I
giornali di questa mattina parlano della vendita all'asta di una
lettera manoscritta di Albert Einstein per 2 milioni e 892.500
dollari. Lasciamo perdere il fatto che lo stesso documento fosse
stato venduto nove anni fa per 400.000 dollari e che gli esperti gli
avessero recentemente attribuito un valore tra il milione e il
milione e mezzo. Sono solo le solite fesserie da miliardari.
Ciò
che mi interessa è che la lettera è nota come lettera su Dio.
Einstein la scrisse il 3 gennaio del '54 a
Eric Gutkind, filosofo ebreo che aveva lasciato la Germania nel '33.
Due anni prima, Gutkind aveva pubblicato Choose Life: The
Biblical Call to Revolt. Il
libro era stato consigliato a Einstein dal matematico e filosofo
olandese L.E.J. Brouwer.
L'articolo
che ho letto questa mattina mi ha dato voglia di rileggere quel breve
scritto che già conoscevo, ma cercando su internet non
ho trovato nessuna traduzione integrale in italiano. Non
conoscendo il tedesco, sono partito da una traduzione inglese
(macchinosa) e da una francese (assai libera) per farne una italiana.
Ho mantenuto la punteggiatura di Einstein
–
visibile su una foto del manoscritto – e
il suo stile un po' complesso, soprattutto nel primo capoverso.
Inutile
precisare che se te ne propongo la lettura è perché mi trovo
essenzialmente d'accordo sul contenuto.
Princeton,
3 Gennaio 1954
Caro
Signor Gutkind!
Ispirato
dai continui consigli di Brouwer ho letto gran parte del suo libro in
questi ultimi giorni e la ringrazio di avermelo mandato. Ecco le cose
che mi hanno particolarmente colpito. Riguardo al nostro modo di
vedere la vita e la società umana siamo molto simili: un ideale che
va al di là del personale che si batte per la libertà dai desideri
individuali, si batte per fare dell'esistenza qualcosa di più bello
e più ricco, con un'enfasi sul puramente umano, dove le cose
inanimate sono viste solo come mezzi ai quali non si dovrebbe dare un
ruolo dominante. (È in particolare questo modo che ci trova
d'accordo su una vera “attitudine non-americana”)
Detto
questo, se non fosse stato per l'incoraggiamento di Brouwer, non
avrei mai pensato di immergermi nel suo libro, che è scritto in un
linguaggio a me inaccessibile. Per me, la parola Dio non è altro che
l'espressione e il prodotto delle debolezze umane, la Bibbia una
raccolta di leggende onorevoli ma estremamente primitive. Non c'è
interpretazione, per quanto acuta, che possa cambiare le cose (per
me). Queste interpretazioni rarefatte sono per natura estremamente
variegate e non sono quasi mai in relazione con il testo originale.
Per me, l'autentica religione ebraica, come tutte le religioni, è
l'incarnazione di una superstizione primitiva. E il popolo ebreo, del
quale sono felice di fare parte e alla cui mentalità mi sento
ancorato, non ha nessuna dignità diversa da quelle di altri popoli.
Nella mia esperienza, non è nemmeno migliore di altri gruppi umani,
anche se è protetto dai peggiori eccessi da una mancanza di potere.
In altri termini non vedo niente di “eletto” in lui.
In
generale mi addolora che lei reclami una posizione privilegiata e
cerchi di difenderla attraverso due muri d'orgoglio, uno esterno come
essere umano e uno interno come ebreo. Come umano lei reclama almeno
in parte una dispensa dalla casualità generalmente accettata, come
ebreo un privilegio monoteista. Ma una causalità limitata non è più
una causalità, come il nostro meraviglioso Spinoza fu il primo a
riconoscere in maniera incisiva. E l'idea animista di religioni
naturali non è, per principio, resa nulla dal monopolio. Questi muri
ci porteranno solo a un certo auto-imbroglio; ma i nostri sforzi
morali non ne sono rafforzati. Piuttosto il contrario.
Ora
che ho esposto apertamente le nostre differenze intellettuali, per me
resta chiaro che siamo vicini l'uno all'altro nell'essenziale, cioè
nella valutazione del comportamento umano. Ciò che ci separa è solo
patina intellettuale o “razionalizzazione” in linguaggio
freudiano.
Con
i miei ringraziamenti e i miei saluti,
Suo,
Albert
Einstein