così pochi non che siano spaventosi in sé stessi naturalmente no
perché se chi ha creato il capolavoro è spaventato allora non
esiste senza memoria del tempo e identità, e nella misura in cui lui
è così è spaventato e nella misura in cui è spaventato il
capolavoro non esiste, sembra così, ma la memoria dello spavento
distrugge il capolavoro. Robinson Crusoe e le orme di Venerdì sono
uno degli esempi perfetti della non esistenza del tempo e
dell'identità che fa un capolavoro. Spero che vediate ciò che dico
ma comunque chiunque conosce Robinson Crusoe e le orme di Venerdì sa
che è vero. Non c'è tempo né identità nel modo in cui è successo
ed ecco perché non c'è spavento.
E
quindi ci sono pochissimi capolavori naturalmente ci sono pochissimi
capolavori perché essere capaci di sapere cosa significa non avere
identità e tempo ma non preoccuparsi di parlare come se ci fossero
perché ciò non interferisce con niente e continuare a essere non
come se non ci fossero tempo e identità ma come se ci fossero ed
esistere contemporaneamente senza tempo e identità è così semplice
che è difficile trovare molti che lo siano. E naturalmente è questo
che un capolavoro è ed ecco perché ce ne sono così pochi e tutti
lo sanno.
A
cosa serve essere un bambino se poi crescerai per essere un uomo. E a
cosa serve non serve a niente dal punto di vista dei capolavori non
serve a niente. Lo sanno tutti.
Non
serve proprio a niente essere un bambino se poi crescerai per essere
un uomo perché poi l'uomo e il bambino puoi stare certo che la cosa
continua e un capolavoro non continua è com'è ma non continua. È
molto interessante che nessuno si accontenti di essere un uomo e un
bambino ma abbia bisogno di essere anche un figlio e un padre e il
fatto che tutti muoiono ha qualcosa a che vedere col tempo ma non ha
niente a che vedere con un capolavoro. La parola puntuale com'è
usata nelle nostre frasi è molto interessante ma uno può chiunque
può vedere che questo non ha niente a che vedere con i capolavori lo
sappiamo tutti. La parola puntuale dice che i capolavori non hanno
niente a che vedere col tempo.
È
molto interessante avere dentro di sé che mai mentre ti conosci ti
conosci senza guardare e sentire e guardare e sentire fanno sì che
che tu sia qualcuno che hai visto. Se hai visto qualcuno lo conosci
per com'è che si tratti di te stesso o di un qualsiasi altro e
quindi l'identità consiste nel riconoscimento e riconoscendo perdi
identità perché dopotutto nessuno sembra quello che sembra, non
sembrano così lo sappiamo tutti di noi stessi e di chiunque altro. E
quindi in qualsiasi modo è un problema e quindi scrivi tutti
scrivono per confermare ciò che uno è e più uno lo fa più più
uno sembra ciò che era e di questo è fatta l'identità anche di più
e quell'identità non è ciò che chiunque può avere come una cosa
da essere ma come una cosa da vedere. E siccome è una cosa da vedere
nessun capolavoro può vedere ciò che può vedere se lo fa è
puntualmente e ssiccome è puntualmente non è un capolavoro.
Ci
sono talmente tante cose da dire. Se non ci fosse l'identità nessuno
potrebbe essere governato ma siamo tutti governati da tutti ed ecco
perché nessuno fa capolavori, e anche perché governare non non ha
niente a che vedere con i capolavori non ha assolutamente niente a
che vedere con l'identità ma non ha niente a che vedere con i
capolavori. Ed è per questo che governare è occupare ma non è
interessante, i governi occupano ma non sono interessanti perché i
capolavori sono esattamente ciò che loro non sono.
C'è
un'altra cosa da dire. Quando scrivi prima che ci sia un pubblico la
cosa scritta è altrettanto importante di qualsiasi altra cosa e tu
ami qualsiasi cosa tu abbia scritto. Quando arriva il pubblico
naturalmente crea qualcosa cioè crea te, e quindi non tutto è così
importante, qualcosa è più importante di qualcos'altro, il che non
era vero quando tu eri tu cioè quando non eri tu così come ti
conosce il tuo cagnolino.
E
quindi eccoci qua e c'è talmente tanto da dire ma comunque non dico
che non ci sia dubbio che i capolavori siano capolavori in quel modo
e ce ne sono molto pochi.